DI ANDREA P.
Tempo fa mi era caduto l’occhio su questo titolo di repubblichella2000: “No Vax, lo spettro di un vero partito che potrebbe raggiungere il 5%”. Continuando la lettura (si, ogn tanto mi voglio male…) ho scoperto che secondo gli istituti di ricerca probabilmente sarebbe almeno il 10% (e secondo me di più, se so – e lo so per motivi professionali – come lavorano gli istituti di ricerca).
Ebbene quel titolo ha riacceso in me un ragionamento che avevo già cominciato e lasciato a metà, nel constatare che apparentemente ( e giustamente!) ai libertari non interessa. Io però sono testardo e quindi provo a dare il mio contributo ad una discussione che non c’è: sarebbe auspicabile la partecipazione dei libertari alle prossime elezioni nazionali, in forma “organizzata” (non ce la faccio a scrivere certe parolacce)?
Premessa forse ovvia ma a scanso di equivoci: credo che a nessun libertario piaccia la politica. Non faccio eccezione. Mi spingo a dire che probabilmente quasi nessun libertario vota e tantomeno vorrebbe farsi votare. In condizioni normali questa sarebbe la fine del ragionamento e la risposta alla domanda sarebbe semplicemente NO, come giustamente è stato fino ad oggi.
Ma le condizioni non sono normali.
Il fatto che lo stato-tumore abbia definitivamente gettato la maschera è una sciagura, certo, ma ha anche fornito alle idee antistataliste in generale (e libertarie in particolare) una visibilità enorme, come testimoniato, tra le molte altre cose, dagli utenti che quotidianamente seguono i canali Telegram. Questi numeri, bisogna essere onesti, non ce li sognavamo neppure fino a due anni fa. Certo, non tutti sono libertari. La maggior parte sono semplicemente incazzati o cercano conferme.
Resta il fatto che oggi centinaia di migliaia (milioni?) di persone sono esposte alle nostre idee, mentre prima ignoravano la nostra esistenza.
Non solo. Le ultime elezioni hanno manifestato l’esistenza di una maggioranza vera (più del 50%) che semplicemente non vota più. Non si sente rappresentata? Chissà…
E ancora: la proliferazione di canali alternativi di comunicazione rende la diffusione di messaggi molto più facile ed economica di quanto lo sia mai stata, permettendo di fare campagna elettorale al di fuori dei costosissimi e truccati canali tradizionali.
Questi mesi di lotta hanno permesso a molti di noi di creare contatti nuovi. Tanti contatti nuovi. Secondo le stime ufficiali ci sono 8 milioni di “free-vax” (uso il termine solo per brevità). Probabilmente di più.
Alle ultime politiche il Partito Demente ha preso 6.134.727 voti (non considero i 5scemi perchè tanto al prossimo giro non ci saranno), il numero più alto in senso assoluto. A questi potrei aggiungere una lunga serie di altri fattori minori che ometto per brevità. Ma credo sia chiaro dove voglio andare a parare.
Vi propongo un esercizio.
Immaginiamo per un attimo che il Movimento Libertario si presenti alle elezioni. Provo a buttare lì uno slogan per la campagna elettorale “ombra” (nel senso di effettuata solo per vie alternative, “invisibile” ai media mainstream): “Perchè non possa accadere mai più!”. Dovrebbe solleticare un po’ tutto il fronte free-vax, per i motivi più vari. Noi libertari ovviamente sappiamo che l’unico modo per tenere fede alla promessa è smantellare lo stato-tumore fino alle fondamenta insieme alla legge e al denaro fiat, o quanto meno metterlo nelle condizioni di non nuocere rendendolo talmente povero da non avere le risorse per esercitare il monopolio della violenza. Ma non c’è bisogno di dirlo a tutti! Molti penseranno che si possa fare attraverso qualche modifica costituzionale o altre baggianate simili. Non importa!
E se non fossero le elezioni nazionali, c’è sempre “l’opzione Hoppe”, cioè puntare al “locale”… Quanti voti prenderebbe?
