DI MAURO GARGAGLIONE
Nel suo splendido Gran Torino, Clint Eastwood ci spiega i volti del razzismo che lo star system holliwoodiano e i media schierati coi democrats non mostrano.
L’insopportabile vecchio burbero, asociale e razzista, veterano della Guerra di Corea si ritrova come vicini di villetta proprio una famiglia di rumorosissimi immigrati coreani.
Una delle ragazzine della famiglia, sveglia e intelligente, spinge il fratello più piccolo a offrirsi come aiutante factotum del vecchio veterano per tenerlo lontano dalla gang in cui milita lo spiantato cugino dei due. Lo sprona a fare i compiti e vuole tenerlo lontano dalla strada. Alla fine il vecchio lo prende e gli fa pure spolverare la sua splendida Ford Gran Torino degli anni ’70.
Il finale è tragico e per quei pochissimi che non avessero visto il film non lo racconto. Il ragazzino prima e sua sorella poi, vengono massacrati di botte dai loro “compagni di razza”, la ragazza viene ridotta in fin di vita dopo essere stata picchiata e stuprata dal branco coreano.
Il motivo è che i due sono agli occhi degli altri ragazzi dei traditori, colpevoli di voler interagire coi bianchi e di volersi elevare culturalmente con lo studio e il lavoro invece di costruirsi una reputazione all’interno della loro comunità col crimine e la violenza.
E il “razzista” Clint Eastwood disvela la metà del quadro che alla cultura “organica” al sistema fa comodo nascondere, il razzismo all’incontrario, che tiene le minoranze povere e ignoranti. Quel razzismo che c’è ma non si può mostrare e denunciare. Magari en passant ma senza insistere troppo. E quindi il problema non ha soluzione. Con grande soddisfazione di chi su questo dramma ci costruisce intere carriere politiche o giornalistiche.
Un nota di lato, Hmong rappresenta una delle più grandi culture nello stato del Minnesota, vicino a superare quella di somali e scandinavi. Rappresentano anche una quantità sproporzionata di criminalità violenta. Molti si sono stabiliti in piccole città e improvvisamente dove vivono c’è la necessità di un’unità di omicidio nel dipartimento di polizia locale, quando non c’era serve di prima. La diversità culturale riconosce anche che culture diverse hanno atteggiamenti diversi nei confronti della violenza domestica e della violenza in generale? Beh, se diciamo che l’Usa e una societa del violenza….
Perfetto come sempre Mauro
L’autore non ha bisogno di difensori d’ufficio ma pur riconoscendo alcune inesattezze relative alla trama della pellicola, ritengo abbia comunque compreso il messaggio presente nella sceneggiatura. Al di là del finale o delle differenze tra coreani e hmong.
L’autore del post non racconta il finale del film “per quei pochissimi che non avessero visto”, tra i quali ritengo possa includersi l’autore medesimo testo medesimo che, stando a quanto ha scritto, non pare aver colto la diffenza tra coreani e Hmong. Quale razza di recensione si intendeva proporre? (Absit iniuria verbi).