Il Bitcoin, per chi non lo sapesse ancora, è una moneta digitale. Anzi, il Bitcoin può essere meglio definito come una cripto moneta [1], proprio perché esso è costituito da una stringa di codice digitale criptata.
Il Bitcoin non è denaro favorito da un istituto bancario, messo a disposizione della clientela attraverso le tecnologie digitali, così come avviene con le già diffuse carte di credito, carte prepagate, bonifici elettronici e quant’altro. Bitcoin è una cripto moneta che non è emessa da nessuna banca, da nessun ente di governo che possa decidere quanta ne deve essere creata di nuova in un certo periodo e quanto essa debba valere oggi e quanto varrà domani.
Ogni unità di Bitcoin è generata da un algoritmo matematico inalterabile, inventato da un programmatore informatico anonimo che corrisponde al nick di Satoshi Nakamoto e sviluppato successivamente da noti programmatori. Quindi, questa cripto moneta è costituita da semplici stringhe di codice, ma opportunamente criptate.
Questo codice criptato, che costituisce il Bitcoin, viene scambiato dagli internauti usando delle applicazioni che funzionano in maniera molto simile ai già più noti software peer-to-peer quali Emule, Napster, eDonkey, BitTorrent, ecc.. Tramite queste applicazioni, anziché condividere musica o film, gli utenti condividono i codici che costituiscono il Bitcoin e ogni computer collegato attraverso di essi è un nodo della rete (la quale non ha alcun nodo centrale che la controlla).
Per ottenere Bitcoin bisogna acquistarlo da chi già ne è in possesso, in cambio di una valuta. Oppure, vendendo beni o servizi. Un altro modo per ottenere Bitcoin è quello diestrarlo.
Il Bitcoin si estrae in un modo molto interessante. Il sistema di creazione di Bitcoin non prevede una banca centrale la quale emetta, a sua discrezione, la quantità di moneta che ritiene più opportuna. Per immettere nuovi Bitcoin in circolazione, è necessario che i computer che costituiscono la rete risolvano dei problemi matematici (piuttosto complessi) che l’algoritmo Bitcoin sottopone a qualunque computer ne faccia richiesta, ad intervalli regolari e in maniera del tutto casuale. Risolvere questi problemi significa effettuare un numero di tentativi molto elevato e, per il computer collegato alla rete il quale sia riuscito, per primo, a risolvere il problema matematico, l’applicazione invia un segnale a tutti gli altri computer collegati e chiede a ciascuno di essi di rilasciare la proprietà dei nuovi Bitcoin emessi automaticamente al computer vincitore, comericompensa per la risoluzione del problema matematico.
In qualche modo, chi ha inventato il Bitcoin, è riuscito a ricreare (virtualmente) la scarsa reperibilità che caratterizza il metallo prezioso per eccellenza, il quale ha rappresentato nella storia dell’uomo la migliore riserva di valore di una qualunque moneta sana e non corrotta: ovvero l’oro.
L’algoritmo del Bitcoin, stabilisce che il livello di complessità di calcolo di questi problemi deve aumentare col passare del tempo. Ciò significa che, per estrarre un Bitcoin, saràsempre più difficile e il ché richiederà computer sempre più tecnologicamente potenti. Infatti, ad oggi, è molto difficile che un semplice computer domestico riesca a risolvere, prima di tutti gli altri, i quesiti proposti attualmente dall’algoritmo Bitcoin. Ogni quattro anni, il valore della ricompensa in Bitcoin viene dimezzato. Infatti investire nell’acquisizione della tecnologia sufficiente per risolvere i problemi dell’algoritmo Bitcoin (sempre più complicati) diventa sempre più oneroso (si calcola che, mediamente, si spendono circa3.126 dollari per l’acquisizione di piattaforme in grado di estrarre velocemente nuovi Bitcoin). Inoltre, l’algoritmo è programmato in modo tale che il numero di Bitcoin estraibilenon possa superare i 21 milioni di unità. Si prevede che tale limite sarà raggiunto intorno al 2040. In tal caso, il sistema di estrazione si bloccherà automaticamente.
Ciò significa che il tasso di inflazione è molto contenuto (dal 2040 circa, sarà praticamente nullo), considerato anche che non è possibile effettuare nuove iniezioni di moneta da parte di un ente come la banca centrale che, nel concetto di Bitcoin, non esiste. Infatti, chi continua a sostenere l’attuale sistema monetario, rimprovera al Bitcoin che, se esso fosse una valuta adottata su scala globale, essa sarebbe la fonte primaria dideflazione, questo cattivo e tremendo fenomeno economico, costituito da un crescente valore della moneta in circolazione e da un costante calo dei prezzi dei beni e servizi, che indurrebbe la stupida gente a preferire di sfamarsi di Bitcoin (perché di maggior valore) piuttosto che di risorse reali (che varrebbero meno della moneta). Gli abissi della psiche umana non ha proprio limiti!