Tutto quanto sopra esposto è chiaramente una brutale semplificazione, ma credo basti a dare il quadro del problema. Un problema, o meglio una possibile opportunità, che ritengo possa e debba essere discussa francamente e senza preconcetti tra gli amanti della libertà. Ora molti, arrivati a questo punto, storceranno il naso: “eccolo qui, un altro che ci casca e vuole far politica”. Chi mi conosce sa che proprio non è il caso ma posso comunque dire che, si dovesse decidere di provarci, il mio intendimento è che si entri in parlamento solo se il numero di parlamentari fosse sufficiente a governare o comunque indispensabile ad un governo. Altrimenti rinuncia in massa al mandato e tanti saluti.
La verità è che io la risposta non ce l’ho. Sento le due campane ed entrambe hanno argomenti validi. Però non posso far finta di non vedere la realtà e scorgervi una opportunità enorme per chi ha a cuore la libertà. Queste condizioni non si ripeteranno probabilmente mai più.
Per questo ho deciso di lanciare il mio piccolo sasso nello stagno libertario, sperando di dar vita ad una discussione costruttiva.
Io penso che non sia ancora il momento dei libertari. La gente ha bisogno di subire ancora, e necessita di più miseria, più privazioni e ancora meno libertà , per arrivare a capire qualcosa e per anche solo intravvedere nel libertarismo una via di ricupero e una base su cui costruire ex-novo la convivenza. Guardate tutte le opposizioni in itinere come si rivolgono ai possibili elettori, e quali argomenti usano.
Più stato, ma fidatevi saremo noi a gestire questo “più stato”, ce ne sarà per tutti. Viva la libertà, e più stato. Come potrebbe un gruppo eventualmente eletto di libertari accordarsi con queste “opposizioni” in itinere, se non cedendo a compromessi innaturali? La gente non conosce e non capisce il libertarismo che in realtà neppure conosce. La gente è ancora imbambolata con la promessa “più stato , più benessere e libertà per tutti”. Deresponsabilizzati cronici, impauriti, ingannati.
In Argentina la gente si sta svegliando , perchè c’è Milei che è un gran personaggio , ma anche perchè le condizioni economiche ed esistenziali si deteriorano progressivamente e si sta materializzando miseria vera.
I libertari hanno diversi avversari ed ostacoli. I competitori statalisti in primo luogo e poi la gente che ingoia e sopporta tutto.
Fintanto che la gente non avrà veramente aperto gli occhi penso che le proposte e le cure libertarie non avranno ascolto.
Ed anche allora , nutro dubbi in merito.
“Come potrebbero i libertari accordarsi con certe opposizioni se non cedendo a compromessi innaturali?” Forse semplicemente non accordandosi. Ma vediamo quali potrebbero essere i termini relativi a eventuali accordi.
1) ACCORDO ELETTORALE: Per tentare di raggiungere un quorum ci si mischia con i finti oppositori attraverso la presenza nelle liste plurinominali e ci si spartisce una serie di collegi uninominali. Gli eletti voteranno in modo diverso le leggi di bilancio, i libertari a favore delle cancellazioni fiscali impositive mentre i “sociali” continueranno a votare contro tali proposte di antifiscaliste. Ma sull’abolizione degli obblighi di trattamento sanitario voteranno nello stesso modo. Se ciò non avverrà il loro tradimento sarà palese, comunque in un simile contesto sarebbe garantita una voce libertaria nell’istituzione.
2) ACCORDO POSTELETTORALE: Si presume che una lista libertaria abbia raggiunto il quorum da sola. L’unica concessione agli altri potrebbe essere quella di votare un loro rappresentante alla presidenza di una o più commissioni parlamentari in cambio di un impegno ancora più incisivo sull’abolizione delle norme liberticide. In ogni caso i libertari votano per l’abolizione delle suddette norme continuando a dire no al fisco e alla spesa pubblica mentre gli statalisti si ostineranno a dire sì ma senza il contributo degli eletti libertari.
