Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio Europeo
Al Presidente del Parlamento Europeo
16, OTTOBRE, 2013, Cari Presidenti Barroso, Van Rompuy e Schultz,
vi scrivo per conto del Public Research and Regulation Initiative (PRRI) e delle organizzazioni agricole Europee menzionate in calce alla lettera.
Il PRRI è un’organizzazione che agisce su scala mondiale e che rappresenta gli scienziati del settore pubblico attivi nel campo della biotecnologia moderna ed operanti nell’interesse della collettività. Le organizzazioni agricole menzionate in calce alla lettera sostengono la libertà degli agricoltori di scegliere le varietà, incluse quelle geneticamente modificate, che ritengono più adatte per affrontare le sempre maggiori sfide che la produzione agricola presenta.
Oggi nella giornata Mondiale dell’Alimentazione, scriviamo per esprimere la nostra profonda preoccupazione per gli effetti che le politiche europee ed il diritto europeo in materia di OGM stanno avendo sulla capacità della biotecnologia moderna di migliorare la sostenibilità della produzione alimentare.
Se l’Unione Europea vuole veramente rendere la sua agricoltura più sostenibile e meno dipendente dalle importazioni di prodotti agricoli, allora deve fare in modo che i suoi agricoltori possano accedere a varietà agricole che siano meno dipendenti dall’uso di pesticidi, che siano più produttive, che permettano una minore erosione meccanica del suolo e che possano contrastare gli effetti del cambiamento climatico.
Lo sviluppo di queste varietà agricole non può però essere fatto solo attraverso le tecniche di miglioramento genetico tradizionale. La biotecnologia moderna può costituire un considerevole aiuto nel raggiungimento di queste varietà ed in alcuni casi rappresenta la sola possibilità.
Tutto questo si ritrova ribadito in documenti fondamentali come l’Agenda 21, la Convenzione sulla diversità biologica, ma anche nei risultati delle ricerche sulle biotecnologie moderne che l’Unione Europea ha finanziato per anni e che sono costate centinaia di milioni di Euro. L’innovazione biotecnologica è del tutto fondamentale nel raggiungimento di un’agricoltura intensiva sostenibile.
Nel 1990, l’UE ha emanato un quadro legislativo sugli OGM in cui il principio basilare era la fondazione di un processo decisionale informato su una rigorosa valutazione scientifica del rischio. Per molti anni questo quadro legislativo ha funzionato nella maniera in cui era stato concepito: le decisioni erano giustificate da una scienza rigorosa e prese nel rispetto dei tempi previsti dalla legge. Tuttavia, dall’inizio della seconda metà degli anni 90 alcuni Stati Membri e le istituzioni Europee, in reazione alle preoccupazioni dell’opinione pubblica in merito ad alcuni settori della produzione alimentare, iniziarono la messa in atto di alcune misure molto controproducenti in merito a vari aspetti legati agli OGM.
Queste misure sono analizzate nei paragrafi seguenti.
Intensificazione continua del sistema legislativo nonostante le crescenti evidenze scientifiche sulla sicurezza degli OGM.
In tema di bio-sicurezza, sono state condotte ricerche estensive sia nell’UE sia al suo esterno. Tali ricerche insieme alle esperienze acquisite in relazione alla coltivazione di OGM in tutto il mondo su una superficie di diverse migliaia di ettari e in diverse condizioni ambientali, confermano che le varietà OGM oggi coltivate sono sicure in relazione alla salute umana e all’ambiente quanto le corrispondenti varietà convenzionali non modificate, ed in alcuni casi gli OGM si sono rivelati anche più sicuri delle loro controparti non geneticamente modificate.
Malgrado ciò, piuttosto che perfezionare la legislazione esistente sulla base delle evidenze scientifiche, l’Unione Europea si è mossa nella direzione opposta, continuando ad aumentare i requisiti di sicurezza previsti per legge.
Un esempio recente di questa tendenza è la trasformazione delle line guida dell’Autorità sulla sicurezza alimentare in un regolamento attuativo che rende obbligatorie alcuni prove di laboratorio e la raccolta di dati sperimentali senza che vi sia una plausibile giustificazione scientifica per farlo. Un esempio pratico è il caso delle prove sperimentali in cui animali da laboratorio devono essere alimentati con OGM per 90 giorni. Questi test sono stati resi obbligatori per legge nonostante che le attuali conoscenze scientifiche e i pareri dell’Autorità per la sicurezza alimentare dimostrino che la loro utilità sia limitata ad alcuni casi particolari. In realtà con queste prove si fa ricorso in maniera non necessaria all’uso di animali per fini di ricerca scientifica, in violazione della direttiva 2010/63. Inoltre si ha un sostanziale quanto inutile aumento dei costi e dei tempi relativi alla procedura di autorizzazione di nuovi prodotti OGM.
