DI GABRIELE BARELLO
Tiziano Terzani disse: “Le ideologie, così come le religioni, quando hanno esaurito la loro carica vitale, sono ridotte a liturgie e vivono solo nelle espressioni più settarie e marginali”. Fu uno dei tanti a denunciare la pericolosità delle ideologie, cioè pensieri sbagliati portati all’estremo, che nei peggiori dei casi ha condotto a sanguinose dittature.
Nel corso della storia tante ideologie sono morte e altrettante nate, alcune sotto mentite spoglie di vecchie e fallite ideologie come il socialismo.
Alcuni esempi in tempi recenti sono ad esempio i gruppi LGBT acronimo di Lesbiche, Gay, Bisessuali e Trans comunità nata agli inizi degli anni 80’ e il Femminismo un movimento che si è sviluppato già verso fine 700’/inizio 800’, ma che proprio negli ultimi decenni è sbocciato in aggressività e fermezza. In particolare entreremo nel dettaglio di quest’ultimo analizzandone la storia.
Inizi e le varie ondate
Il Femminismo come detto, nasce verso fine 700’/inizio 800’, ponendosi come obiettivo la cosiddetta “Parità di Genere”, (cioè identificare la donna nella società e trovarle un posto che le compete) prendendo anche riferimento dall’”Identità di Genere” (cioè identificare il sesso di appartenenza in cui una persona si identifica).
In tutto ciò è chiaro che la Rivoluzione Francese, una rivoluzione di chiaro stampo collettivista e socialista, ha avuto un ruolo chiave nella nascita del Femminismo.
Tra le pioniere della Prima Ondata la più importante è certamente Mary Wollstonecraft, nata da famiglia povera e con un padre alcolista si è dovuta presto rendere indipendente e si sposò con il famoso filosofo William Godwin, precursore dell’Anarchismo.
Non va dimenticata ovviamente Olympe de Gouges che con la Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina risalente al 1791, denunciò la negazione di spazio pubblico dedicata alle donne (in realtà in passato fu pieno di donne colte che ebbero vita pubblica ma naturalmente è finito tutto nel dimenticatoio, basti pensare a Faltonia Betizia Proba poetessa romana molto importante che fu anche docente di Storia del Mondo a Roma e viene pure citata da Virgilio, ma la lista sarebbe troppo lunga tra sovrane e non, tutte donne e tutte con grande influenza e potere).
Nel Stati Uniti invece nacque una sorta di Femminismo “liberale” dove Elizabeth Cady Stanton, nel 1848 formulò una Dichiarazione dei Diritti delle Donne all’Uguaglianza nella quale si afferma: “Uomini e donne sono eguali e «dotati dal loro Creatore di diritti inalienabili e capacità naturali e che tra questi vi sono la vita, la libertà, il perseguimento della felicità»”. Un’affermazione di per sé di assoluto buon senso ma purtroppo oltreoceano a causa della schiavitù e altri problemi ben più grandi non prese piede.
Dopo la metà dell’Ottocento il Femminismo prende una brutta piega di stampo socialista, con movimenti molto duri e accesi sia in Francia che Germania, anche perché due filosofi come Friedrich Engels e Karl Marx presero posizione sull’argomento dichiaratamente in difesa delle femministe.
Nel Novecento arrivano le “suffragette”, cioè movimenti nati per dare il diritto di voto anche alle donne e tra le attiviste del periodo ritroviamo Virginia Woolf dove nel saggio Le Tre Ghinee, sostenne l’accesso delle donne nei college e nelle libere professioni come letteratura, pittura, musica o matematica fin’ora a detta sua “monopolio maschile” (cosa storicamente falsa, ad esempio Wu Zetian vissuta nel VI secolo d.C. una semplice concubina cinese che scalò la società da sola diventando letterata, pittrice, suonatrice di Erhu e in ultimo moglie dell’Imperatore Gao Zong, fece abbassare le tasse e promosse lo sviluppo agricolo).
Dopo le due guerre mondiali, dove le donne loro malgrado devono contribuire al conflitto nelle fabbriche producendo armi oltre che nelle famiglie, intorno alla metà del Novecento il Femminismo sfocia con rabbia nel radicalismo producendo la Seconda Ondata.
Kate Millet americana, è una delle più feroci attiviste di questo periodo e nel 1970 pubblica il libro La politica del Sesso, nel quale afferma che “Il patriarcato e la figura del sesso maschile è dominio politico” come se ci fosse un qualche complotto mondiale per sfigurare la donna e renderla succube degli uomini, quando è dall’alba dei tempi che ci sono donne che si sono fatte e formate da sole senza leggi, pseudo diritti o femminismi vari.
Con Anne Koedt poi, lesbica dichiarata e femminista sempre d’oltreoceano, si raggiunge il ridicolo.
