Ayn Rand, romanziera e filosofa americana di origini russe, è stata una delle maggiori protagoniste del rilancio, a metà del ventesimo secolo, di una prospettiva ideale e culturale favorevole al capitalismo ed al libero mercato.
In una fase storica in cui la scelta sembrava essere tra i grandi totalitarismi ed un modello di democrazia comunque orientato al primato della dimensione collettiva e statuale, la Rand ha saputo fornire una vigorosa argomentazione politica e morale a difesa dei diritti individuali.
Possiamo dire che Ayn Rand abbia esercitato negli ultimi decenni un’influenza significativa sulla cultura americana. I suoi romanzi maggiori, La Fonte Meravigliosa e La Rivolta di Atlante, hanno venduto milioni di copie e sono tantissime le persone che possono dire di aver tratto da essi una forte ispirazione, non solamente in termini di visione politica, ma anche in termini di etica personale.
Anche se la Rand non si definì mai “libertarian” e fu ostile a visioni “anarchiche”, un po’ tutti concordano sul fatto che il moderno “libertarianism” muova in gran parte dai princìpi e dai valori espressi nei suoi libri. Profonda è stata anche l’influenza sul movimento conservatore, in particolare su coloro che nel tempo si sono identificati con Barry Goldwater e Ronald Reagan e che oggi guardano al Tea Party ed a politici di nuova generazione come Paul Ryan e Rand Paul.
Fuggita giovanissima dalla Russia sovietica ed immigrata negli Stati Uniti, la Rand è riuscita ad esprimere come nessun altro lo spirito dell’America ed i valori che animano le sue tradizioni politiche più peculiari.
E per l’America la Rand ebbe un amore profondo. “L’ideale fondante dell’America è stato il principio dei diritti individuali. Niente di più e niente di meno. Il resto – tutto quello che l’America è divenuta, ogni cosa nobile e giusta e eroica e grande e senza precedenti nella storia umana – è stata la logica conseguenza della fedeltà a quel principio.”
Nei suoi romanzi e nei suoi saggi, la Rand ha formulato una filosofia organica che getta le sue basi sulla sacralità dei diritti dell’individuo, la cui vita rappresenta un fine in sé, non un mezzo per finalità che lo trascendano. Si contesta quindi uno dei princìpi fondanti della narrazione statolatrica che prevede più o meno apertamente il sacrificio del singolo per un bene comunitario e si afferma, al contrario, che il perseguimento della propria felicità rappresenta il massimo scopo morale di una persona.
Evidentemente questa visione porta a rifiutare ogni forma di solidarietà coatta e di redistribuzione forzata della ricchezza ed a prefigurare invece una società di capitalismo integrale dove gli uomini interagiscono attraverso rapporti volontari in un libero mercato.
La Rand definisce il capitalismo come «un sistema politico-sociale basato sul riconoscimento dei diritti individuali, tra cui i diritti di proprietà, nel quale tutte le proprietà sono possedute da privati».
Rispetto ai diversi modelli che ad esso si contrappongono, la superiorità del capitalismo sta nel fatto che «è un sistema in cui gli uomini si rapportano gli uni con gli altri non come vittime e carnefici, non come padroni e schiavi, ma come mercanti, attraverso lo scambio volontario per il mutuo beneficio. È un sistema in cui nessun uomo può ottenere qualcosa ricorrendo alla forza fisica e nessuno può dare inizio alla forza fisica contro gli altri».
Il sistema capitalista, quindi, prima ancora di essere un sistema efficiente per la produzione di ricchezza, è un sistema giusto perché è l’unico nel quale i diritti naturali degli individui non sono soggetti ad aggressione. Anzi il fatto che storicamente abbia sempre funzionato bene nella pratica è proprio conseguenza dei fondamenti razionali di libertà sui quali è basato.
