“La cosa che dovrebbe far pensare è che l’errore nelle politiche di risanamento è quasi sempre lo stesso: una preferenza di fatto per i creditori. Come se non toccasse a loro un’attentissima valutazione dei rischi – conoscono molto meno cose dei debitori sulle operazioni che finanziano – e come se nel “prezzo” che ottengono, il tasso di interesse, non fosse compreso anche un premio per questi rischi. Eppure è così: l’intero impianto della politica economica attuale – dall’inflation targeting della politica monetaria alla struttura del sistema finanziario globale – favorisce i creditori. Tra i quali non ci sono, val la pena di sottolinearlo, le imprese e i governi, ma i lavoratori dipendenti (finché conservano il posto di lavoro…) e soprattutto i risparmiatori, i capitalisti, e i rentiers… In questo atteggiamento, non c’è necessariamente una presa di posizione ideologica. È piuttosto il tentativo di creare un contrappeso alla proclività dei governi a indebitarsi scaricando sul futuro, sui governi successivi o sui cittadini attraverso l’inflazione, il peso del risanamento”. (R. Sorrentino)
Commentando sul Sole 24 Ore gli scarsi effetti sin qui ottenuti in Europa dalle politiche impropriamente definite di austerità, Riccardo Sorrentino individua la causa in quella che definisce “una preferenza di fatto per i creditori”. Premesso che se l’austerità fosse praticata senza snaturarne il significato – ossia riducendo la spesa pubblica (non solo il suo tasso tendenziale di crescita!) complessiva e con essa, sia pure in misura minore per ridurre il deficit, anche la tassazione – i risultati sarebbero molto probabilmente meno deludenti e inconcludenti di quelli sin qui ottenuti, tutto si può dire tranne che vi sia una generalizzata preferenza per i creditori.
Sorrentino, bontà sua, riconosce che imprese e governi non compaiono generalmente tra i creditori, e che senza qualche freno i governi si indebiterebbero molto più di quello che hanno fatto finora. Ciò nonostante, non trovo nella storia esempi che diano sostegno alla sua tesi. In Italia le imprese stesse, quando si trovano a vantare crediti nei confronti dello Stato, non mi pare siano trattate con grande favore.
I creditori sono stati spesso ripagati con moneta svalutata e le cosiddette politiche di inflation targeting da parte delle banche centrali non sono state altro che un espediente retorico per nascondere il perpetuarsi di politiche monetarie inflazioniste. Da questo punto di vista, l’idea di prendere in considerazione i soli indici dei prezzi al consumo (sulla definizione e rivisitazione periodica dei quali, peraltro, si potrebbe ampiamente discutere) per misurare l’inflazione rappresenta probabilmente il più grande esercizio di neolingua orwelliana del Ventesimo secolo.
Credo che, soprattutto nel caso della Grecia, il problema sia stato in realtà quello di un trattamento discriminante tra i diversi creditori. A quelli privati è stata in buona sostanza imposta una ristrutturazione ipocritamente definita volontaria, mentre i crediti della troika (Ue, FMI e Bce) non sono stati intaccati. Nel caso della Bce è addirittura stato fatto uno scambio di titoli pochi giorni prima della ristrutturazione, escludendo poi i nuoti titoli dall’haircut. Credo che il default avrebbe dovuto essere dichiarato molto prima, quando i politici europei continuavano a ripetere che ciò non sarebbe mai accaduto, rassicurando (o gabbando?) i creditori privati, o per lo meno una parte di essi.
Personalmente sono d’accordo con Sorrentino nel ritenere che i creditori debbano valutare attentamente a chi prestano soldi e assumersi il rischio di insolvenza del debitore. Ma né le modalità con le quali vengono condotte le ristrutturazioni laddove interviene lo Stato (o, peggio, il sovrastato), né la politica monetaria possono essere tacciate di riservare un trattamento di favore ai creditori. L’evidenza dice il contrario.
Il problema e’ che nei rapporti fra stati, anche all’interno dell’unione europea, vale la legge del piu’ forte, lo rende evidente proprio il fatto che l’haircut greco sia stato praticato solo sui privati mentre gli istituzionali hanno avuto precedenza con botte di tasso d’interesse da ammazzare anche il paese piu’ solido del mondo, evidentemente senza nessuna preoccupazione che cosi’ i creditori meno forti avrebbero perso tutto. Questa e’ la “solidarieta’” europea.
Peraltro, secondo un certo blog, ai tecnici del mestiere incaricati di sorvegliare la situazione non poteva non essere evidente fin da un lustro fa che la grecia era avvitata su un percorso di indebitamento fallimentare (altro che la scusa dei conti truccati, i conti non li hanno truccati i greci), se non hanno fatto nulla e’ perche’ sapevano che i loro crediti spericolati sarebbero stati poi coperti dalla spoliazione del paese, sa nella parte pubblica che privata, con la forza delle polizie armate.
Vedere questo e seguenti:
goofynomics.blogspot.it/2012/02/premiata-armeria-hellas-saldi-di-fine.html