Ricordate i titoloni a 6 colonne quando Dolce & Gabbana finirono alla gogna come evasori fiscali? Provate a verificare se anche oggi, i giornali riportano la notizia con la stessa evidenza, dato che è stata chiesta per loro l’assoluzione.
Il sostituto pg di Milano, Gaetano Santamaria, ha chiesto l’assoluzione per gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana, condannati in primo grado a un anno e 8 mesi per una presunta evasione fiscale. La richiesta è arrivata ‘a sorpresa’ nel processo d’appello.
Nel corso della sua requisitoria nel processo d’appello il sostituto Pg di Milano, Gaetano Santamaria, prima di chiedere l’assoluzione per gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana e per altre quattro persone accusate di evasione fiscale, ha in sostanza difeso l’operato dei due fondatori della multinazionale della moda D&G, parlando di una ”impresa moderna”. Secondo il sostituto Pg, Dolce e Gabbana hanno ”pagato le tasse” e la creazione di una società in Lussemburgo è stata ”un’operazione lecita”. La requisitoria del sostituto pg Santamaria è stata una sorta di difesa a ‘spada tratta’ dell’ operato dei due fondatori del marchio D&G, sia dal punto di vista del diritto per chiarire che l’operazione di creare una società in Lussemburgo per tutelare i marchi del gruppo era ”perfettamente lecita”, sia per riconoscere che il gruppo della moda ha agito come ”si conviene ad una impresa moderna”. Con l’operazione della creazione della società ‘Gado’ in Lussemburgo, ha spiegato il pg, Dolce e Gabbana ”invece di pagare le tasse in Italia hanno pagato solo il 4% sulle royalties in Lussemburgo”. Certo, ha aggiunto il magistrato, ”come cittadino contribuente italiano posso indispettirmi e magari sono contento che la Finanza accenda un faro e allora posso anche aspettarmi l’intervento su Marchionne e sulla Fiat quando trasferiranno la sede legale in Olanda”. Tuttavia, ha spiegato ancora il pg, ”come operatore del diritto devo dire che sono operazioni legittime, che la cessione dei marchi rientra nelle libere scelte imprenditoriali e va tutelata con il principio sacrosanto della libera circolazione dei capitali nel mercato”. Con quell’operazione, secondo il pg, ”Dolce e Gabbana hanno pensato in grande come un grande gruppo in espansione nel mondo, pensavano alla quotazione in Borsa per porsi alla pari degli altri grandi gruppi nel settore e sono andati in Lussemburgo perché là c’è un regime fiscale capace di attrarre capitali e attirare investitori internazionali”. Se poi è vero che ”Gado ha pagato solo il 4% di imposte sulle royalties in Lussemburgo, poi è anche vero che i dividendi sono stati tassati in Italia e il prelievo complessivo è arrivato quindi al 32% e non è vero, dunque, che non hanno pagato le tasse in Italia”. Il magistrato, inoltre, ha ricordato che gli stilisti hanno già versato 40 milioni di euro nell’ambito del contenzioso fiscale ”e pagheranno quello che pagheranno, ma il processo tributario è diverso da quello penale e in questo processo non ci sono prove di illeciti penali”. Una parte delle imputazioni poi, ha concluso, ossia quelle relative all’anno 2004 ”sono prescritte e restano in piedi quelle per il 2005, da cui comunque gli imputati vanno assolti perché il fatto non sussiste”.
Gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana sono ”impegnati tra stoffe, modelli, modelle, ricevimenti, sono dei creativi e non me li immagino a gestire schemi di abbattimento fiscale”. Lo ha spiegato il sostituto pg di Milano Gaetano Santamaria, prima di chiedere l’assoluzione per i due fondatori della multinazionale e per altre quattro persone, tutte accusate di evasione fiscale per la presunta ‘estero-vestizione’ di una società in Lussemburgo. Società, la ‘Gado srl’, che secondo il pg invece ”operava effettivamente”.
Intanto, il Fango sui due stilisti è stato gettato, ma soprattutto l’opera di lobotomizzazione del popolino invidioso ha fatto la sua parte
c’è anche un’altra persona da ricordare, di recente liberata dopo lunga prigionia seguita a pretestuoso processo per evasione fiscale, Yulia Tymoshenko.
A mio parere oltre all’invidia c’è dell’altro nel popolino.
Di solito l’invidia si può provare nei confronti di chi ha più o meno le nostre stesse capacità ma si trova in una situazione migliore della nostra, per cui crediamo che quella persona non meriti si stare meglio di noi o noi peggio di lui.
Invece uno che, ad esempio, è ricco perchè è bravo e competente in genere non suscita invidia, semmai ammirazione (ammirazione e invidia si escludono a vicenda).
Discutendo con la gente ho notato in maniera inequivocabile che quelli più aggressivi nei confronti degli evasori sono i dipendenti pubblici: la maggior parte di loro (non tutti naturalmente) ha bisogno di giustificare di fronte agli altri e forse anche a se stessi il fatto che vengono mantenuti a spese della collettività, attraverso le tasse.
Per questo continuano a blaterare che loro sono gli unici a pagare le tasse, mentre sono gli unici a non pagarle, perchè si tratta di una farsa.
E’ anche inutile cercare di spiegarglielo perchè faranno sempre finta di non capire…
Quindi oltre all’invidia io ci metterei anche la coscienza sporca.