“La ripresa delle vendite di partecipazioni azionarie e di beni immobili dello Stato e di Enti locali pare certa. Per evitare di farlo per dogmi liberisti, consideriamo le finalità e le strategie anche per il ruolo della Cassa Depositi e Prestiti. La stessa è un’azienda privata di mercato pur essendo posseduta dallo Stato all’80% e perciò è sbagliato dire che cessioni di partecipazioni alla Cdp non sono privatizzazioni o addirittura dire che sono mere partite di giro a carico del contribuente. Lo conferma anche il fatto che sono considerate privatizzazioni le vendite di asset pubblici alla Cdp tedesca (KfW), detenuta al 100% dallo Stato ma considerata una “market Unit” (come la nostra Cdp) dalle Istituzioni Comunitarie. Per questo né la Cdp né la KfW sono consolidate dentro i debiti pubblici”. (A. Quadrio Curzio)
Alberto Quadrio Curzio scrive editoriali (filogovernativi) sul Sole 24 Ore. Occupandosi dell’intenzione del governo di cedere partecipazioni azionarie e ipotizzando un ruolo di compratore per la Cassa Depositi e Prestiti, mi pare che Quadrio Curzio sia riuscito, in poche righe, a sostenere due cose piuttosto lontane dal vero, almeno se si guarda alla sostanza e non alla mera forma. In primo luogo, non so a quali “dogmi liberisti” si riferisca, considerando che stiamo parlando dell’Italia, dove di dogmatismi ve ne sono parecchi, ma di liberismo non v’è traccia, se non, talvolta, a parole. Sarebbe allora il caso di considerare la sostanza, e quella – probabilmente con sollievo per Quadrio Curzio – fornisce un quadro delle opinioni della cosiddetta classe dirigente italiana in cui le tinte sono diverse sfumature di socialismo, altro che liberismo. In secondo luogo, sostenere che la Cassa Depositi e Prestiti sia una azienda privata significa, nuovamente, far prevalere la forma sulla sostanza.
La CDP è per l’80% del Tesoro e per il 20% di fondazioni bancarie, altri soggetti formalmente privati, ma nella sostanza feudi della politica (locale). E a poco conta portare l’esempio della KFW tedesca e la rassicurazione che secondo le Istituzioni Comunitarie si tratta di una “market Unit”. Anche in quel caso non si fa altro che far prevalere la forma (la cui definizione risponde a criteri squisitamente politici) sulla sostanza. Il tutto allo scopo di togliere una consistente fetta di attività e, soprattutto, debiti, dal bilancio dello Stato, cogliendo contemporaneamente due risultati: 1) far apparire il sistema economico più orientato al mercato e meno gravato da statalismo; 2) far apparire migliori del reale i parametri di finanza pubblica.
Ne consegue che, se si guarda alla sostanza, l’eventuale cessione di partecipazioni dal Tesoro alla CDP non corrisponderebbe a privatizzare e, contrariamente a quanto ritiene Quadrio Curzio, non si tratterebbe altro che di partite di giro. In seconda battuta a carico del contribuente, ma, più direttamente, di chi deposita denaro in Posta, dato che la liquidità di CDP deriva per lo più dal risparmio postale. Questo nella sostanza. Quando sostanza e forma sono antitetiche, io preferisco la prima.
Altro professorone statalista che ci vuole prendere per il culo….