Nella sua difesa dei produttori contro i parassiti, la Rand si innesta, nei fatti, nell’analisi di scienziati sociali quali Franz Oppenheimer e Albert Jay Nock e delinea molto efficacemente i termini di una teoria liberale della contrapposizione di classe.
È il concetto del dualismo tra chi persegue i propri obiettivi attraverso il mercato e lo scambio e chi lo fa attraverso l’azione della politica e quindi attraverso l’esproprio di quanto prodotto dagli altri. Da una parte il denaro, simbolo dell’interazione volontaria, dall’altro la pistola, simbolo della predazione socialista.
E’ la continua dialettica tra “prime movers” e “second handers”. Tra chi con il proprio talento, con il proprio lavoro, con la propria capacità imprenditoriale crea ricchezza e chi invece si ritiene in diritto di beneficiare come “free rider” dell’impegno degli altri.
Gli innovatori, gli imprenditori, i produttori devono avere il coraggio di difendere il valore della loro azione e non devono cedere a quell’atteggiamento che la Rand chiama “sanction of the victim” – non devono legittimare per paura o per ragioni di quieto vivere chi, in nome di ideologie socialiste, li considera nemici della società.
Significative, da questo punto di vista, sono le parole che la scrittrice mette in bocca al personaggio di Hank Rearden ne La Rivolta di Atlante: «Io lavoro solo per il mio profitto – che realizzo vendendo un prodotto ad uomini che ne hanno bisogno e che vogliono e possono comprarlo. Io non lo produco per il loro beneficio e a mio danno così come loro non lo comprano per il mio beneficio e a loro danno. Io non sacrifico i miei interessi ai loro. Commerciamo come uguali con mutuo consenso e per un mutuo vantaggio. Sono orgoglioso di ogni centesimo che ho guadagnato in questo modo. Sono ricco e sono fiero di ogni centesimo che possiedo. Ho ottenuto il mio denaro con i miei sforzi attraverso il libero scambio e con il consenso volontario di ogni uomo con cui ho commerciato – il consenso volontario di coloro che mi hanno assunto quando ho cominciato; il consenso volontario di coloro che lavorano per me oggi; il consenso volontario di coloro che comprano i miei prodotti. […] Rifiuto di accettare come una colpa il fatto che sono in grado di lavorare bene. Rifiuto di accettare come una colpa il fatto che sono in grado di lavorare meglio della maggior parte delle persone, che il mio lavoro ha più valore di quello dei miei vicini e che più persone sono disposte a pagarmi. Rifiuto di chiedere scusa per la mia abilità. Rifiuto di chiedere scusa per il mio successo. Rifiuto di chiedere scusa per il mio denaro».
Nessun buonismo, quindi; nessun compromesso e nessun appeasement. Al contrario una rivendicazione orgogliosa della moralità dell’economia libera.
Per quanto riguarda lo Stato, esso deve essere ridotto ai minimi termini. La protezione dell’integrità fisica e patrimoniale dei cittadini è l’unica funzione legittima del governo, mentre deve sussistere una completa separazione tra Stato ed economia.
Non è quindi compito dello Stato occuparsi di scuole, ospedali, strade o ferrovie, né esso deve imporre polizze o assicurazioni pensionistiche. Neppure spetta allo Stato definire il prezzo giusto di una certa merce o il salario giusto per un certo lavoro.
Prezzi e salari devono scaturire esclusivamente dalla libera contrattazione di mercato. Sono giusti solo quei prezzi e quei salari che siano liberamente concordati ed accettati dalle due parti in causa, in assenza di coercizione legislativa.
