DI PIETRO DE LUIGI
Il brano è fondamentale per la teoria aristotelico-tomista dello stato. Ne ho già trattato altre volte, ed ho voluto qui tradurne solo una piccola parte, ma consiglio la lettura dell’intero passo nell’originale inglese.
- «[…] Perciò, evidentemente, una persona non può essere cittadino involontariamente, né una moltitudine può essere involontariamente uno stato [polis, città]. L’unità di uno stato, vale a dire il suo stesso essere, consiste principalmente nell’anima dei cittadini, nelle disposizioni delle loro volontà.
- Ciò per dire non solo che lo stato è un effetto delle loro volontà, ma l’unità stessa di uno stato si basa principalmente sul loro stesso desiderio di averlo. Lo stato è un effetto delle loro volontà, ma non un prodotto in senso stretto.
- Un prodotto può continuare a esistere dopo che l’azione di produrlo è cessata. Se lo stato fosse un mero prodotto della volontà dei cittadini, la sua perpetuazione non dipenderebbe necessariamente dalle loro volontà. Potrebbe perpetuarsi contro la loro volontà, attraverso una forza dispotica (esercitata da uno o piu uomini). Ma in quel caso essi sarebbero schiavi, non cittadini. Sarebbero strumenti umani, “cose che l’uomo usa”. E una tale moltitudine sarebbe, non uno stato, ma la corruzione di uno stato.[…]».
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Dov’è il link all’originale inglese?