Negli ultimi settanta anni l’Occidente ha formulato una sua Weltanschauung basata in politica sul suffragio universale unitamente ad un allargamento a dismisura del concetto di “diritto dovuto“, ed in economia sulle teorie keynesiane di sistematico ricorso al debito sovrano per finanziare un welfare generalizzato gestito in prima persona dalle pubbliche amministrazioni.
Furono ben pochi i coraggiosi che giudicarono folle una simile Weltanschauung, perché impossibile da mantenere nel tempo. Prevalse il detto di Lord Keynes: «Nel lungo termine tutti saremo morti», frase corretta per gli attori di allora, ma drammaticamente falsa per la discendenza.
Infatti, il debito sovrano altro non é che una tassa differita nel tempo, una sorta di cambiale a lunghissima scadenza ma di certo pagamento.
Il suffragio universale ha fatto il resto. Gli elettori vanno ansiosamente alla ricerca di partiti e candidati che tutelino i loro “diritti precostituiti” ed i politici fanno a gara a far loro promesse sempre più roboanti per garantirsi l’elezione. Si formano in altri termini delle vere e proprie consorterie che privilegiano in ogni modo i propri interessi quasi invariabilmente a discapito del bene comune.
Negli ultimi anni la situazione ha iniziato ad essere esplosiva, e già molti stati europei sono entrati in una depressione profonda e prolungata, della qual non si vede la fine, che sarà invariabilmente il totale immiserimento generalizzato.
Non ci si dovrebbe stupire più di tanto. Il figliol prodigo decise di tornare a casa solo quando fu ridotto alla fame dopo aver sperperato ogni suo avere.
Né ci si dovrebbe stupire che di fronte ad una nazione che non fosse riuscita ad ottenere una sufficiente stabilità politica con univoca comunione di intenti nell’arrestare questo meccanismo satanico siano intervenuto ed intervengano sia la comunità internazionale sia i creditori desiderosi di rientrare.
Così crolla dapprima il pilastro del suffragio universale. I governi eletti hanno perso la loro sovranità ed eseguono gli ordini ricevuti, chiamala Trojka o come pare.
Crolla subito dopo il concetto del welfare generalizzato. In una situazione depressiva di questa portata, non più alimentato ed alimentabile dal ricorso al debito, si sgretola miseramente e, purtroppo, senza una sua logica interna che altro non sia il taglio indiscriminato. Sembrerebbe quasi di essere in ospedale da campo durante un severo attacco nemico: si curano esclusivamente i più gravi e si amputano arti altrimenti recuperabili. L’emergenza guida l’azione.
A breve crolleranno anche le realtà statali così come le conosciamo, che saranno ridotte alle loro funzioni essenziali.
Solo quando tutto il corpo giuridico burocratizzante avrà perso il suo senso d’essere potrà prospettarsi una ricostruzione basata sulla iniziativa privata libera da qualsiasi orpello. Ma il cammino verso questa meta é ancora lungo e tribolato. Non facciamoci nessuna illusione. Ma proprio nessuna.
La Grecia é stata la prima nazione europea a crollare sotto il peso delle proprie contraddizioni interne.
É interessante seguirne gli eventi perché questi precedono di qualche anno quella che sarà la situazione qui in Italia.
Oggi proponiamo la situazione dell’università greca.
Con undici milioni e duecentonovantacinquemila abitanti, la Grecia ha ben 94 atenei: un ateneo ogni 120,000 abitanti. Si pensi per paragone che in Svizzera vi sono 10 università cantonali e due politecnici federali, contro una popolazione di poco più di otto milioni di persone: é solo una questione di sano buon senso.
La lettura degli abstract sotto riportati potrebbe chiarire ancor meglio cosa ci attende a breve termine.
Ripeto. Non facciamoci nessuna illusione. ma proprio nessuna.
UniNew24. 2013-10-04. Crisi greca, chiuse 8 università.
Atene – Continua il braccio di ferro tra il ministero della Pubblica Istruzione e il personale universitario a causa della messa in mobilità di 1.349 dipendenti amministrativi, disputa che ha portato, fino ad adesso, alla chiusura di otto atenei a causa delle agitazioni messe in atto dagli impiegati minacciati dal licenziamento e dai loro colleghi.
In molte Università come quelle di Atene, Salonicco, Creta, Patrasso, Ioannina e Thessalia, non sono state effettuate iscrizioni, mentre migliaia di studenti dell’ultimo anno non possono sostenere gli esami perché è saltata la sessione di settembre. Inoltre, come riferisce il quotidiano ateniese Kathimerini, rischia di chiudere i battenti anche il programma Erasmus.
MtvNews. 2013-09-25. Chiuse per tagli, le università della Grecia sono al collasso.
25 set. (TMNews) – Le università greche sono al collasso, impossibile procedere con le attività accademiche. Non è un allarme ma una constatazione di impotenza il grido lanciato dai senati accademici di tutto il Paese. L’impatto dello schema di mobilità elaborato dal governo per otto atenei della Grecia – spiega oggi il quotidiano Ekathimerini – è devastante. Secondo i sindacati il trasferimento di 1.349 impiegati amministrativi, pari al 40% del personale, ad altre amministrazioni ha lasciato gli atenei vuoti, bloccando qualsiasi tipo di attività.
I senati accademici dell’Università di Atene e del Politecnico della capitale hanno annunciato di dover chiudere le istituzioni a causa delle disfunzioni derivanti dalla mobilità in massa dello staff, dagli archivisti, ai contabili fino alle guardie notturne. Il responsabile della Federazione ellenica dei professori universitari (POSDEP), Stathis Efstathopoulos, ha scritto una lettera al primo ministro Antonis Samaras nella quale parla di “università al collasso” e chiede un incontro urgente per “evidenziare nei dettagli la tragica situazione delle nostre università”.