Al tempo stesso occorre rifiutare la nozione comune di “diritti sociali”. La Rand da questo punto di vista è molto netta. “Il diritto alla vita significa che un uomo ha il diritto di sostenersi in vita per mezzo del proprio lavoro (ed al livello economico raggiungibile dalle sue capacità) e non significa che altri debbano fornirgli quanto necessario per vivere. […] Il diritto alla libertà di parola significa che un uomo ha il diritto di esprimere le proprie idee senza temere il pericolo della soppressione, dell’interferenza, di azioni punitive da parte dello Stato, ma non significa che altri debbano fornigli una sala per conferenze, una stazione radiofonica o una tipografia per esprimere tali idee. […] Il diritto al lavoro non esiste; quello che esiste è il diritto alla libertà di scambio, cioè il diritto ad accettare un lavoro se qualcun altro decide di offrirlo. Analogamente non esiste il diritto alla casa, bensì solo il diritto alla libertà di scambio, ovvero il diritto di costruire o acquistare una casa”.
È chiaro che un messaggio liberale così radicale riesce ad avere una penetrazione limitata in un paese come l’Italia cresciuto a pane e statalismo.
Se in America i libri della Rand rappresentano un fenomeno culturale rilevante, per certi versi comparabile nelle dimensioni ed in certe dinamiche di “culto” alla saga di Tolkien, in Italia sono ancora poco conosciuti, malgrado dopo molti anni sia “La Fonte Meravigliosa” che “La Rivolta di Atlante” siano tornato disponibili sugli scaffali.
Eppure, tuttavia, un libro come La Rivolta di Atlante offre una convincente chiave di lettura delle dinamiche politiche, economiche e sociali a cui stiamo assistendo anche in Italia nel corso di questi ultimi anni.
Come nella realtà distopica del romanzo randiano, l’Italia di oggi declina nella misura in cui il potere politico, corporativo, sindacale e burocratico ha la meglio sulle libere dinamiche economiche. E’, purtroppo, un paese in cui la difesa per via politica di posizioni di rendita costituite si consuma sullo sfruttamento economico dei ceti produttivi, fino alla loro definitiva consunzione.
È esattamente la china che la scrittrice russo-americana aveva previsto nei suoi romanzi, come inevitabile degenerazione di un modello di economia mista che presenta in nuce le tare dell’anti-capitalismo e dell’anti-individualismo.
Se vogliamo invertire il trend economico-sociale che il nostro paese sta vivendo, serve innanzitutto combattere la battaglia delle idee, opponendosi alle forze esiziali dello status quo ideologico.
Da questo punto di vista, sarebbe tempo di attingere al prezioso e possente armamentario ideale che Ayn Rand ci ha messo a disposizione con il suo lavoro e recuperare il senso della sua analisi dei rapporti politici ed economici tra gli uomini.
Tratto da Liber@mente n. 3/2013
@ Liberista:
Non ero sicuro se intendesse consumatore per chi commercializza. La nostra posizione però è fortemente contestata dai randiani i quali vorrebbero estendere i vincoli a parti non contraenti.
Sul secondo punto, sì, non ha nulla a che vedere con la sua ideologia ma resta un interrogativo interessante. Ottenere il permesso di viaggio non era un’impresa facile in quegli anni di forte repressione. Ci saranno voluti buoni contatti ad alto livello.
E’ proprio quello che ho scritto. Nessun vincolo per gli altri, ma solo per chi produce e commercializza.
Il discorso sulla fuga dall’URSS mi sembra un altro pretesto per attaccarne la figura, invece.
@ Liberista:
Non ho nessun problema con accordi contrattuali tra produttori e consumatori di idee. Che non siano vincolanti per gli altri, però.
Vorrei sapere come ha fatto a ottenere il visto per viaggiare all’estero dall’Unione sovietica. Un bel mistero.
@Pedante
Non ho mai scritto che condivido ogni singola frase di tutte le sue opere, tanto che ho premesso di essere anarchico e non miniarchico.
Resta il fatto che non c’è bisogno di smontare anche quanto di buono c’è. E Atlas Shrugged rimane una pietra miliare della letteratura delle libertà.
Sulla proprietà intellettuale, inoltre, sono divisi anche i libertarians. Così come sull’aborto.
