“La Puglia vorrebbe scuotere l’albero della pigrizia che è piantato a Palazzo Chigi; vorrebbe un’altra classe dirigente capace di fare politiche industriali, capace di immaginare che l’Italia non può rimanere l’ultimo luogo di Europa che non si pone il problema del reddito per chi non ha reddito”. (N. Vendola)
Se uno parla come Nichi Vendola riscuote un grande successo, soprattutto in certi studi televisivi; spesso anche i suoi avversari politici non hanno il coraggio di contraddirlo, temendo di passare per cinici e cattivi. Eppure quello che Vendola (e tanti come lui) sostiene è eticamente discutibile ed economicamente foriero di disastri per le finanze pubbliche, che in Italia già oggi non sono proprio ben messe. Eticamente è discutibile come lo è, a mio parere, ogni aspetto del welfare state, che non può esistere senza basarsi sul principio della redistribuzione del reddito, ossia sulla predazione statale a danno di qualcuno per trasferire denaro ad altri.
Quanto all’aspetto economico, tutti sanno (dovrebbero sapere) che in Italia l’unica via percorribile per aumentare la spesa “sociale” consiste nel tagliare altre voci di spesa. Eppure è raro, per non dire inedito, sentire qualcuno proporre un aumento di spesa finanziato da tagli ad altre spese. Molto meglio non fare alcun accenno alle fonti di finanziamento e, nel caso qualcuno ponesse la domanda: “dove si trovano i soldi?”, sbottare con tono indignato: “si tassino i ricchi”. Come se i redditi dei “ricchi” fossero un pozzo senza fondo dal quale attingere a piacere. Purtroppo per i Vendola di questo mondo, il loro atteggiamento non fa venire meno una verità lucidamente messa in luce da Mises in Human Action: “Le aliquote fiscali elevate sui redditi alti sono molto popolari tra gli interventisti dilettanti e i demagoghi, ma assicurano solo un modesto gettito supplementare. Giorno dopo giorno diventa ovvio che consistenti incrementi di spesa pubblica non possono essere finanziati a spese dei ricchi, bensì dalle masse.
La politica fiscale tradizionale dell’era dell’interventismo, i suoi gloriosi strumenti della tassazione progressiva e della spesa pubblica eccessiva sono stati portati al punto in cui la loro assurdità non può più essere nascosta.” Parole che ben si adattano al caso di Vendola, che peraltro è un interventista professionista, non dilettante. Peggio di così…
Ogni volta che sento le stupidaggini di questi criminali comunisti aumenta la mia voglia di evadere
Il problema è che lui non ignora noi.
Vendola va ignorato.