Il Fatto Quotidiano. 2013-09-25. Grecia allo stremo: chiudono anche le università.
In Grecia, tutto ciò che non serve per pagare i debiti deve chiudere, sparire: anche leuniversità. Sembra impossibile, ma la dittatura della finanza internazionale, attraverso la mediazione della cosiddetta trojka (Banca Mondiale, Fondo Monetario e Unione Europea) sta imponendo la chiusura di 94 università.
Il piano “Atene” prevede anche una riduzione degli studenti universitari, per il momento difficile da quantificare. Il ministro dell’educazione Konstantinos Avramopoulos chiama pudicamente il piano “consolidamento” ma è chiaro a tutti che si tratta dell’ennesima manovra di riduzione della spesa pubblica, che va a sommarsi al taglio dei salari e degli stipendi in tutto il settore pubblico.
Le zone che resteranno senza università sono Edessa, Ierapetra, Agios Nikolaos, Lefkada, Amaliada, Egeo, Argostoli, Nafpaktos, Creta, Livadia, Moudania, Veria, Naoussa.
Che futuro ha un Paese che rinuncia a educare i suoi cittadini? La domanda vale anche per l’Italia, ovviamente, dove non siamo a questi estremi ma i fondi per scuola e università sono stazionari, dopo i tagli effettuati dai governi Berlusconi e Monti.
Keep Talking Greece. 2013-11-05. In other Greek news: let’s talk about debts and troubles…
In other Greek news: The Troikans Poul Thomsen (IMF) and Matthias Morse (EU) had to leave the building of the Greek Finance Ministry from a back door. Cleaning personnel on “mobility scheme” and Development Ministry personnel protesting the dismissal of their colleagues had blocked the main entrance of the ministry and four elevators, they shouted and chanted anti-austerity and anti-Troika slogans in Greek and English like Troika Go Home.
Some protesters had taken place outside the office of Minister Yiannis Stournaras but the majority of them was lurking Thomsen & Co on the street. The lenders’ representative had no other way but to quickly hush in the car and slide from a back door of the ministry amid “boos” and “shoos” from the angry cleaning personnel.
KTG reporter on the spot claimed that Thomsen & Co were holding their breath in order to avoid been heard by the angry crowd. The claim is not being confirmed.
With protesters making an incredible noise, Greece’s lenders’ representatives talked with Stournaras on the usual stuff: privatizations, additional austerity measures of 2.8 billion euro, social security reform, taxes, taxes, taxes, lay-offs in the public sector and the demolition of Greek defense industries.
While the so-called “tough negotiation” with the Troika – which normally ends with Greece giving in and falling into the battle field – was taking place, Prime Minister Antonis Samaras had already sent his determined message to the Troika:
«PM Antonis Samaras: No new horizontal measures, no new pensions and wages cuts.»
In a rare television interview to private Mega TV, Samaras expressed his frustration with the country’s international lenders over the size of an expected fiscal gap next year, which the troika has said will be much larger than Athens anticipates. “The troika had told us that it did not expect any fiscal issues in 2014… Now it is suddenly telling us that there are, while the economy is only doing better,” Samaras said.
Greece’ prime minister continued explaining the fiscal gaps, the real and fictious primary surpluses and all these nice things I am not able to write about because in the three and a half years of this blog, all forecasts and predictions of the Troika and the past, current and future Greek governments end in driving the Greek ship straight to the rocks.
And while some Greeks were applauding the citizen who threw a handful of euro coins to IMF’s Thomsen, som other Greeks – students, in this case- were closing the office door of Education Minister with books.
In case you didn’t know there is immense trouble between Education Minister Konstantinos Arvanitopoulos on one side and university professors and personnel on dismissal and students on the other side. Yes, for many years, university and higher education teachers had built their little kingdoms in the higher education institutions of the country, but as usual the so-called ‘structural reforms’ in the debt-ridden country are not reforming at all, they are superficial and and up like an elephant in a porcelain shop. With lay-offs in personnel.
Nobody cares about health and education, or providing the citizens with adequate services. It’s all about cuts with a hammer.
In other Greek news today, “a selected unit of Financial Crimes Units (SDOE), will get access to private bank accounts and seize what the debtor owes to the state and tax office,” dailyEleftherotypia reported. Without warning, without cooperation with the banks.
Greek media reported today that the Greek economic authorities imposed a total of 17.3 billion euro in fines and penalties for taxation (14.6 billion euro) and customs violations (2.7 billion euro). Collected have been just 800 million euro. According to these reports, businesses and natural persons owe to the state 62 billion euro.
At the same time a gorgeous report comes from the European Commission. In it’s forecastreport for 2014, it ‘sees’ for Greece growth of 0.6% (recession at 4%) and unemployment at 26% -from 27% in 2013.
PS 62 billion euro internal debt + 300something billion euro external debt?
*Link alla fonte: http://www.senzanubi.it/home/grecia-chiudono-le-universita-presto-da-noi/
@granpollo:
Ho paura del lupo anch’io.
L’unico problema è che prima di tagliare gli statali distruggeranno l’economia privata
Esiste la libera circolazione di persone, capitali ed imprese,.. approfittarne finchè le barriere frontaliere sono ancora giù
Il finale sembra dire che “quando gli stati saranno spariti, finalmente i privati potranno agire liberamente e costruire una società migliore basata sul libero scambio”.
Non credo proprio. E’ molto più probabile che gli attuali stati siano rimpiazzati da altri apparati burocratici, e se crollano anche quelli ne arrivino altri ancora. Che si chiamino “stati” o no, poco importa.
Mia nonna diceva: “via un cane, viene un lupo”. Non so come la pensate voi…