Un altro esempio è l’eliminazione generalizzata dei marcatori di antibiotici, che sono uno strumento funzionale al processo di trasformazione genetica. Anche in questo caso, come evidenziato dalle evidenze scientifiche ed i pareri dell’Autorità sulla sicurezza alimentare, non ci sono ragioni scientifiche che possano giustificare questa misura, che per altro colpisce in maniera particolare il settore della ricerca pubblica ed specialmente quello dei paesi in via di sviluppo.
In generale il quadro legislativo si è trasformato e da strumento per un processo decisionale informato è divenuto un insormontabile ostacolo per la ricerca pubblica. Infatti, nel corso degli ultimi anni il quadro legislativo si è talmente allontanato dai suoi propositi iniziali che anche le grandi multinazionali biotecnologiche hanno cominciato a spostare le loro attività in altre parti del mondo.
In riferimento a tutto ciò non si può non citare il rapporto delle accademie scientifiche di 25 Stati Membri riunite nel Consiglio Consultivo delle Accademie Scientifiche Europee (EASAC), che esprimeva preoccupazione circa “ il quadro legislativo dell’UE, il quale richiede tempi e costi eccessivi ed è appesantito da una politicizzazione del processo decisionale da parte degli Stati Membri e da altre incoerenze politiche…”. Nelle conclusioni del rapporto l’ EASAC afferma con piena ragione che una delle cause fondamentali dello stravolgimento del quadro legislativo risieda nella tendenza del processo decisionale a ricercare un consenso politico nel breve periodo piuttosto che perseguire una visione generale, basata sulle evidenze scientifiche e su prospettive di lungo periodo.
Ulteriormente, e forse come conseguenza, è da notare che la stessa valutazione del rischio, stia gradualmente allontanandosi dal principio della validità scientifica come sancito dalla direttiva. Alcuni Stati membri, e in alcuni casi la stessa Autorità sulla sicurezza alimentare, continuano, infatti, a chiedere sempre più dati scientifici e prove sperimentali, senza che esista un vero scenario di rischio ma solo un quadro d’incertezza scarsamente definito. Il fatto che alcune autorità chiedano sempre maggiori dati senza apparente giustificazione scientifica, sembra basarsi su quello che è comunemente denominato “genomic misconception”, in altre parole l’assunto che la modificazione genetica causa più cambiamenti non voluti nel genoma di quanto facciano gli incroci naturali. Rigorosi dati scientifici dimostrano chiaramente che questo sia un equivoco.
Per questo motivo invitiamo le istituzioni Europee e gli Stati Membri a
1) ritornare all’evidenza scientifica come base del processo decisionale,
2) riportare la valutazione scientifica nel quadro del rigore scientifico,
3) riconoscere che le evidenze scientifiche accumulate permettano di ridurre i requisiti tecnici e procedurali per alcune categorie di OGM.
Ritardo del processo decisionale nonostante i pareri positivi dell’Autorità per la sicurezza alimentare.
Ci sono molte richieste di autorizzazione che, nonostante abbiano ricevuto pareri favorevoli da parte dell’Autorità per la Sicurezza Alimentare, non sono sottoposte alla votazione degli Stati membri dalla Commissione Europea come le regole richiederebbero. Al momento ci sono molte pratiche di autorizzazione che sono in grave ritardo, in alcuni casi si parla addirittura di diversi anni.
Questo comportamento della Commissione Europea costituisce prima di tutto una violazione delle regole, come recentemente evidenziato da una sentenza della Corte di Giustizia Europea. Inoltre, questi ritardi nella votazione negano in principio agli agricoltori la libertà di scegliere varietà geneticamente modificate, alimentando ulteriormente l’assunzione sbagliata che ci debba essere qualcosa che non vada nelle varietà geneticamente modificate.
Invitiamo il Presidente della Commissione Europea ad assicurare che la Commissione si conformi alle regole e che, una volta ricevuto il parere dell’Autorità per la sicurezza alimentare, sottoponga le richieste di autorizzazione al voto.
Ricorrere a misure di divieto senza giustificazione scientifica.
Dalla fine degli anni 90 alcuni Stati Membri hanno fatto un uso ripetitivo della “clausola di salvaguardia” prevista dal diritto europeo, che permette di adottare dei divieti temporanei di uso e commercializzazione di prodotti OGM qualora siano disponibili nuove informazioni scientifiche circa l’esistenza di un rischio loro collegabile. Come i pareri dell’Autorità per la sicurezza alimentare dimostrano, in nessun caso tali divieti sono giustificati da valide informazioni scientifiche. La ragione di questi divieti è primariamente politica. L’ex primo ministro francese Fillon ha dato un chiaro esempio di tutto ciò, quando in un’intervista ha citato un accordo tra l’allora presidente Sarkozy e alcune organizzazioni ambientaliste, in cui si barattava la non opposizione all’energia nucleare da parte delle organizzazioni ambientaliste con politiche contrarie alle tecnologie di modificazione genetica.