Nel 1971 il gruppo The Radicalesbians pubblica il trattato della Koedt intitolato The Woman Identified Woman nel quale afferma: “Che cosa è una lesbica? Una lesbica è la rabbia di tutte le donne condensata al punto di esplosione” – è l’esordio del manifesto. Innanzi tutto “il lesbismo, come l’omosessualità maschile, è una categoria di comportamento possibile solo in una società sessista caratterizzata da rigidi ruoli sessuali e dominata dalla supremazia maschile. Tali ruoli sessuali disumanizzano le donne definendoci una sottocategoria rispetto alla dominante casta degli uomini”. Cioè essere lesbiche come essere gay è colpa degli uomini eterosessuali, maschilisti e sessisti, un autentico delirio.
E’ sostanzialmente inutile andare oltre anche perché da questo momento il Femminismo assume connotati sempre più radicalizzati e collettivisti, di chiaro stampo Socialista/Marxista, e nascono movimenti radicali in Francia, Olanda e Italia. Addirittura si sviluppa una guerra Intra-femministe sull’argomento Pornografia, insomma è un vero e proprio casino privo di qualunque credibilità.
L’ideologia come male assoluto
Dall’estremo radicalismo il Femminismo è ormai a tutti gli effetti un’ideologia, che sta scardinando il quieto vivere tra donne e uomini, tentando di sovvertire la società in una specie di matriarcato del potere assoluto delle donne. Le peggiori dittature della storia sono nate proprio da ideologie estremiste, come il Nazismo che impose la superiorità della razza ariana su tutte le altre (quella ebraica in primis).
Il Femminismo si pone lo stesso obiettivo: gli uomini sono tutti cattivi, stronzi e porci e noi donne gli sconfiggeremo perché siamo loro vittime.
Parità di Genere, Maschilismo e Femminismo… queste parole due secoli fa manco esistevano. Tutti erano convinti che esistesse una differenza sostanziale fra uomini e donne e che l’uomo dovesse prevalere socialmente mentre per la donna era prevista la supremazia nella sfera privata e nella famiglia, di cui era signora. E così è andata per millenni. E per millenni abbiamo proliferato e garantito un futuro ciascuno alla propria civiltà. Perché si facevano molti figli.
Poi in Occidente come detto è nato un movimento organizzato per garantire alle donne alcuni diritti, tra cui spiccava quello di votare. E in quei momenti, nell’ambito di quello scontro, nascono i termini “femminista”, che era semplicemente l’aggettivo per le donne che volevano il diritto di voto, e “maschilista” che era quello previsto per chi si opponeva.
Ma nel perfetto stile della neolingua e del politically correct, le parole cambiano e mutano di significato molto spesso e chi le padroneggia, specie oggi nella società dell’immagine e del linguaggio, è padrone del mondo. Perché da allora la grande onda del femminismo ha fatto emergere il termine “parità”, che poi è diventato “uguaglianza”. E così è diventato “maschilista” chiunque non pensasse che uomini e donne siano uguali e quindi pari.
E come per magia ecco che dall’aver accettato una battaglia, seppur giusta e legittima in molti ambiti, ci siamo appunto ritrovati in casa una nuova ideologia. E con la leva della “parità” la mentalità femminista, installata già dai media nelle menti di uomini e donne, ha preso il potere ed è diventato pensiero unico in Occidente. E ormai prassi indiscussa.
Ma quali sono i risultati di questa ideologia? Presto detto, ed è sotto gli occhi di tutti: calo demografico consistente. Anche perché, se la matematica non è un’opinione se le donne fanno meno di tre figli ciascuna siamo in decrescita demografica. Basti pensare ad esempio che l’età in cui le donne mussulmane diventano madri è tra i 17 e i 20 anni, mentre quelle europee dopo i 35 anni. Le donne europee fanno al massimo un figlio ciascuna, dopo una corposa carriera lavorativa e con questo trend studi indipendenti hanno dimostrato che la civiltà europea finirà entro il secolo in corso se non prima. Questo non è maschilismo è realismo.
La prima causa in Occidente, e questo è dimostrato da studi cioè numeri e fatti inappuntabili, è che la prima causa di abbassamento della fertilità della donna è una soltanto: l’istruzione. Appena la donna inizia a essere istruita, soprattutto studi universitari, allora la sua fertilità cala vertiginosamente. Mediamente una donna esce dagli studi inclusi quelli universitari, a circa 25 anni di età, e la medicina ci dice che dopo i 35 anni avviene un taglio di fertilità del 30%. La scienza non mente.
Altro dato molto interessante è che nel rapporto uomo-donna, gli uomini laureati sono molti di meno delle donne, circa un 40% in meno sul totale (Studio del 2013 della Franklin University Of Switzerland di Sorengo, Svizzera).
Con tutto ciò ovviamente nessuno vuole donne non istruite, tutt’altro, ma è indubbio che i fatti sono fatti e qualcosa si è ingrippato anche grazie a questa ideologia. Se per un semplice complimento per strada, si deve essere tacciati di maschilismo o altro è chiaro che gli uomini piuttosto ne fanno a meno. I sessi di conseguenza si allontanano, ed ecco che spunta un altro dato: la percentuale dei single in Europa è aumentata non di poco dal 17,1% del 2000 ad oltre il 50% del 2018 (dati Eurostat).