Una volta che un utente entra in possesso di Bitcoin, esso può stipare la sua disponibilità in un portafoglio virtuale, per poter così effettuare le transazioni commerciali (esistono tantissimi siti che offrono questo servizio). Esso funziona attraverso un sistema di chiavi pubbliche e private (simile a quello usato per le usuali transazioni on-line), che consente di scambiare i Bitcoin in tutta sicurezza, sui mercati virtuali esistenti su internet, nella valuta che interessa, oppure di spendere la cifra posseduta presso coloro che accettano Bitcoin in cambio di beni o servizi. Le transazioni crittografate assicurano l’anonimato (o comunque, rendono difficile l’identificazione) e, il sistema di condivisione della moneta virtuale, accerta che chi trasferisce denaro sia l’effettivo proprietario, perché il codice di ogni singola unità di Bitcoin contiene anche l’indirizzo aggiornato dell’attuale proprietario e, ogni passaggio di proprietà, viene convalidato dalla rete peer-to-peer che accerta anche l’unitarietà del codice scambiato (ossia accerta che esso non sia la copia di una unità di moneta già esistente, rendendo impossibile la contraffazione).
Oggi 6 novembre 2013, un’unità di Bitcoin vale circa 253,92 dollari (ad Aprile 2013, a seguito della crisi di Cipro, Bitcoin valeva più di 237 dollari; guarda in questo graficol’evoluzione). In circolazione ci sono più di 11,92 milioni di Bitcoin (guarda in quest’altro grafico l’incremento dal 2009). Il volume d’affari medio, realizzato con i Bitcoin, vale più di72 milioni di dollari a settimana (guarda qui l’impennata registrata negli ultimi 12 mesi).
Da queste cifre, ci si rende conto che quello del Bitcoin non è solo un esperimento ma è un vero e proprio fenomeno che, sul nascere, sta coinvolgendo sempre più persone; la media settimanale del numero delle transazioni effettuate in Bitcoin è di 47.233 (guarda qui il grafico). Solo il tempo ci dirà se Bitcoin, da fenomeno si potrà trasformare in un nuovo e collaudato sistema monetario indipendente, a differenza del sistema monetario attuale, costituito dalla moneta fiduciaria, che ha reso i mercati rigidi ai cambiamenti necessari per superare le crisi economiche.
Bitcoin però non è privo di limiti. Affinché esso possa diventare un giorno un collaudato sistema monetario sarà necessario che:
– acquisisca la caratteristica di vendibilità, tipica di una merce: attualmente solo una piccolissima percentuale dell’intera popolazione mondiale ha un immediato accesso alla rete internet per effettuare transazioni on line. Di conseguenza, ciò non rende Bitcoin preferibile e accettato su larga scala rispetto ad altre forme di mezzo di scambio, più idonee a tale scopo;
– non sia soggetto a drastiche oscillazioni di valore: attualmente il Bitcoin ha espresso le caratteristiche tipiche di una bolla finanziaria, il cui carattere di novità viene usato da chi può condizionare i mercati valutari, al fine di attirare gli investitori allocchi e farne crescere il valore per fini speculativi;
– il sistema sia molto più sicuro di quanto non abbia dimostrato in questi anni: per quanto il sistema criptato delle transazioni sia tutt’ora efficace, non lo si può dire delle piattaforme usate per il cambio valute e di repository on line i quali, più di una volta, sembra che siano stati violati dagli haker.
Ciò che rende interessante Bitcoin è quello di aver rispolverato e poi applicato (in maniera del tutto innovativa) alcune delle principali caratteristiche di un più giusto sistema monetario:
– limitata quantità di moneta in circolazione e offerta anelastica di essa, che fanno di una moneta una moneta forte;
– assenza della questione legata alla dannosa attività bancaria con regime ariserva frazionaria, grazie alla limitata (se non, assente) necessità di gestione del deposito o di servizi di custodia, visto che il Bitcoin, essendo costituito da stringhe di codici, è immagazzinato autonomamente dal proprietario, che lo gestisce attraverso un semplice account;
– assenza di controllo da parte di un organismo centrale che ne decida arbitrariamente il valore, la quantità di emissione e che funga da prestatore di ultima istanza e che oggi è la principale causa dei burrascosi cicli economici che noi stiamo soffrendo.
Qualcuno, dai piani alti, si è reso conto che se il fenomeno Bitcoin dilagasse, esso potrebbe diventare pericoloso per il perpetuare dello sciagurato sistema monetario di cui oggi noi disponiamo e per il mantenimento del potere che esso conferisce a chi lo controlla. La BCE ha addirittura condotto uno studio sul fenomeno.
