Il mercato mondiale degli stupefacenti frutta notevolissimi guadagni e ha bisogno di tre componenti,
a) una o più organizzazioni criminali (spesso in sanguinosa competizione tra di esse), le quali provvedono a gestire la filiera dal produttore al consumatore,
b) una clientela numerosa che tiene attiva la domanda di mercato,
c) uno stato che rende illegale questi traffici aumentando il rischio d’impresa spingendo inevitabilmente al rialzo il prezzo del prodotto e i conseguenti guadagni derivanti da tale traffico.
Non manca mai anche un contorno di anime belle (tipicamente neocon e teocon) che, nel nome della difesa dei principi morali, tendono a volere sempre maggiori inasprimenti delle pene, mantenenedo alto il prezzo del prodotto, e sempre maggiori investimenti in uomini e mezzi per il contrasto al fenomeno, espandendo così la spesa pubblica con benefici di acquisizione del consenso da parte dei politici e grande felicità dei fornitori di mezzi e tecnologie allo stato.
La lotta agli stupefacenti rappresenta un vero e proprio settore economico statale se si pensa ai miliardi di dollari spesi per polizia, carceri, giustizia, e tutto l’indotto mostruoso che assorbe e redistribuisce i denari drenati dalla tassazione delle attività economiche private.
Tale giro di quattrini è ordini di grandezza superiore al giro stimato dei proventi del crimine. La lotta agli stupefacenti è un esempio di scuola di economia keynesiana che, ai sensi della teoria economica mainstream, non può e non deve essere limitato.
In poche parole concetti chiarissimi. Complimenti, anche per l’ardire politicamente scorretto di questo sito.
Per non parlare della questione di principio che ognuno è proprietario del proprio corpo e deve poter assumere le sostanze che gli pare.
Prima o poi lo stato vorrà assumere anche il monopolio della distribuzione della droga: in questo caso ben vengano gli spacciatori che, creando concorrenza, faranno abbassare i prezzi…
lo hanno già assunto il monopolio, ma ovviamente a modo loro. Mai detto fascista è stato più onnipresente: tutto in mano allo stato e niente fuori dallo stato. E niente per divertimento, come se ci fosse qualcosa di male nella libertà di godersi il proprio tempo come ci pare e piace, ma solo se stiamo davvero tanto male.
Hanno dichiarato che si coltiverà dentro le caserme militari inutili e ormai da anni vuote da quando hanno tolto la leva obbligatoria: davvero si può pensare che la cannabis sia al sicuro nelle caserme militari? Ma solo io ho ricordo dei mesi di militare in cui in tanti si facevano canne a tutto spiano?
Lo Stato però non sente alcuna ragione, per quanto onesta e saggia sia, Lui vuole proteggere il mercato in mano ai mafiosi suoi complici e decreta che NON DEVE esistere alcun libero mercato, NESSUN’ALTRO deve fare affari che non siano sottoposti alle sue grinfie.
Questo articolo traccia netto il confine tra un sano pragmatismo libertario e un tossico intervento statalista.
Nella sua brevità essenziale, articolo perfetto e inconfutabile! Più lo stato si impegna peggiori sono i risultati!