A rendere ancora peggiore questa situazione, il Consiglio dei ministri dell’UE non ha mai appoggiato i tentativi della Commissione Europea di obbligare gli Stati membri che hanno fatto un uso improprio di queste clausole di salvaguardia, a cancellare i divieti posti in essere, così ripristinando una situazione di conformità con il diritto europeo. La Commissione Europea ha poi aggiunto ulteriore confusione presentando una proposta per nazionalizzare le procedure di autorizzazione delle varietà geneticamente modificate, la quale premierebbe di fatto quegli Stati membri che stanno violando le regole attuali.
Di conseguenza invitiamo gli Stati Membri e le istituzioni Europee a conformarsi alle regole che essi stessi hanno creato.
Sostegno a ricerca sulla bio-sicurezza di dubbia validità.
L’anno scorso un gruppo francese di ricerca ha pubblicato un articolo suggerendo che i topi sviluppano tumori in seguito al consumo di prodotti OGM.
Tale ricerca è stata considerata “spazzatura” dall’Autorità per la sicurezza alimentare e da altre autorità e agenzie nazionali, che hanno definito la metodologia della ricerca fondamentalmente fallace, i dati ottenuti interpretati in maniera equivoca, le conclusioni prive di sostanza. Ma alcuni parlamentari europei hanno utilizzato comunque questa ricerca lacunosa per alzare la pressione politica, tanto che la Commissione Europea ha recentemente messo a disposizione una quantità considerevole di fondi per ripetere, di fatto, ricerche di tipo analogo.
Questo non solo costituisce uno spreco delle risorse finanziarie allocate alla ricerca, ed ancora un abuso sugli animali da laboratorio, ma alimenta la percezione sbagliata che i risultati dell’articolo francese siano attendibili.
Conclusioni
In breve le conseguenze delle misure citate sono:
- Gli agricoltori europei, a differenza dei loro concorrenti a livello mondiale, si trovano nell’impossibilità di utilizzare varietà OGM che potrebbero aiutarli nell’incrementare le rese senza sfruttare ulteriormente le risorse naturali e danneggiare l’ambiente. Non avere a disposizione queste varietà costituisce, di fatto, per gli agricoltori una perdita economica rilevante ma anche un’occasione persa per ridurre l’uso dei pesticidi.
- C’è una fuga continua di cervelli dei ricercatori pubblici e un rallentamento della ricerca pubblica in settori che sono fondamentali per un’agricoltura sostenibile e per il raggiungimento di un’indipendenza produttiva a livello Europeo. Di conseguenza un importante filone d’innovazione nell’Unione Europea è costantemente ridimensionato e potrebbe scomparire.
- L’Europa rimane uno dei maggiori importatori di derrate agricole, contribuendo a spingere verso l’alto i prezzi di alimenti e mangimi sul mercato globale, penalizzando le popolazioni nei paesi in via di sviluppo che spesso spendono più della metà delle loro entrate per nutrirsi.
- Si mette seriamente in discussione sia la credibilità di un reale mercato interno in cui sia garantita la libertà di scelta, sia la credibilità di un quadro legislativo dell’UE realmente funzionante.
Invitiamo perciò le istituzioni Europee e gli Stati Membri ad adottare un orizzonte più ampio, generale e di lungo periodo in relazione alla produzione alimentare, mangimistica e di biomasse e a modificare le politiche e le norme sugli OGM di conseguenza.
Le organizzazioni firmatarie sono disponibili a rispondere ad ogni vostra eventuale domanda ed ad incontrarvi per offrire ulteriore materiale informativo sui punti affrontati.
Una copia di questa lettera sarà spedita ai Commissari competenti e al Consigliere Scientifico del presidente della Commissione Europea, all’Autorità per la sicurezza alimentare, agli Stati Membri e a tutti i servizi tecnici del Parlamento, Consiglio e Commissione.
La lettera sarà pubblicata anche sui siti internet delle organizzazioni firmatarie.
Cordialmente,
Em. Prof.
Em. Prof. Marc baron Van Montagu,
World Food Prize 2013,
Presidente del Public Research and Regulation Initiative (PRRI)
Firmatari: Association Française des Biotechnologies Végétales (AFBV, France), AgroBiotechRom (Romania), Conservation Agriculture
Association (APOSOLO, Portugal), Asociación Agraria Jóvenes Agricultores (ASAJA, Spain), ASOPROVAC (Spain), FuturAgra (Italy), InnoPlanta
(Germany), Ligii Asociatiilor Producatorilor Agricoli din Romania (LAPAR, Romania), The UK Farming Unions NFU, UFU, NFUS and NFU Cymru,
Société des Agruculteurs de France (SAF), Public Research and Regulation Initiative (PRRI).