Il mio amico Alberto Guidorzi scrive queste sagge domande-affermazioni. Ma non ha vergogna Caremolla a scrivere fandonie di tal fatta? L’agricoltura biologica E’ il NULLA, non va oltre il 2% della superficie coltivata e vogliono contare? Ma dove siamo! Ma vi è di più, alle cifre bisogna dare un significato, lui cita 43.000 aziende bio su un milione di ettari, ma non si rende conto che così facendo esprime tutta la falsità del loro essere realtà?
Basta dividere un milione per 50,000 aziende che salta fuori subito che l’azienda media biologica è di 20 ettari, vale dire tre volte più ampia della superficie media aziendale italiana. Può essere credibile che le aziende condotte biologicamente sono le più grandi e non le più piccole, che, invece, avrebbero bisogno di dare plus valore alle loro scarse produzioni?
Dove sta l’inghippo? sta nel fatto che il 70% delle superfici a conduzione biologica sono dei prati pascoli o oliveti abbandonati, cioè terre improduttive dichiarate tali solo per percepire un ulteriore contributo pubblico.
Perché non dice che i germogli biologici in Germania nel 2011 han provocato 50 morti e quasi 3000 invalidi per deficiebze renali? il tutto per la fisima di non sterilizzare i semi con acqua clorata? Tra l’altro i semi erano importati, anzi l’importazione da paesi extra UE è la fonte di truffe tra le più frequenti. Gli avvelenamenti da agricoltura biologica sono all’ordine del giorno, se vuole gliene faccio un elenco.
Perché non dice che loro si rifiutano di certificare la qualità di un prodotto alimentare, ma ne certificano solo l’itinerario tecnico seguito per arrivare alla produzione. Perchè non certificano che il cibo biologico è esente da micotossine, per quello che il consumatore paga ne avrebbe ben diritto di pretenderlo?
Ma non si vergogna a sostenere una filiera di distribuzione del biologico che fa pagare dei prodotti senza nessun valore aggiunto obiettivo il 53% medio in più del prodotto convenzionale?
Non si vergogna del conflitto d’interesse che è insito negli enti di certificazione biologica? Essi vivono se certificano, ed io devo credere che sono tanto ligi al dovere che non chiudono un occhio di fronte ad una deviazione dall’itinerario del coltivare biologico”.
Non si rende conto che se il coltivare biologico salisse al 20% nessuna forma di agricoltura sarebbe possibile per distruzione totale delle produzioni da parte dei parassiti?
Perché si rifiutano di obbligare i loro soci a tenere la stalla per prodursi aziendalmente il letame, invece di andarlo a comprare ovunque e apportando nei loro terreni i rifiuti più tossici?
Non ha mai letto gli studi di Baert et al del 2006 e di Piemontese et al del 2005, dove si è riscontrato che nei succhi biologici di arancia o di mela i residui di micotossine, in particolare la patulina (neurotossica ), sono molto più elevati?
Se vuole che continui deve solo dirmelo, perché ne ho ancora da rinfacciargli.
Ma se i fatti sono diversi dalle posizioni ufficiali del “partito” o del “partito preso”, peggio per i fatti. Peccato che l’antiscientifico sia mio omonimo.
ma lei crede davvero nelle boiate che scrive
Fatti, teorie e scienza lo dicono, non l’autore del pezzo.
IL progresso è incoercibile.
Non se ne può e non se ne deve fare a meno.
Le condizioni di vita cambiano, e le necessità idem.
Chi vuole produrre Bio lo faccia pure.
Ma non impedisca ad altri di fare diversamente e usare sistemi derivanti dal progresso delle scienze.
Fidenato ha ragione in pieno.
I suoi contestatori conducono semplicemente una battaglia ideologica di retroguardia in malafede.
Non hanno futuro, se non per nicchie sempre ridottissime ed anacronistiche.
“Sistemi derivanti dal progresso delle scienze”… magari OGM… evvè?
Questo post mi è piaciuto.
Ma le faccio presente che tante persone come me che credono nell’agricoltura tradizionale…estensiva e non intensiva…nelle varietà antiche ecc…sono perfettamente daccordo con lei.
la certificazione BIO è come la certificazione TUV o ISO9000 o altre certificazioni. Tu paghi per certificarti…mica son scemi a non certificarti.
Noi piccoli “agricoltori” non professionisti mica ci andiamo a certificare BIO. E la certificazione BIO per chi come me vive in campagna non ha nessun valore aggiunto. le verdure buone non sono quelle BIO dei supermercati…sono le nostre.
Complimenti Fidenato. Lei e il Movimento libertario siete un esempio.
grazie Giorgio della segnalazione e dello splendido lavoro che fai.