E’ giunto il momento di tirare una riga e ricordare ancora una volta la ragine profonda del declino italiano:
Lo Stato ha il monopolio della violenza e fa leggi, ma nessuno Stato mai può costringere i migliori, i più preparati e i più coraggiosi fra i propri cittadini a dare il meglio di se stessi per produrre ricchezza.
Capite l’enorme portata di questa legge naturale (o di Dio se volete)
Il punto è questo: non importa quali siano le leggi a cui sono sottoposti gli uomini, quando il frutto dell’ingegno e del lavoro non rimane per la maggior parte nelle mani e nella disponibilità di colui che lo ha prodotto, l’uomo smetterà di dare il meglio di se, smetterà di produrre oppure lo farà da qualche altra parte, secondo leggi più confacenti alla legge naturale.
Per loro natura gli esseri umani sono spinti al miglioramento della propria personale condizione e la storia insegna che qualsiasi costrizione a questa legge, sia che provenga dallo Stato od anche da una religione produce sempre miseria, infelicità, morte e violenza.
E’ un abominio, è contro natura, pensare di piegare la ricerca dell’uomo di migliorare la propria personale condizione alle ragioni della società o di Dio. Gli Stati prosperano e producono arte, brevetti, scienza, felicità solo quando assolvono al compito principale di garantire la libertà e il diritto di proprietà di ciascuno. Quando gli Stati si arrogano il diritto di redistribuire il frutto del lavoro e dell’ingegno dei loro migliori cittadini sono destinati alla distruzione.
E il motivo è semplice: i loro migliori cittadini smetteranno di produrre o decideranno di farlo da qualche altra parte.
Signore e signori, questa è la tragedia italiana, prima di ogni altra considerazione su sovranità monetaria, Europa, globalizzazione. Prima di tutto l’Italia va in Bancarotta perchè non esiste più un solo motivo al mondo per rischiare il proprio capitale, investire tempo e denaro per produrre in Italia. Anzi al contrario, investire in Italia è un atto stupido semplicemente stupido, nemmeno più temerario o coraggioso. Semplicemente sbagliato per se stessi e per la propria famiglia.
L’Italia è marcia, è impregnata di cittadini parassiti per la maggior parte inconsapevoli della propria condizioni e che scambiano per “diritto acquisiti” quello che in realtà è uno schifoso privilegio su altri cittadini, ovvero coloro che per le leggi dello Stato dovrebbero produrre e farsi confiscare a maggior parte del frutto del loro sforzo.
Se parliamo di evitare il disastro, ormai la soluzione è esclusiavamente individuale, non esiste più alcuna via di scampo come nazione. Dal punto di vista collettivo la soluzione è una rovinosa bancarotta, un colpo di spugna su tutti i “diritti acquisiti” per l’azzeramento dei fondi necessari a garantirli. Solo quel giorno si aprirà una finestra di opportunità per sedersi tutti insieme e ridefinire l’organizzazione dell’Italia nel senso di tornare ad essere una nazione che offre una speranza e un futuro a chi lavora e produce ricchezza.
Detto questo, ciò non significa che la politica svolge un ruolo indifferente. I tempi, i modi e la gravità dei danni che la Bancarotta dello Stato provocherà agli italiani possono e devono essere governati. Avendo però bene in mente che non è possibile evitare un momento di discontinuità, chiamiamolo “ristrutturazione del debito” per usare termini politicamente corretti sapendo bene che ad essere ritrutturati non saranno necessariamente solo i titoli del debito dello Stato, ma anche i diritti acquisiti di milioni di italiani che vivono e prosperano sulle spalle di una minoranza sempre più stanca e non più disposta a sobbarcarsi del lavoro e anzi pronta a smettere oppure a farlo per un’alta nazione.
E invece abbiamo “le larghe intese”, un governo frutto della volontà di conservazione il cui unico scopo è procrastinare nel tempo l’inevitabile crac, aggravando di giorno in giorno le conseguenze e il grado di distruzione dell’intero paese.
Vi annoio con un solo grafico:
Quelle che vedete sono le curve che misurano la produzione industriale di vari paesi,l’Italia si trova all’ultimo posto. Io ho visto con i miei occhi cosa sta accadendo e credetemi, non esiste nessuna possibilità che nell’attuale sistema la produzione dell’industria italiana torni a crescere se non in maniera infinitesimale e per brevissimi periodi.
Il motivo è semplice: per produrre è necessario che ci siano le industrie. E quando un industria, una fabbrica, un centro ricerca chiude per andare a prosperare in un’altra nazione, scordatevi che tornerà indietro. Ci vogliono risorse, motivazione e coraggio per spostare il centro dei propri affari e dei propri affetti, una volta completato il percorso la prospettiva è quella di non tornare se non dopo decenni, Come minimo dopo che la nazione che ti ha preteso da te una condizione simile alla schiavitù non abbia dimostrato per un sufficiente numero di anni di essere cambiata. Non basta un cambiamento delle leggi, della pressione fiscale, del diritto. E’ necessario ricostruire la fiducia tradita dall’Italia.
Senza dover scomodare la Cina, o l’India o il Sud America, intorno all’Italia giusto al di la delle Alpi oppure attraversando l’Adriatico od anche puntando a Sud poche miglia oltre la Sicilia ci sono paesi che offrono condizioni di lavoro per i migliori italiani che non sono minimamente paragonabili all’inferno fiscale, burocratico e delle leggi a cui siamo sottoposti.
Quindi mi chiedo e chiedo a tutti voi, qualunque sia la vostra parte politica: ma di cosa diavolo stiamo discutendo?
La Rivolta di Atlante è in pieno svolgimento, non c’è violenza visibile, non ci sono cortei ne scontri con le forze dell’ordine. Solo lunghe code alla frontiera e serrande chiuse, e signore e signori questo genere di violenza è devastante e l’Italia non ha ne può avere alcuno strumento per fermarla.
*Link alla fonte: http://www.rischiocalcolato.it/2013/10/la-rivolta-di-atlante-e-in-atto.html