DI MATTEO CORSINI
Ribadendo la contrarietà del M5S alla richiesta di ottenere un prestito “pandemico” dal MES, il deputato Raphael Randuzzi ha dichiarato, tra le altre cose, che “i titoli di Stato pensati per i risparmiatori hanno avuto un grande successo, per qualcuno inaspettato. Gli italiani hanno capito che rispetto a tanti altri strumenti finanziari che possono crollare da un momento all’altro, i nostri titoli di Stato offrono un buon rendimento sicuro.”
Randuzzi si riferisce con ogni probabilità all’ultima emissione di BTP Italia, il cui costo per i pagatori di tasse è stato comunque quasi equivalente a quello di un BTP nominale decennale, pur essendo con scadenza a 5 anni.
Non so cosa pensino in effetti i risparmiatori italiani (ogni individuo pensa o dovrebbe pensare per sé), ma il successo credo si possa spiegare in parte con il battage pubblicitario e in parte con le condizioni effettivamente più generose di un’emissione quinquennale ordinaria.
Si parla, peraltro, di rendimenti sempre schiacciati dall’effetto del quantitative easing nelle sue varie denominazioni (ordinario e pandemico). Circostanza che non ha impedito ai rendimenti italiani di giocarsela con quelli greci per l’ultimo posto in classifica a livello di area euro.
Il che, evidentemente, significa che il rendimento dei BTP, ammesso che lo si consideri buono, si deve fare un grande sforzo per definirlo “sicuro”. Né sono mancati crolli delle quotazioni nella storia anche recente, nonostante il Qe della BCE.
Non voglio entrare nel merito del dibattito tra favorevoli e contrari al MES, ma evitare di usare argomenti palesemente assurdi non guasterebbe.
So di chiedere l’impossibile, dati i partecipanti al dibattito.
Chi presta i soldi sempre a una persona, dovrebbe almeno controllare come questa li spende, prima di prestarglieli una seconda volta. I “tifosi del MES” hanno già deciso come… sperperarli. Gli avversari pure. Tutti d’accordo sul principio generale: compri consenso oggi e paghi domani.