Il Bitcoin è una sorta di moneta privata che non ha confini territoriali. La rigidità della sua offerta (molto simile a quella dei metalli preziosi usati in passato come moneta) potrà dimostrare cosa è una moneta sana, non corrotta a piacimento da politici e banchieri. Una volta che l’offerta si bloccherà a 21 milioni, il Bitcoin dimostrerà che ogni quantità di moneta è ottimale per far funzionare l’economia. In futuro vedremo sicuramente sorgerealtre monete private simili al Bitcoin, ognuna delle quali concorreranno fra loro sulla base delle rispettive capacità di mantenere stabile il proprio valore nel tempo e, per questo, di riuscire ad attrarre più agenti economici rispetto agli altri (oggi invece, i governi del mondo fanno a gara a chi svaluta di più la propria valuta, per cui le persone che la utilizzano assistono quasi inermi alla consequenziale distruzione del valore dei propri risparmi).
In Canada apriranno i primi bancomat attraverso i quali sarà possibile scambiare la valuta corrente in Bitcoin (leggi qui)
In Germania esiste un numero crescente di realtà che usano il Bitcoin come mezzo di scambio (leggi qui). Proprio per questo, il ministro delle finanze tedesco ha riconosciuto la bontà dell’esperimento Bitcoin e ha dichiarato che la cripto moneta dovrebbe essere legalizzata.
A quest’ultimo proposito, io mi chiedo, che bisogno c’è di legalizzare il Bitcoin? Bitcoin non ammazza nessuno, non offende la reputazione e la dignità di nessuno, non deruba nessuno, non estorce niente a nessuno, cosa mai ci sarebbe di illegale nel Bitcoin, tanto da esserci la necessità di farci una legge che lo legalizzi?
Ovviamente, le preoccupazioni dei politici sono di natura fiscale, cari lettori! Le transazioni con Bitcoin non sono tracciabili dal fisco ed esso non prevede ancora il pagamento delle tasse in Bitcoin. Ma se lo si riconoscesse per legge, un domani, quando e se il Bitcoin dovesse proporsi come vera alternativa al denaro cartaceo dello stato, il governo avrebbe già avviato il primo passo per escogitare un modo per imporre la tassazione anche dei redditi ottenuti in Bitcoin.
Questi politici! Quando conviene a loro però, sono in grado di guardare al futuro!
[1] In questo post definisco il Bitcoin come una moneta, il quale però possiede caratteristiche molto atipiche per poter essere definito come tale. Ciò è stato un azzardo, perché in verità Bitcoin non ha un valore intrinseco così come lo hanno quelle merci di cui sappiamo di per certo essere in grado di assolvere ad una sana funzione monetaria come, ad esempio, lo sono l’oro o l’argento (a questo proposito, leggi questo post). Ma sarebbe impreciso anche far rientrare il Bitcoin fra le valute (come il dollaro, l’euro, lo yen, ecc.). Questo perché il Bitcoin non circola per forza di legge e non è emesso in regime di monopolio da un istituto governativo o paragovernativo così come lo sono le valute attuali che conosciamo. Il Bitcoin è un fenomeno senza precedenti, di difficile collocazione fra le categorie di mezzi di scambio sviluppati dall’umanità fino ad oggi. Il Bitcoin è un caso inedito e, per questo, è degno di studi sempre più approfonditi da parte degli esperti in materia.
DI PASQUALE MARINELLI – TRATTO DA http://www.pasqualemarinelli.com
@ Mirco Romanato:
Apprezzo quanto ininfluente sia la produzione sul prezzo dell’oro, ma il mio punto si riferiva alla produzione monetaria, ovvero il costo di produrre monete d’oro (non l’estrazione del metallo). Se la coniazione diventa più redditizia, attrarrà risorse da altre industrie alzando il tasso di interesse puro. Un meccanismo di feedback, insomma.
La non fisicità di Bitcoin permette di avere una forma monetaria totalmente inelastica.
La quantità di moneta esistente nel sistema è sempre conosciuta, la quantità di moneta usabile un po’ meno (una parte non è disponibile perché sono state perse dai proprietari le chiavi criptografiche per gestirle).
I miners sono pagati dalle commissioni pagate da chi esegue delle transazioni, per il lavoro che fanno (e per ora, anche dalle monete create ex-novo).
Quando finiranno le nuove monete ci saranno solo le commissioni per le transazioni.
Il tasso di interesse di una moneta dovrebbe essere legato solo e solamente alla domanda di prestiti e all’offerta di risparmio. Minare oro non dovrebbe avere che un effetto marginale e trascurabile sulla massa monetaria (in monete d’oro). Infatti, l’oro è uno dei materiali con il rapporto produzione/supply e consumo/supply più piccoli. In ratica la quantità di oro esistente per scopi monetari è fissa (almeno in tempi decennali).
http://www.guidohulsmann.com/pdf/Demand_Money_Time_Structure_Production.pdf
La fisicità di una moneta è importante (teoricamente se non empiricamente) nel determinare il tasso di interesse puro. Con una moneta tangibile quando cresce la domanda, la produzione monetaria diventa più redditizia (il costo della produzione della moneta si riduce) attirando capitale da altri settori, e alzando il tasso di interesse.