3) ACCORDO GOVERNATIVO: Possibile solamente se i libertari diventano ago della bilancia per la formazione di un esecutivo. Si stabilisce quali possano essere le priorità abolizioniste rispetto a un impossibile tutto ma si rifiutano a priori dicasteri, vicedicasteri, sottosegretariati, presidenze o vicepresidenze di organismi parlamentari (salvo, ovviamente i capigruppo interni; se si è nel misto si rifiutano presidenza e vicepresidenza qualora ci si trovi in minoranza). Qui, chiaramente, può aprirsi un dibattito se l’istruzione sia prioritaria rispetto alla sanità o se la previdenza sia meno urgente rispetto a non so cosa.
4) ACCORDO ISTITUZIONALE: Possibile solo se il gruppo libertario ottiene la maggioranza assoluta nei due rami del parlamento ma non ottiene la maggioranza qualificata superando i due terzi dei seggi. In tal caso si offrono poltrone governative agli altri in cambio di forti riforme costituzionali e di convocazione di un’assemblea costituente che miri a superare l’attuale statuto albertino riverniciato. Solo poltrone, però; il contenuto programmatico legislativo e quello di bilancio devono essere impostati sull’idea di stato minimo. Ciò che lo stato non è in grado di esercitare (praticamente tutto) può essere svolto da soggetti privati. Se gli statalisti rifiutano, si governa attraverso programmi di scuola austriaca di economia. L’assemblea costituente la si vota a maggioranza assoluta e non qualificata con eventuale conferma popolare attraverso lo strumento referendario.
5) NESSUN ACCORDO: Possibile solo se si superano i due terzi dei seggi in tutti e due i rami delle assemblee parlamentari (Colla, hai finito di sognare? Se sai che il cesanese ha certi effetti, non consumarlo prima di scrivere). In questo caso gli eventuali eletti possono liberamente votare a favore dell’abolizionismo senza che ci si debba scomodare a cercare compromessi. E’ inoltre possibile nessun negoziato nel caso della situazione vista al punto due, dove ci si può anche ritrovare a votare da soli ogni provvedimento senza necessariamente concordare qualcosa con altre realtà. Ci si accorda solo in caso di qualcosa di autentica concretezza, non su un eventuale misero sconto delle imposte sul reddito.
Non sono in grado di affermare se sia o non sia il momento dei libertari. probabilmente no. Non perché manchi un Milei italiano, ce n’è sicuramente più di uno e per trovarlo basta guardarsi in casa. In Argentina si è riusciti a convincere i finanziatori, qui quest’aspetto è il nostro perenne tallone d’Achille. E’ probabile che per convincere gli italiani occorra ancora maggiore miseria ma se a Palazzo Chigi rimane il riferimento ufficiale delle banche centrali, l’aumento della povertà è assai probabilmente assicurato; speriamo che Biden lo accontenti con le sue pretese di aspirazione al segretariato generale dell’alleanza atlantica, così si toglie di mezzo dagli affari di natura strettamente economica. Se fossi azionista dell’istituto finanziario dove ho il conto corrente, non voterei per tale individuo neanche per la guida dell’ultima filiale territoriale. Se è vero che il momento per i libertari arriva quando la gente apre gli occhi, allora cerchiamo di capire come Milei stia riuscendo ad aprirli agli argentini. Per aprirli agli italiani occorrono fonti informative autentiche che arrivino ai loro orecchi. Studiamo come Milei abbia ottenuto il megafono ed eventualmente imitiamo il metodo per ottenerlo anche noi. Da soli, gli occhi, non li aprono né gli italiani né gli argentini.