Io la penso così, trattandosi di temi ampiamente controversi: per me la libertà viene prima delle norme comportamentali e quindi suggerisco di lasciare al libero accordo tra le uniche parti in causa la soluzione: ovvero chi produce beni dell’intelletto e chi li utilizza per la commercializzazione. Se non sono d’accordo, si rivolgano ad un giudizio terzo. Non è, in sintesi, quanto sosteniamo su tutto il resto?
@ Liberalista:
Le sue idee sulla cosiddetta proprietà intellettuale portano a rigor di logica verso una specie di polizia mondiale (si pensi agli accordi internazionali combattere la “pirateria”).
anche Leonardo Facco ha pubblicato una raccolta di scritti molto belli,”Denaro e Libertà”. Il volumetto è acquistabile per soli 2,58 Euro scrivendo all’editore Leonardo Facco.
Indice:
– Prefazione di Marco Faraci
– “Il discorso sul denaro” – estratto da “Atlas Shrugged” di Ayn Rand
– “Dizionario randiano essenziale” – raccolta di definizioni tratte dai libri della Rand
– “Bibliografia randiana essenziale”
– “Ripristiniamo il gold standard” – contenente il saggio di Alan Greenspan “L’oro e la libertà economica”.
“E così tu pensi che il denaro sia alla radice di tutti i mali? Ti sei mai chiesto quali sono le radici del denaro? Il denaro è un mezzo di scambio, che non può esistere se non esistono le merci prodotte dagli uomini e gli uomini capaci di produrle. Il denaro è la forma materiale del principio che gli uomini se vogliono trattare l’uno con l’altro devono trattare scambiando valore con valore” (Ayn Rand)
Ayn Rand
DENARO E LIBERTA
Prefazione di Marco Faraci
Leonardo Facco Editore, Treviglio, 2002
Il problema e’ che quella “forma materiale” poi finisce per diventare un bene in se’, una merce, la piu’ preziosa di tutte, e da mezzo, diviene fine. In giro, e senza fare tanta strada, trovate quanti esempi volete di adoratori del vitello d’oro, con i marenghi sepolti in giardino.
sei sempre il più intelligente… Firmato, un uomo un perchè
due libri belli e brevi :
http://www.liberilibri.it/ayn-rand/73-antifona.html
http://www.liberilibri.it/ayn-rand/172-la-virtu-dellegoismo.html
Sarò l’unico idiota a cui AtlasShrugged ha fatto un effetto corroborante, ma credo invece che quel libro sia stato e sia un grande testimonial della libertà.
Poi, lei era miniarchica, io anarchico, e quindi arriviamo a conclusioni differenti alla fine del processo. Ma nonostante questo, la vicenda raccontata nella Rivolta di Atlante rappresenta benissimo le ipocrisie del mondo attuale e la deriva statolatrica e socialistoide dei cervelli. Oltre che, forse al di là di quanto la Rand stessa ipotizzava, una via d’uscita realistica alla famosa domanda che ogni libertario si fa (cosa fare dopo aver capito che lo Stato è il problema?).
Inoltre, dopo averlo letto con grande trasporto ed attenzione, posso dire a ragion veduta che la Rand non scriveva affatto male. Ho letto diverse critiche alla sua figura ed alla sua personalità un tantino urticante e dittatoriale, ed al suo stile che sarebbe patetico. Temo che tali critiche siano le tipiche affermazioni di stampo stalinista, che mirano alla distruzione dell’immagine del personaggio, prima ancora che alla reale messa in luce di difetti.
Insomma, sembrano pregiudizi, più che giudizi.