Tutto ciò ci fa ritornare ad una parola, che ci martella sempre “Uguaglianza”, di chiaro stampo Marxista di cui tutti si riempiono la bocca, quando il mondo in cui viviamo è meraviglioso proprio per le sue diversità. Ma forse non tutto è perduto.
Antifemministe e buon senso, unica salvezza possibile
In tutto questo delirio, una speranza c’è però e proviene dalle donne stesse. Donne che hanno deciso si smetterla con questa inutile crociata, che da conquista di semplici diritti che si potevano ottenere senza movimenti di stampo collettivista/femminista, si è trasformata in una vera e propria caccia all’uomo nel vero senso del termine.
Meno male diremmo noi uomini, perché sia mai che l’avessimo cominciata noi altrimenti ci avrebbero tacciato di maschilismo ovviamente.
Il movimento più importante in questo senso è quello nato da giovani donne, o meglio ragazze cosiddette “Millennials”, cioè nate a cavallo o appena dopo l’anno 2000. Il loro Hashtag è #WhyIDontNeedFeminism cioè #Perchénonhobisognodelfemminismo, e sono veramente tante a farsi un selfie e con un cartello in mano ad indicare per punti il perché di tutto ciò. Ad esempio “Non mi serve il femminismo perché rispetto gli uomini” oppure “Non mi serve il femminismo perché mette le donne contro gli uomini” e ancora “Non mi serve il femminismo perché se un uomo mi fa un complimento non lo considero un insulto”.
Tutte cose di assoluto buon senso, dove non vige alcun estremismo o ideologia come invece permane nel movimento femminista.
Ma è proprio là dove non te l’aspetti, nella patria del socialismo europeo cioè la Francia, che le antifemministe prolificano, ed ecco spuntare altri nomi anche di donne famose, come la giornalista francese Elisabeth Levy che scrive apertamente «Le femministe smettano di considerare le donne tutte vittime e gli uomini tutti colpevoli», oppure l’attrice Catherine Deneuve che ha affermato pubblicamente «Le femministe sono ridicole. No, la smettano loro di confondere le acque. La violenza è violenza e finalmente c’è una presa di coscienza collettiva su un fenomeno orribile quanto diffuso. Ma gli uomini non sono tutti violentatori e cattivi, piantatela di fare le vittime», affermazione che gli è costata nel 2008 il ritiro dalla carriera cinematografica, perché si sa il politically correct non perdona.
L’ultima in ordine di marcia è la giovanissima pilota di corse tedesca Sophia Floersch, balzata alle cronache per il terribile incidente di Macau del 2018 dove per poco non ci ha rimesso la vita. La pilota ha un nutrito seguito di followers e sostenitori, ed ha da sempre dichiarato di essere una donna forte ed antifemminista tanto da rinunciare alla W Series nel 2019 istituita dalla FIA (Women Series campionato per sole donne), definendolo «settario e ridicolo».
Poi sempre nel 2019, ci si è messa la Ferrari con il Team Principal Mattia Binotto a rincarare la dose di “ridicolaggine” affermando di voler aprire la Ferrari Driver Accademy anche alle donne: «Le donne dovrebbero far parte della FDA. È qualcosa su cui stiamo lavorando proprio ora, per assicurarci che possa accadere molto presto». La risposta arriva presto e molto dura: «Finché noi donne saremo solo materiale di marketing nelle corse o manifesto politico, nulla cambierà. Dobbiamo dimostrare di essere uguali, come Michele Mouton (vincitrice di svariati rally negli anni 80’ scontrandosi con piloti del calibro di Walter Röhrl). Noi possiamo competere benissimo con gli uomini nello sport così come nella vita in una sana competizione». Ed ha solo 19 anni. Avercene di donne così.
Care donne, portatrici di vita e gioia per noi uomini, mi rivolgo a voi da uomo, sappiate che solo voi potrete salvarci da ciò che è a tutti gli effetti una deriva ideologica senza sosta. Impariamo a rispettarci l’uno con l’altro da individui come il Libertarismo infondo ci ha sempre insegnato.
Molto interessante.
Per comprendere l’argomento ancora meglio, però, bisogna togliere tutte le parole che spendiamo a proposito e osservare la cruda realtà. E la cruda realtà è che l’uomo ha una carica sessuale che vuole scaricare nella donna. Questo “gioco” della natura produce figli, come è possibile osservare negli animali.
Per l’uomo, questa semplice modalità generatrice, è diventata più complessa per l’intervento della mente che svolge una attività inibitrice.
Per restituire carica a questa “tensione” naturale che esiste tra i due sessi bisognerebbe fare come si faceva una volta: tenere i due sessi separati
“la percentuale dei single in Europa è aumentata non di poco dal 17,1% del 2000 ad oltre il 50% del 2018 ”
Ma questo dato prende in considerazione solo i matrimoni o anche tutte le convivenze? Perché se i primi sono certificabili, è difficile tenere traccia delle seconde, non tutti i conviventi si dichiarano tali.
Ciao! Sì solo dei matrimoni si tiene conto, grazie per la puntualizzazione!