“Se le recessioni causano danni permanenti, allora cambia l’intero gioco della macroeconomia. Potrebbe voler dire che lo Stato deve progettare un boom per contrastare gli effetti della recessione.” (N. Smith)
Quello che fa di Noah Smith un fornitore di Scorie in grado perfino di superare Paul Krugman è il suo fingere di non essere keynesiano, per poi invariabilmente argomentare in modo keynesiano. Per lo meno Krugman è esplicitamente keynesiano e non cerca di spacciare per altro ciò che sostiene.
Fatta questa premessa, in un suo recente post, Smith pone in dubbio l’esistenza stessa del concetto di ciclo economico, dato che, a suo dire, le conseguenze delle recessioni, soprattutto quando profonde come quella recente, non sono riassorbite autonomamente dal mercato. Ciò renderebbe necessario un approccio più proattivo da parte dei governi.
Non so esattamente in che mondo viva questo signore, ma credo che farebbe bene a riflettere su due circostanze. In primo luogo, su ciò che ha causato la crisi. In altri termini, la crisi non è stata causata dalla recessione, bensì quest’ultima non è altro che la conseguenza della crisi, la quale ha cause a cui le autorità fiscali e monetarie non sono certo estranee.
In secondo luogo, non può certo dirsi che la risposta alla crisi sia stata l’astensione da ulteriore interventismo. Al contrario. Pare, però, che questo sia ritenuto insufficiente da Smith, perché l’economia non ha ancora ripreso il trend di crescita degli anni precedenti la crisi.
Anche su questo punto è bene fare una riflessione. Se la crescita del Pil era drogata e insostenibile negli anni fino al 2007, volere che essa riprenda quel trend di crescita significa voler ripristinare condizioni insostenibili. Che questo porti a una nuova crisi non è difficile da prevedere, ancorché non sia possibile individuarne il timing.
Sono quasi 80 anni che i keynesiani (anche quando non amano definirsi tali) sostengono che governo e banca centrale debbano intervenire a sostegno della domanda, cercando stimolare e mantenere in essere un boom che sarebbe insostenibile in assenza di interventi. Questo avrebbe dovuto eliminare il ciclo, o quanto meno smussarne le oscillazioni.
Invece è successo il contrario. Eppure tocca ancora sentire che “lo Stato deve progettare un boom per contrastare gli effetti della recessione”. Perseveranza ben più che diabolica.
Sembra che questi signori vivano con la testa dentro un sacco.
Un altro di quelli che si permette il lusso di scrivere fesserie.