@ Liberalista. Mi associo all’idiozia di chi ha trovato la rivolta di Atlante “corroborante”: mi sono divorata i tre volumi dell’edizione italiana qualche anno fa con enorme soddisfazione e ho avuto una bella espansione di coscienza. Magari i personaggi sono un po’ tagliati con l’accetta, ma in questo caso posso chiudere un occhio, e anche due, sullo stile letterario: niente mi ha dato tanta soddisfazione quanto il finale, con le luci di New York che si spengono. Sì, molto corroborante. Purtroppo temo che in Italia agonizzeremo ancora a lungo…
Meglio Lo hobbit con i suoi pregi al localismo (individui in un contesto sociale organico) e le critiche della centralizzazione. Inoltre, Tolkien sapeva scrivere.
“vita rappresenta un fine in sé, non un mezzo per finalità che lo trascendano. Si contesta quindi uno dei princìpi fondanti della narrazione statolatrica che prevede più o meno apertamente il sacrificio del singolo per un bene comunitario…”
Che lo Stato sfrutti l’altruismo non vuol dire che non esista come fenomeno reale, innato all’uomo. Se io, scapolo, pur rischiando la vita, difendo la famiglia di mia sorella favorisco così il passaggio di una parte del mio patrimonio genetico alle future generazioni. Lo stesso vale in misura minore per mio cugino, e così via. L’altruismo non è solo un’astrazione.
Su Kobo si può acquistare the Fountainhead + Atlas Shrugged per €17,05 il link è: http://www.kobo books.com/ebook/Ayn-Rand-Novel-Collection/book-rahdpPvLlkqZQ5e5_KRGgg/page1.html?s=mYl5jAn8kkuSKstskswiQg&r=3
Comunque, secondo me, come testimonial al libertarismo è molto meglio Robert A. Heinlein che popolarizzò l’acronimo TANSTAAFL.
Heinlein… un altro mezzo nazista con l’idolatria della Patria, ma che lui personalmente non fece nemmeno il servizio militare, o qualcosa del genere ;) Correggetemi se sbaglio.
Rand è un’eroina ai neoconservatori. Basta ascoltare Peikoff per capire che ha ben poco a che vedere con la libertà.
https://www.youtube.com/watch?v=JoAWCwm-UXw
@albert
The Fountainhead (uso il titolo inglese in quanto ritengo quello italiano ridicolo) è il primo best seller della Rand in cui comincia a esprimere la sua filosofia oggettivista. Non è tratto dalla vita di Frank Lloyd Wright, però è vero che il protagonista, Howard Roark, è ispirato al architetto americano.
La Rivolta di Atlante è il romanzo più famoso e da cui si ricavano una miriade di analogie ai tempi che viviamo ora.
“La Rivolta di Atlante è il romanzo più famoso”
Pero’ sarebbe in tre volumi, e dopo aver letto “The fountainhead” per affrontarlo ci vuole coraggio, oltre che portafoglio… (io non l’ho letto, anche perche’ con questi chiari di luna appunto non ho piu’ una lira da spendere in “superfluo” – se costasse meno un’occhiata gliela darei). Occhio che in italiano, furbescamente, vendono col titolo originale solo la prima delle tre parti del libro, tutto ti viene a costare un bel mazzo di soldi, circa 100 mila lire, per capirsi…
Trovi su wikipedia (e su nonciclopedia) ulteriori ragguagli (ti raccomando la lettura della pagina sulla Rand di wikipedia, e’ fatta bene mi pare, divertente il riferimento a Nietzsche, come avevo gia’ inteso dalla lettura del suo libro, del grande pensatore pazzo prende solo la parte che piaceva a hitler, e peraltro senza capirci un cazzo esattamente come quest’ultimo).
Cio’ che dice nonciclopedia (ci sono capitato con google per caso) e’ parzialmente applicabile all’altro libro che invece ho letto, che citavo sopra. Ayn Rand a mio avviso e’ una fanatica, con la tipica adorazione della forza che hanno i deboli (e spesso, istintivamente, le donne, anche se non lo ammettono…).
