In Anti & Politica, Economia

articolo18DI MATTEO CORSINI

“Se l’opinione di Matteo Renzi è quella di rendere liberi i licenziamenti per far crescere l’occupazione, cancellando l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, si tratta di un’idea vecchia di 10 anni e che non può funzionare… Abbiamo contrastato questa proposta al tempo del Governo Berlusconi e continueremo a farlo. Anche all’epoca di Mario Monti abbiamo combattuto la stessa battaglia giungendo a un compromesso che ha adottato la soluzione “tedesca”: la possibilità, da parte del giudice, di reintegrare o risarcire il lavoratore in caso di licenziamento senza giusta causa. Abbiamo in tempi non sospetti messo in luce la contraddizione esistente nella proposta di Ichino, passato oggi a Scelta Civica, di introdurre per i neo assunti un contratto a tempo indeterminato con possibilità di licenziamento. La domanda è sempre la stessa: ‘come può definirsi a tempo indeterminato un contratto che non prevede il reintegro nel posto di lavoro?’. Basterebbe chiamarlo con il suo nome, cioè contratto a termine”. (C. Damiano)

Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro della Camera in quota PD, commenta le proposte del neo segretario del suo partito come se si trattasse di quelle avanzate da un avversario, non a caso ricordando che idee del genere furono contrastate anche all’epoca del governo Berlusconi. Che sia segno di democrazia interna al democraticissimo partito democratico (alcuni ex comunisti come Damiano potrebbero temere che stia diventando democristianissimo) oppure l’effetto di una sconfitta del proprio candidato alle primarie (Cuperlo) non ancora digerita, poco importa. Per Damiano lo statuto dei lavoratori andava bene prima della riforma Fornero e può andar bene il compromesso che lascia al giudice stabilire sull’eventuale reintegro nei licenziamenti senza giusta causa, eventualità quasi certa se si considera la giurisprudenza italiana in materia di rapporti di lavoro.

La sua è ovviamente un’opinione legittima, ancorché io la ritenga non condivisibile. Ciò che mi pare incongruente con la verità è stabilire che “contratto a tempo indeterminato con possibilità di licenziamento” equivalga a dire “contratto a termine”. Come sa chiunque abbia firmato o anche solo letto qualche contratto, quando la scadenza è indeterminata è solitamente prevista la possibilità per le parti di terminare il contratto a determinate condizioni (per esempio, dando disdetta con un certo preavviso). Nel caso del contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato solo il lavoratore può porre fine al contratto dando preavviso al datore di lavoro, mentre quest’ultimo, in vigenza dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, può cessare il contratto solo per giusta causa (mi perdonino i giuristi se semplifico un po’). La conseguenza di tale legislazione è quella di rendere il contratto a vita per il datore di lavoro, salvo recesso della controparte. Introdurre la possibilità di licenziamento (con indennizzo economico laddove non sussista la giusta causa, come avviene quasi dappertutto in giro per il mondo) nei contratti a tempo indeterminato non equivale a rendere tali contratti a termine. Se la lingua italiana non è cambiata, un contratto è a termine se ha una scadenza predeterminata. Se tale scadenza non c’è, allora il contratto è a tempo indeterminato. Rendere possibile il licenziamento significa semplicemente concedere al datore di lavoro la stessa facoltà oggi riconosciuta solo al lavoratore.

Tenendo peraltro sempre presente che il licenziamento darebbe luogo a un indennizzo, laddove non vi fosse giusta causa. Si tratterebbe solo di avvicinare l’Italia ad altri Paesi tutt’altro che incivili. Se la proposta ha un limite, è quello di introdurre questa forma contrattuale per le nuove assunzioni, lasciando inalterata la disciplina dei contratti in essere. Posto che a mio parere l’ideale sarebbe lasciare totale libertà alle parti di decidere come regolare i propri rapporti di lavoro, mi sembra che passare a un tempo indeterminato con possibilità di licenziamento sarebbe un miglioramento rispetto alla situazione attuale, che credo sia insoddisfacente sia per le imprese, sia per i giovani lavoratori. Ma Damiano e il sindacato da cui proviene (CGIL) evidentemente la pensano diversamente, credendo che si possa avere la botte piena e la moglie ubriaca e finendo per non avere nessuna delle due. Con buona pace dei giovani che, senza pudore, sostengono di voler tutelare.

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Showing 2 comments
  • Albert Nextein

    Ho letto sul 24ore le soluzioni di un certo Serra, finanziare italiano trasferitosi armi e bagagli a Londra, amico di Renzi , per salvare in fretta l’italia.
    Quando ho letto che tra le proposte c’è l’abolizione del contante ho realizzato immediatamente che non c’è futuro in italia.
    Con un consigliere del genere Renzi può fare solo danni.

    Questi hanno preso le lauree coi punti della Coop o dell’Esselunga.
    Di scuola austriaca neppure l’ombra.

  • eridanio

    Contratto quella cosa li? Ma come si fa a chiamarla ancora contratto!
    La negazione del diritto. Un aborto giuridico.
    E’ una presa per i fondelli.
    L’impresa è oggi soggetta ad estorsione contributiva e fiscale e gli estorsori sono noti.
    Sono tutti accordi presi da persone diverse dalle parti in causa, atti ad essere somministrati in via generale, senza appello, dietro sanzioni specifiche in caso di ribellione ed inerzia nel sottomettersi.

    Come nei gulag l’unica soluzione è scomparire dal gioco autoeliminandosi.

    Oppure…

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