“Purtroppo in Italia abbiamo perso l’opportunità di realizzare una riforma del sistema bancario tre anni fa. Quando la crisi ha mostrato i suoi primi segnali molti paesi, penso alla Germania, all’Inghilterra e alla Spagna, hanno deciso di cambiare il loro sistema. Non l’hanno fatto né Berlusconi, né Mario Monti né Enrico Letta: io rispetto la loro decisione, ma in un sistema sano e positivo la prima scelta da fare in termini di riforme riguarda le banche… Adesso si dice che il sistema bancario italiano non è solido. Ma questo non è corretto”. (M. Renzi)
Rispondendo a delle domande rivoltegli in merito alla decisione di obbligare per decreto legge le banche popolari con attivi superiori a 8 miliardi a trasformarsi in società per azioni entro 18 mesi, Matteo Renzi ha fatto le affermazioni (sconcertanti) che ho riportato.
Non voglio in questa sede entrare nel merito del provvedimento assunto dal governo (che peraltro suppongo abbia reso felice, tra gli altri, un noto gestore di fondi specializzato in banche amico e sponsor del premier), bensì mettere in evidenza un paio di sfondoni in cui è incorso il presidente del Consiglio.
In primo luogo non è vero che Germania, Inghilterra e Spagna hanno “deciso di cambiare il loro sistema” bancario. Semplicemente hanno usato soldi dei contribuenti per tappare mastodontiche voragini apertesi nei bilanci di parecchie banche quando è scoppiata la crisi, arrivando in diversi casi a vere e proprie nazionalizzazioni. In Spagna sono state fatte aggregazioni tra banche in sostanziale stato di insolvenza, e solo per quel motivo.
Se si considerano le sole iniezioni di denaro (escludendo, quindi, le garanzie), l’Inghilterra ha speso circa 300 miliardi di euro, la Germania 260 miliardi e la Spagna un centinaio, di cui 40 concessi dal Meccanismo europeo di stabilità (ESM). In Italia tra Tremonti bond e Monti bond non si sono raggiunti i 15 miliardi, peraltro ormai quasi interamente rimborsati da chi ne aveva fatto ricorso.
In secondo luogo, è quanto meno bizzarro sostenere che “in un sistema sano e positivo la prima scelta da fare in termini di riforme riguarda le banche”, dato che generalmente è un sistema malato che necessita di cambiamenti. Suona strano che Renzi si affretti ad affermare che “non è corretto” dire che “il sistema bancario italiano non è solido”.
Posto che nessuno che effettivamente si occupi a livello professionale di banche penso possa basare la propria opinione sullo stato di salute della singola banca o del sistema in generale su ciò che dice Renzi (magari accade il contrario), è evidente che in una economia in crisi da almeno sei anni le banche non possono scoppiare di salute. E in effetti i circa 180 miliardi di sofferenze del sistema non sono noccioline.
E’ altrettanto evidente che alcune banche hanno meno problemi di altre, e che tra quelle in condizioni patologiche (in amministrazione straordinaria) vi sono sia società per azioni, sia cooperative (peraltro per lo più BCC, non toccate dal provvedimento).
Ci sono occasioni in cui Renzi afferma cose in tutto o in parte non vere (ad esempio quando sostiene di aver abbassato le tasse), essendo però consapevole di ciò che dice. Questa volta non escludo che abbia parlato di un argomento che in realtà non conosce, facendolo però con la solita sicumera. Magari gli è bastato leggere l’aggettivo “popolare” per ritenere che ci fosse di mezzo la popolarità, che pare essere la sua ragione di vita. Rendendosi, almeno per quanto mi riguarda, piuttosto ridicolo.