“Le coperture per la cancellazione della seconda rata Imu saranno a carico del sistema bancario: un terzo viene coperta dagli anticipi sulle imposizioni del risparmio amministrato e due terzi da anticipi Ires e Irap che sono anticipi a fronte di un aumento delle aliquote del 2014. Si tratta di una tantum”. (F. Saccomanni)
Con queste parole, il ministro dell’Economia ha comunicato come è stata trovata la copertura per l’abolizione della seconda rata dell’Imu sulle abitazioni principali considerate non di lusso. Un’imposta che esce dalla porta del 2013 e rientra prontamente nel 2014 incorporata nella neonata IUC. A me pare evidente che siamo di fronte a un mix tra il gioco delle tre carte e la catena di Sant’Antonio (o schema Ponzi che dir si voglia). Per coprire il mancato gettito Imu, il governo ha ben pensato di portare al 130% l’acconto IRES e IRAP per banche e assicurazioni, oltre a imporre agli stessi intermediari di anticipare il 100% dell’imposta di bollo sui prodotti finanziari che, da sostituti di imposta, dovranno prelevare dai clienti nel 2014. Tutto questo, peraltro, non esenta completamente i proprietari di prime case dall’Imu, laddove i comuni di residenza avessero aumentato le aliquote e la compensazione inviata dallo Stato (ossia sempre dal contribuente) non fosse sufficiente a compensare il mancato gettito previsto. In pratica il governo ha usato con le banche il bastone e la carota, a suo dire.
La carota consisterebbe nella rivalutazione delle quote di capitale della Banca d’Italia possedute dalle banche e nel miglioramento del trattamento fiscale delle perdite su crediti. Due questioni che non farebbero altro che iniziare ad allineare le norme italiane a quelle del resto d’Europa, ma per le quali il governo ha sentito l’esigenza di pretendere un balzello dagli intermediari. Va da sé che la liquidità che le banche verseranno allo Stato non potrà essere usata per altri impieghi. Ma il punto su cui vorrei soffermarmi è quello relativo al principio della catena di Sant’Antonio che già era presente nel sistema fiscale italiano e viene ora ulteriormente enfatizzato.
Già tutti i contribuenti tenuti all’autodichiarazione erano obbligati ad anticipare a novembre il 98% delle imposte si redditi che (in teoria) avrebbero realizzato l’anno successivo, rendendo, di fatto, il fisco italiano un sistema in cui prima paghi poi realizzi (forse) i redditi su cui dovresti pagare. Adesso si prevede “una tantum” un aumento degli anticipi a carico di banche e assicurazioni. Ovviamente il governo è andato a colpo sicuro, parafrasando in via fiscale il motto tremontiano per cui “se vuoi prenderti un applauso parla male delle banche”. Il problema è che, a partire dal 2014, o questi anticipi saranno resi strutturali (e allora sarebbe una sonora balla quella dell’“una tantum”), oppure andranno sostituiti da altro gettito, dato che sarebbe illusorio sperare in tagli di spesa. E altro gettito può significare solo maggiori aliquote e/o nuove imposte. Ci saranno entrambe, con buona pace del governo che, per bocca del presidente del consiglio e dei suoi ministri, sta mentendo da mesi raccontando agli italiani che le tasse verranno ridotte. Nulla di nuovo, direi.
Io semplifico.
Prescindo da tutto, e non pago.
Neppure le imposte sul reddito.
Zero.
Pago coloro che lavorano per me.
Essi hanno la precedenza.
I parassiti attendono.
Attendono a lungo.