“Sono assolutamente contrario al prelievo indiscriminato sulle pensioni per
cifre non meglio precisate, per il solo fatto che sono state definite con
il sistema retributivo. C’è il rischio che così si vadano a colpire le
pensioni medie. La soglia delle ‘pensioni d’oro’ potrebbe essere quella
individuata dal governo Letta: 90.000 euro lordi. Superata tale soglia si
può intervenire con un prelievo sulla parte eccedente, a condizione che le
risorse risparmiate vadano o a migliorare le pensioni più basse o a
risolvere il problema dei cosiddetti esodati”. (C. Damiano)
Cesare Damiano (Pd), presidente della commissione Lavoro alla Camera e in
passato ministro del Lavoro, è tra coloro nel Pd che più contrastano
l’operato del governo in tema di riduzione della spesa. In particolare,
Damiano, da buon ex sindacalista, è contrario a ogni ipotesi di revisione
delle pensioni, oltre ovviamente a contrastare riforme del mercato del
lavoro che consentano di dare prospettive migliori a chi oggi non ha un
posto fisso e blindato.
Sul tema delle pensioni, una delle ipotesi di cui si sente parlare sarebbe
quella di effettuare un ricalcolo in base al sistema contributivo per i
pensionati che percepiscono (e sono praticamente tutti, allo stato attuale)
assegni calcolati in base al sistema retributivo. Se questa proposta ha un
difetto, è che il governo penserebbe a fare questo ricalcolo partendo solo
da coloro che percepiscono assegni attorno ai 3.500 euro mensili.
Personalmente credo che parlare di diritti acquisiti, come fanno in tanti
(non solo nel Pd) parlando di pensioni, sia insostenibile. Se un assegno
pensionistico non è coperto dai contributi versati (finanziariamente
rivalutati), la parte non coperta equivale a un pasto gratis per chi lo
percepisce, pagato però da tutti coloro che versano contributi.
Da questo punto di vista io metterei in discussione perfino le cosiddette
pensioni sociali, figuriamoci il resto. Il tema, quindi, non dovrebbe
essere posto in termini di livello attuale della pensione percepita, bensì,
a prescindere da tale livello, dal fatto che esista o meno un gap tra
sistema retributivo e contributivo (l’ideale sarebbe in realtà un sistema
individuale a capitalizzazione, ma già passare dal retributivo al
contributivo per tutti sarebbe un passo avanti).
Per intenderci, se una persona percepisce 10.000 euro al mese di pensione e
tale assegno è finanziariamente sostenibile in base ai contributi versati
dal percettore, non andrebbe effettuata alcuna decurtazione. Viceversa, se
una persona percepisce 1.000 euro, 500 dei quali non coperti, la sua
pensione andrebbe ridotta di 500 euro.
Se si politicamente si decide di effettuare il ricalcolo da una certa
soglia in su, si abbia almeno la decenza di specificare che si tratta non
già di un’operazione all’insegna dell’equità, bensì l’ennesima manovra
redistributiva. A maggior ragione se la eventuale minore spesa dovesse
essere utilizzata per alimentare altre voci di spesa.
Spero che si arrivi al caos in stile film post-atomico,da poter mettere taglie -only dead- su questi elementi.