“Ma a proposito del debito? L’Europa non tedesca non sta pagando i prezzo della passata irresponsabilità fiscale? In verità, questa storia riguarda solo la Grecia. Ed è sbagliata soprattutto nel caso della Francia, che non sta affatto affrontando una crisi fiscale; la Francia attualmente può indebitarsi a lungo termine a tassi inferiori all’1 per cento, poco oltre la Germania… Ciò che vediamo, allora, è il potere immensamente distruttivo delle cattive idee”. (P. Krugman)
Paul Krugman, spesso citato dai sostenitori delle politiche economiche keynesiane come fonte autorevole, ritiene che le cose in Europa vadano male per colpa della Germania, che non adotta una politica fiscale espansiva e, soprattutto, pone limiti agli altri Paesi dell’Area euro. Quanto alla irresponsabilità fiscale, a parte la Grecia tutti gli altri non avrebbero colpe. In particolare la Francia, che “attualmente può indebitarsi a lungo termine a tassi inferiori all’1 per cento, poco oltre la Germania”.
L’idea che un basso costo al quale uno Stato (ma il ragionamento vale, seppur in modo non uniforme, anche per i privati) riesce a indebitarsi sia un indicatore della sua “responsabilità” fiscale avrebbe senso in un contesto di libero mercato non distorto da politiche monetarie espansive. E’, invece, del tutto fuorviante nel contesto attuale, pesantemente influenzato da politiche monetarie espansive e dall’attesa, soprattutto nell’Area euro, che nei prossimi mesi la BCE aumenterà il suo “sforzo” per “combattere lo spettro della deflazione”, tanto per usare i mantra ricorrenti di questi tempi.
La Francia dal 2008 a oggi ha aumentato il proprio debito pubblico di circa 30 punti di Pil, e continua ad accumulare deficit oltre il 4 per cento del Pil a fronte di una crescita di quest’ultimo sostanzialmente piatta. Negli stessi Stati Uniti, dove pure i keynesiani insistono col dire che gli stimoli fiscali e monetari hanno funzionato, l’ipotesi di una rimozione, sia pur graduale, degli stimoli monetari genera periodicamente volatilità sui mercati finanziari e ha finora indotto la Fed a emanare “rassicurazioni” sul fatto che agirà senza fretta.
Le banche centrali hanno favorito l’espansione globale del debito e hanno reso il sistema economico globale totalmente dipendente da tassi di interesse bassissimi. Con ogni probabilità sperano, con lunghi anni di repressione finanziaria, di ridurre il costo reale del debito. A farne le spese saranno soprattutto i pensionati di domani, oggi generalmente inconsapevoli degli effetti di lungo periodo di tassi tenuti artificialmente bassi. Tutto molto keynesiano. Questo è il vero potere distruttivo delle cattive idee.
Come direbbe un noto saggio libertario : ” hasta la miseria, siempre”.