In Libertarismo

DI PIETRO AGRIESTI

Molti liberali credono di credere nella proprietà privata. Dicono che lo Stato ha diritto di prelevare una piccola cifra di tasse, di vietare alcune sostanze, di organizzare un welfare state minimo per chi ha davvero bisogno, di intervenire per i casi che riguardano la sicurezza nazionale, di gestire le emergenze, ma non deve andare oltre. Per il resto deve rispettare la proprietà privata e il mercato. Perché la proprietà privata e il mercato sono utili. Servono l’interesse collettivo. Assicurano la prosperità del paese e dello Stato.
Ma i soldi che ad es. metto sul mio conto in banca, ci sono solo due alternative, o sono miei o non sono miei. O posso legittimamente prelevarli solo io e allora sono miei e se li “preleva” un altro si chiama furto. O può legittimamente prelevarli anche un altro e allora non sono miei, ma sono una proprietà comune con quest’altro.
Se la società, lo Stato, i politici, i burocrati, gli elettori, i miei concittadini – insomma vedete un po’ voi chi – hanno diritto a prelevare dal mio conto corrente o a prendersi una “decima” – o i sei decimi – prima che li depositi, e non si chiama furto o rapina, allora è evidente che viviamo in un contesto dove la proprietà è collettiva.
L’assunto è lo stesso da cui partono il socialismo e il comunismo. Posto che la proprietà privata non esiste, e tutto è della collettività, poi la collettività decide le regole dell’assegnazione e gli usi concessi di questa proprietà, ad es. tramite i meccanismi della democrazia rappresentativa.
Il liberale allora è un “comunista minimalista” che vuole che la collettività pur potendo in linea di principio prelevare dal mio conto corrente, lo faccia con parsimonia, e mi lasci usare gran parte dei soldi che ci metto (il conto corrente è solo un es.) “come se fossero miei”. Perché? Perché è l’interesse della collettività stessa, che così sarà più prospera, e questo e quello.
Un anarco capitalista è uno che fa un ragionamento diverso è molto più semplice: io sono mio e le proprietà che acquisito tramite appropriazione originaria o libero scambio sono mie. Non è che facciamo finta che siano mie. Sono proprio proprio mie. Le può avere legittimamente chiunque col mio consenso, non le può avere legittimamente nessuno senza. Se uno se le prende comunque, è un ladro.
L’unico liberale che da anarco capitalista posso in qualche modo rispettare e con cui mi va di discutere è quello che almeno abbia l’onestà di dire che mi vuol derubare. Che cioè riconosce la proprietà privata come tale, e non per finta, come finzione garantita dalla collettività che ne è la vera legittima proprietaria in ultima istanza, e ha le palle di dirmi che ritiene indispensabile o ineliminabile una certa quota, organizzata, stabile, sistematizzata, morigerata, svolta con modalità “victim friendly” di rapine, furti, e schiavitù.
Con il liberale che mi dice che difende la proprietà privata, ma poi che le tasse sono giuste e necessarie, che è diritto dello Stato proibirmi di fumare, che bisogna intervenire su questo e su quello per interesse nazionale, e magari anche impormi lockdown e coprifuoco, non ci voglio nemmeno discutere.
È più onesto, ed è anche una posizione teoricamente più forte, dirmi che il furto e l’aggressione sono ineliminabili e che tanto vale allora filtrarli e gestirli e legittimarli attraverso determinati processi politici, per minimizzarli o renderli meno violenti e distruttivi, piuttosto che arrampicarsi sui vetri per conciliare l’idea che una cosa possa legittimamente essere mia e della collettività nello stesso tempo.
È molto più onesto anche chi si presenti direttamente come socialista e comunista, dicendo esplicitamente che non crede alla proprietà privata.
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Showing 5 comments
  • Ermanno

    Riconoscendo i meriti e l’impegno che mettete nel dare un minimodi sostegno solidale verso le persone che non si sentono più tutelate e non conoscono i loro diritti, mi pare evidente che non basta la difesa della proprietà privata( che infatti non è prìvata ma si chiama così perchè ci viene privata data in comodato duso), non è forse il momento di dire basta con le singole idiologie, e di prepararci come popolo unito e unico, se si continua a restare separati ugnumo a coltivare il proprio egoismo, non si va da nessuna parte è quello che vuole il sistema, non è invece il momento di parlare alla gente informandola di cosa sia veramente la repubblica italiana ,lo stato, le regioni, le province ,i comuni, il parlamento, la magistratura, la corte costituzionale la stessa costituzione , tutti i tribunali, tutte le istituzioni e tutte le iscrzioni ai vari albo, le banche, il tesoro,la sanità l’istruzione. il dettame legislativo ,il diritto positivo ( dell’ammiragliato o del mare privato..!!), il presidente del consiglio ,il presidente della repubblica, tutte ” FINZIONI GIURIDICHE”, carta straccia senza valore umano, la “REPUBBLICA E LO STATO” non sono di diritto pubblico , ma dal 1934 iscritta alla S.E.C. USA WASHINGTON D.C. COME ITALY COMPANY di diritto commerciale e speculativo corporation private,non mi è parso di leggere una sola riga su questi argomenti fondamentali nel vostro blog,ogni movimento ,ogni partito ogni ideologia e la via politica non ha più alcun senso. riflettete…riflettete

  • Daniele

    Sono d’accordo.

  • Albert Nextein

    Mediamente e non solo in italia, la proprietà privata è tollerata.
    Per poterla prosciugare progressivamente.

  • Jack Zama

    Grande Pietro!

  • Alessandro Colla

    Il furto e l’aggressione saranno ineliminabili finché li consideriamo ineliminabili. Poi ci si può accontentare di una posizione utilitaristica che filtri e gestisca ciò che non si è riusciti a eliminare. Ma nell’obiettivo di un umanesimo basato sul liberalismo compiuto, l’utilitarismo può essere accettato solo come fase transitoria a breve termine. A medio termine occorre pensare al diritto di secessione e a lungo termine in una società senza stato. I liberali che accettano la proprietà privata solo perché hanno visto il fallimento delle economie statalizzate, non sono liberali autentici ma solo opportunisti della gestione pubblica. Altrimenti, siccome hanno privatizzato alcuni settori, dovremmo considerare liberali anche i dirigenti politici cinesi. Opportunismo alla Lenin, stile Nuova Politica Economica. Stile che può essere abbandonato quando si vuole, come in effetti è poi avvenuto, a piacere del paternalismo al potere. Liberalismo e paternalismo sono antitetici ma i sedicenti liberali non lo sanno. O quanto meno non lo hanno capito.

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