“Propongo una riflessione agli infatuati di Silvio Berlusconi in quanto capitano di industria e imprenditore, uno che ha creato un impero capitalistico partendo da zero, ha creato migliaia di posti di lavoro, pagato miliardi di tasse, insomma, uno che non ha senso ricordare per le olgettine, ma che dovrebbe passare alla storia come l’ultimo dei grandi capitalisti liberali, azzoppato dai comunisti e dai magistrati al loro servizio, incoraggiati dalla urlante canea degli invidiosi sociali e dei pretonzoli da centro sociale.
Stronzate. Se fosse stato il liberale difensore del libero mercato che diceva di essere non sarebbe mai entrato in politica. E il suo impero sarebbe rimasto una frazione di quello che è. Avrebbe a malapena raggiunto le dimensioni della piccola realtà (sette miliardi di fatturato) di tal Bernardo Caprotti, che le nerbate in faccia dai comunisti le ha prese per tutta la vita. Questi sono gli imprenditori che dovrebbero passare alla storia. Non uno che fu cooptato nel barnum di nani e ballerine della nuova itaglia di Bettino Craxi la cui difesa è sempre stata – Rubavano tutti, perchè incastrate solo me? -. Più itagliano di così non si potrebbe, e infatti era uno studioso del Risorgimento.
Tutto ciò che sfiora la politica e lo stato si infetta e si corrompe, figuriamoci un imprenditore che ci si immerge fino al collo, per tacere di giornalisti stipendiati da testate che prendono finanziamenti pubblici. Ho superato il liberalismo di Montanelli che ha rappresentato il mio riferimento adolescenziale ma mi rimarrà sempre nel cuore la profonda lezione morale che egli diede rifiutando cortesemente il laticlavio senatoriale offertogli da Presidente Cossiga. Le persone libere ed intellettualmente oneste non possono varcare la soglia delle istituzioni dello stato nè trarre aiuti, sostentamento o sussidi in forza di sue leggi. Piuttosto si fallisce, e Montanelli fallì. Anzi, no.”
Dico semplicemente che fare politica non è la stessa cosa che insegnare in un luogo dove per motivazioni storiche la scuola è monopolio statale, anche quella cosiddetta privata, essendo i programmi di studio imposti dal ministero.
Chiunque vuol campare facendo l’architetto, il geometra, il medico o l’insegnante universitario, non può fare altro che abbozzare alle regole imposte dallo stato. All’interno di chi è costretto ad abbozzare ci sono gli architetti incapaci e quelli capaci, gli insegnanti liberi e i laudatores dello stato. Non mi pare una distorsione cognitiva.
Invece fare il politico è diverso perchè la politica non è una professione, anzi chi vi entra, smette di lavorare o chi la pratica dalla giovinezza non ha mai lavorato.
Chi è uno studioso di qualunque materia e ha la vocazione di insegnarla non ha nulla a che vedere con un politico parassita. Purtroppo deve lavorare in un ambiente interamente regolamentato dai parassiti.
In un ideale comunità libertaria c’è bisogno di bravi professori, come di bravi macchinisti di treno o di bravi autisti di autobus, ma non c’è posto per parassiti della politica.
Il tuo ragionamento, Gargaglione, non fa una grinza. Ho citato Lottieri non perché è un mediocre salariato dello stato (che, come vedi, scrivo con la minuscola), al contrario, sempre letto e con grande profitto. Idem per Antiseri, un pò meno per Infantino, ma è questione di approcci individuali, evidentemente. Solo che, se tu poni correttamente così la questione, allora non devi poi ricadere in quella distorsione cognitiva che si chiama generalizzazione (visto che qui la neghi, ripeto, facendo bene i tuoi conti e ragionamenti).
Esempio di generalizzazione-distorsione cognitiva: “Tutto ciò che sfiora la politica e lo stato si infetta e si corrompe, figuriamoci un imprenditore che ci si immerge fino al collo, per tacere di giornalisti stipendiati da testate che prendono finanziamenti pubblici”. Perché, allora, infettati sono anche i professori liberali e libertari. Non vorrai mica fare del razzismo antropologico su Berlusconi oppure professionale-corporativo, tirando in ballo la sua professione? E poi su Antiseri vorrei richiamarti il suo giudizio sui libertari: costruttivisti alla rovescia, alla fine marxisti mal riusciti. Interessante, no? Ciao e grazie del contributo.
Mah, questo discorso sui professori liberali che insegnano nelle università pubbliche francamente non la capisco. Tenderei a ricordare che esistono anche professori socialisti che insegnano nelle università private e poi si lamentano della “distruzione capitalista della scuola”.
Permettetemi di dire che ci sono fior di professori universitari come Infantino, Colombatto, Bassani, Antiseri, Vitale, Iannello (mi scuso se ne ho dimenticato qualcuno), tra cui inserisco a pieno titolo anche Carlo Lottieri, i quali sono di sopraffino orientamento libertario e che forniscono contributi notevoli in termini di elaborazione del libero pensiero.
Io sono convinto che in un panorama culturalmente devastato come quello dell’università italiana, gente del genere ce la dobbiamo tenere stretta. Docenti che, è vero che percepiscono un salario statale, ma fanno il loro lavoro per diffondere il virus del pensiero libero, critico e antistatalista alle nuove generazioni.
Non è la stessa cosa che entrare in un partito politico o incistarsi in una posizione di sottogoverno succhiando quattrini delle tasse dei contribuenti in cambio, se va bene, di niente. Soprattutto non avevo in mente gente di questo spessore culturale quando ho scritto queste righe.
Grande Mauro come sempre.
Conciso ed efficace nel chiarire che il liberalismo vero può e deve fare a meno dello stato.
Considero Caprotti è un eroe epico dei nostri tempi e il pensierolibero di Indro Montanelli ha ispirato anche i miei primi passi alla ricerca della libertà.
Bè, a parte le cazzate su Craxi, prendo fino in fondo la tua posizione: perché non fai il passaparola al Prof. Lottieri che fa il libertario di professione e poi prende gli schifosi soldi dello stato, come ordinario all’Università di Siena?
Mica solo lui!!!! Pensa che fa anche l’elogio della famiglia.