Che in un sol colpo siano stati sfatati due “miti”, quello dell’oggetto-libro quale prodotto di media consistenza (poco o per nulla tascabile) e un prezzo minimo oscillante tra gli 8/10 e i 15 euro, e quello di Massimo Cacciari come una delle poche personalità di intelligenza e visione strategica nella sinistra italiana dell’ultimo ventennio? Al momento non saprei cosa mi abbia più colpito incrociando casualmente, in un giorno qualunque, “Il politico della domenica – Ascesa e declino di Massimo Cacciari” di Raffaele Liucci: 48 pagine edite da Stampa Alternativa di Viterbo e in vendita – udite udite – al prezzo di 1 euro.
Grande quanto un libriccino di preghiere, sobrio ma al contempo dotato di una sua eleganza, semplice ma di quella semplicità che sboccia da una sofisticata premeditazione, questo è un prodotto sapiente perché con il suo understatement ha la potenzialità di portarsi in mille direzioni, suscitare curiosità, farsi conoscere. Non impegna, non pesa e non costa come un (‘vero’) libro; in compenso il suo è, almeno nella fattispecie, un contenuto proposto in modo leggero ma con intento serio. Vi si narra la storia di un re-filosofo che ha regnato in una città da sogno (sindaco di Venezia, dal 1993 al 2010) ottenendo risultati di prim’ordine (“Venezia non è più una città in declino, ma una città morta, spogliata da un turismo rapace e distruttivo, simboleggiato dalle gigantesche navi da crociera che solcano il delicatissimo canale della Giudecca e proseguono il loro viaggio costeggiando Piazza San Marco e rilasciando nell’aria l’equivalente di 14.000 veicoli al giorno”); uno che, agli occhi dei profani (tra i quali avrebbe dovuto, almeno prima di leggere il pamphlet, iscriversi d’ufficio il sottoscritto) gode a tutt’oggi di quella “vaga rispettabilità” oramai negata ai Veltroni, ai D’Alema, ai Rutelli, ai Bersani, ai Bertinotti (definiti – senza merito, essendo verità conclamata – “personaggi catastrofici, responsabili della più disastrosa sconfitta della sinistra italiana dai tempi del fascismo”) anche se “il suo curriculum politico è una lista ininterrotta di fiaschi” e la sua fama pari almeno a quella di Scalfari (“ogni volta che appoggia una causa, un partito o un candidato, li condanna a una rovinosa sconfitta”). E se – aggiungo io – Venezia non ha saputo giovarsi della sua sinecura, in compenso nelle sue recenti apparizioni televisive il filosofo-che-fu-re si è mostrato nervoso, impaziente, a tratti insofferente e come sfibrato: forse perché il potere logora chi non ce l’ha (più)? O forse perché da “tuttologo sfibrante” ora vive la stagione del proprio contrappasso?
Se volete sfruculiare il personaggio, tentare di saperne di più, potrete imboccare due strade: masticare lungamente uno dei suoi libri (che del resto troverete “indecifrabili” poiché scritti in lingua “filosofese”) o, in alternativa, assumere – anche tutta d’un fiato – questa chicca di Stampa Alternativa. Non vi posso giurare che sia frutto d’un lavoro spassionato ed obiettivo ma quanto meno si consuma senza sforzo, la dose è minima e la digestione sarà rapida. Unico inconveniente: se la vostra libreria è carica di libri-volumi, ricordate che “Il politico della domenica” non accetterà mai di finire schiacciato tra le loro copertine… Con quell’aria di sufficienza che fa sempre rango – per quanto non sia più re – brontolerà fino a sfinirvi, se non gli darete la dovuta evidenza.
Non si può negare che sia un personaggio di moda.
Sopravvalutato per ragioni ideologiche.