In realtà non è esatto che a nessun libertario piaccia la politica; perché di certo il libertarismo è un pensiero attinente alla filosofia politica. Ai libertari non piace lo stato e le votazioni spesso lo rafforzano. Tuttavia capisco le perplessità di Andrea: siamo in una guerra non dichiarata da noi e siccome siamo noi gli aggrediti, dobbiamo trovare uno strumento di difesa. Ai libertari è la guerra che non piace, come è giusto che sia; ma la filosofia libertaria è tutt’altro che contraria al diritto a difendersi. Le opzioni possono essere varie. L’indifferenza fin qui praticata non ha portato a soluzioni efficaci. Forse perché non praticata da tutti? Il guaio è che se anche l’astensionismo superasse il novantanove per cento ci sarebbero comunque candidati vincenti che occuperebbero le istituzioni perché la mancata partecipazione non inficia il risultato. Tra l’altro un risultato del genere sarebbe faticosissimo da raggiungere. La lotta armata? A parte le considerazioni etiche (molti stanno nell’esercito per fame, non certo per fanatico spirito patriottico); a parte le valutazioni personali che devono tener conto dell’idea della non violenza predicata e attuata dai libertari pur giustificando in alcuni casi il tirannicidio. C’è anche una considerazione pratica: le armi ce le hanno loro, non noi. Quindi si è destinati alla sconfitta. A meno che qualcuno decida di finanziare truppe mercenarie con scopi rivoluzionari. Ma un finanziatore del genere non rischierebbe di risultare uno che agisce così solo per sostituire una tirannia oligarchica con una personale? O magari non per forza monocratica ma comunque un’altra oligarchia solo apparentemente di diverso colore? Se anche così non fosse, vorrei proprio vedere chi sarebbe disposto a un investimento del genere se finora non ha speso un centesimo per diffondere il pensiero libertario e portarlo a dimensioni di massa. Resterebbe la strada elettorale, piena di incognite. Prima incognita: riuscire a formare delle liste senza infiltrati. Seconda: riuscire a trovare un numero di candidati credibili e un numero altrettanto sufficiente di firme per presentare le liste. Terza incognita: il risultato a urne scrutate. Quarta incognita: la possibilità, in caso di improbabile pieno successo, di governare senza che la burocrazia governi di fatto impedendo l’azione degli eletti. Quinta incognita: le alleanze in caso di successo parziale. Il problema non è tanto il “con chi” ma il “che cosa”. Se ci consentono solo la privatizzazione dell’Ente Teatrale Italiano, stiamocene a casa e lasciamoglielo. Meglio una compagnia di intolleranti in più, composta magari da soggetti aventi un’idea della recitazione pari a quella di Alvaro Vitali, che compromettersi per una briciola. Se consentissero qualcosa in più, come dovremmo regolarci? Se Giorgia Meloni dicesse “privatizziamo pure tutto ma eccettuata l’istruzione” dovremmo accettare? Sul piano del risveglio delle coscienze sarebbe in realtà la prima istituzione a dover essere privatizzata e liberalizzata. Se Tajani dicesse “tutto fuorché la RAI, altrimenti diventa efficiente e quindi troppo concorrenziale nei confronti del mio padr… ehm, del mio principale” che risposta si dovrebbe dare? Se la lega dicesse no al nucleare, magari in nome della purezza del Po divino, (hanno le camicie verdi!) dovremmo cedere? Se Di Maio dicesse di sì alle privatizzazioni e alle liberalizzazioni ma volesse comunque pubblico il sottosuolo e pretendesse la reiterazione del reddito di deficienza, quale posizione si dovrebbe assumere? Se il Partito democratico fosse d’accordo nel privatizzare le partecipate, la Cassa Depositi e Prestiti, le società idriche, la citata RAI e qualche altra cosa ma volesse mantenere pubbliche sanità, previdenza e istruzione? Come dovremmo comportarci? Sui trattamenti sanitari obbligatori, pensiamo che tutti questi possibili alleati siano affidabili nell’eventuale promessa di rinunciarvi? Quelli affidabili perché si sono esposti (Paragone, Cunial, Fusaro e pochi