Apprendo dall’ANSA che in occasione della riunione del Consiglio direttivo della BCE dello scorso2 ottobre, che si è tenuto a Napoli, una “vasta rete di movimenti” ha organizzato un “contro vertice”. Nel volantino con cui viene reso noto questo contro vertice, si legge, tra l’altro: “Perché avere una Banca centrale europea ed usarla per rifinanziare un sistema bancario responsabile della stessa crisi invece che adottare politiche di redistribuzione e di nuovo welfare, è una ulteriore causa di impoverimento e continuazione dello stato di crisi.”
E’ un vero peccato, credo, che la maggior parte delle critiche mosse alle banche centrali sia animata da auspici che, se concretizzati, non renderebbero certo migliori le cose per il sistema economico in generale.
Il sistema bancario è considerato responsabile di non dare soldi a tutti quanti, prescindendo dal merito di credito, mentre le banche centrali sono a loro volta criticate non perché gestiscono il monopolio dell’emissione della moneta e governano il cartello delle banche di cui sono supervisori, bensì perché non distribuiscono il denaro creato dal nulla nella maniera gradita ai contestatori.
Il fatto è che ogni redistribuzione comporta la violazione della proprietà di qualcuno. E’ molto diffusa la convinzione che la redistribuzione sia giusta se operata prelevando da chi ha di più per dare a chi ha di meno (e la cosa non stupisce: è un concetto inculcato negli individui fin da quando sono piccoli e sancito perfino dalla Costituzione), ma se chi ha di più non ha rubato, la redistribuzione rappresenta un furto a suo danno.
La politica monetaria, come ogni altro interventismo, genera sempre un effetto redistributivo. Non credo che sia modificando la redistribuzione che si possa rendere giusto il sistema, bensì eliminandola.
Chi crede che il futuro possa essere migliore con una diversa redistribuzione e con altro welfare state non fa altro che condannare un ladro non già perché ruba, ma solo perché non ruba a chi pare a lui e, soprattutto, non gli regala una parte della refurtiva.