Una davvero pessima testimonial per il libertarismo, a mio avviso.
il post sopra voleva indirizzarsi ad Albert
@Winston Diaz: Ayn Rand debole? Non faceva incontri di pugilato, è vero, nemmeno ha lavorato in miniera, ma – da quello che so – se l’è svignata dalla Russia sovietica, si è mantenuta a sue spese in America e ha influenzato qualche cervello insegnando che è bene che ciascuno provveda a sé stesso. Anche come pensiero non mi sembra debole…
Anthem – mah non lo so… forse intendo debole como lo sono in genere gli intellettuali, con la loro invidia per le persone di azione e di successo, che a parole disprezzano. Conosco un po’ il pensiero di nietzsche, tipico esemplare della categoria, cui la Rand sembra ispirarsi molto (nietzsche del resto influenzo’ tantissimo tutta la cultura successiva, pur senza mai saperlo visto che impazzi’ e mori’ praticamente senza mai aver venduto un libro) Ma la sua celebrazione dell’egoismo derivava dalla polemica denunzia dell’altruismo, in cui riconosceva una forte componente di egoismo stesso, di mostrarsi buoni solo per interesse e guadagno… insomma un bel circolo vizioso (umano troppo umano), ben diverso da come, molto piu’ direttamente presenta la faccenda la Rand (o i suoi emuli, direttamente la conosco molto poco, ho letto un suo solo libro, la fonte meravigliosa, e tutto sommato mi e’ bastato). Pero’ a integrazione e smentita di quanto ho appena detto sopra, c’e’ da dire che la Rand, come intellettuale, almeno nella sua celebrazione dell’antiintellettualita’, dell'”uomo forte”, assomiglia molto a Nietzsche, ma non al Nietzsche migliore…
Per Nietzsche il superuomo era quello che, nella moderna crisi di tutti i valori assoluti e della divinita’, sarebbe riuscito comunque a sopravvivere in un tale vuoto. Lui di certo no, impazzi’.
COmunque in ogni caso, appunto, per quanto sia interessante la provocazione intellettuale del dire il contrario di cio’ che le “anime belle” hanno da sempre detto, non ci trovo molto di libertario, ne’ di indipendente.
Onestamente fra thoreau e rand, non ho il piu’ minimo dubbio di chi preferire. Sono all’opposto anche nella mole dei loro scritti, il capolavoro di thoreau, un testo che in alcune pagine e’ di una forza testamentaria, “la disobbedienza civile”, che trovo strano qui non venga mai citato, e’ di poche pagine. L’uno, inerme e umile maggiordomo del filosofo emerson, esprime una forza di carattere e un’indipendenza spaventosi, l’altra sembra non rendersi nemmeno conto che i suoi eroi, in realta’, dipendono completamente dagli altri e dalla loro ammirazione, solo che non vengono riconosciuti subito come leader. LLoyd Wright era un tipo del genere, un personaggio dalla autostima, egotismo e presunzione infinite, pare.
La Costituzione non è il popolo.
Horace Kallen non fondò l’America. Fino a cento anni fa era una nazione europea cristiana, e non una “nazione propositoria”.
Vorrei leggere il libro più semplice, ma significativo della Rand.
Chi mi dà un titolo?
Il piu’ noto credo sia “La fonte meravigliosa”, ispirato alla vita dell’architetto Frank Lloyd Wright, da cui e’ stato tratto almeno un film, di cui e’ famosissima la scena:
https://www.youtube.com/watch?v=vb739gRFT5c
In questo libro l’autrice trasuda ammirazione per l’eroe protagonista, che naturalmente e’ selvaggio, creativo, indipendente: un po’ la summa dell’incantamento femminile da romanzo di appendice per l’uomo forte e arrogante, concupibile e sellabile solo finche’ non domato dalla donna stessa.
Non un granche’, a mio avviso, nonostante l’aura di capolavoro che lo circonda.
@ Albert Nextein. Breve, semplice e significativo: Le virtù dell’egoismo, (ed. Liberilibri).
Nessun uomo è un’isola: John Donne, un vero scrittore.
Pregevole, Marco.