altri), quante visioni comuni hanno per tutto il resto con l’ottica libertaria e antistatale? Tutte le forse politiche citate (ho escluso Liberi e Sciocchi per ovvie ragioni) rinuncerebbero alle banche centrali e al monopolio della moneta? Se all’inizio dicessero di no ma concedessero ampie privatizzazioni e liberalizzazioni, ciò sarebbe sufficiente per garantire all’economia un’azione produttiva in luogo di una semplice boccata d’aria? Ecco, forse quest’ultima domanda, in attesa che le criptomonete la rendano finalmente obsoleta, potrebbe essere decisiva. SI potrebbe dire di sì ma senza partecipare direttamente al governo con propri ministri. E solo con un serio e cospicuo abbattimento del peso fiscale così come di quello burocratico. E un’altrettanta seria riforma dell’ordine giudiziario, non il sorcio partorito dalla finta montagna del lodo Cartabia. A questo punto si tengano pure la Rai e Lottomatica, la seconda finanzierà la prima. Ma temo sia solo un sogno. Al risveglio, bene che vada, ci si troverebbe all’opposizione. Potrebbe essere utile? Non lo so. Si tenti pure ma non ci si illuda troppo sulla potenza mediatica basata sull’idea dell’internettismo. E’ vero, oggi una campagna elettorale può costare meno che in passato; ma i padroni del vapore continuano comunque a usare gli altri mezzi di diffusione propagandistica e per raggiungere il quorum potrebbe non bastarci il mezzo informatico. D’accordo per parlarne senza pregiudizi ma pure senza facili illusioni perché il partito contro il siero obbligatorio è variegato e trasversale, non è tutto e solo libertario. L’interventismo in economia e i bilanci in deficit proposti da Paragone non ci appartengono. Il rischio è la dispersione del voto in mille rivoli ma se per evitare questo rischio ci si dovesse alleare con gli interventisti, si finirebbe solo di ottenere lo snaturamento pressoché completo dei nostri obiettivi di base. Per poi ottenere un quorum comunque basso o al massimo una rappresentanza minima che nei confronti dei sieristi non avrebbe alcuna possibilità negoziabile. Se si dovesse comunque optare per la soluzione elettorale, proporrei l’astensionismo per i prossimi appuntamenti dedicati agli enti locali di giugno. Il tutto finalizzato alle votazioni successive. Vincerebbe la sinistra che ha un concetto di militanza piuttosto elevato? Perfetto, paradossalmente parlando. Lo schieramento solo apparentemente avversario potrebbe avere l’ennesima occasione di riguardarsi dentro e di non cedere alle sirene dei Brunetta e dei Cicchitto. Aumenterebbe la base che si sente non rappresentata e quella potrebbe essere l’area nella quale attingere l’eventuale richiesta di consenso. Auguriamoci pure che i democratici statunitensi “trionfino” nelle votazioni di mezzo termine, sempre grazie all’astensionismo. La cosa potrebbe favorire una rivoluzione interna in casa repubblicana: se si scrollano da dosso gli attuali vertici, costituiti o da imbecilli teocratici o da criminali allo stato puro, possono vincere le presidenziali del 2024 ottenendo anche un’ampia maggioranza al Congresso e al Senato: Se ne infischino dell’Alabama che è sempre possibile conquistare in futuro, la lascino pure ai democratici e si concentrino sugli altri quarantanove stati; Alaska compresa. Del ballottaggio francese possiamo anche non occuparci: quale dei due fascisti vinca, il Macro o la Micro, non è cosa che ci riguardi.
Le elezioni. Lo stato. Mi viene l’orticaria. Però capisco il ragionamento. Non e facile. Una azione a livello nazionale con il solo scopo di distruggere il sistema e una a livello locale più intensa per minare alla fondamenta il costrutto partito-istituzionale.
La linea teorica funziona. La pratica un po più ardua e difficile. Mirare ai comuni e a nessun altro ente per tenere sotto controllo diretto candidati e le loro azioni. E per incidere (le istituzioni superiori sono solo funzionali ai partiti).Forse sarebbe una via… impossibile ma un libertario e forse l’unico individuo che oggi può tentare l’impossibile?