Di Jack Zama
Supponiamo che il territorio italiano sia un condominio e che si paghino le imposte come se fossero un affitto.
La domanda a cui dobbiamo rispondere è “Chi è proprietario del condominio a cui legittimamente paghiamo l’affitto?”
Il proprietario è colui che ha costruito il condominio.
Quando dico “costruito” intendo possa averlo costruito con le sue mani oppure attraverso il volontario scambio del lavoro altrui.
Se paghi dei muratori per costruirti una casa, la casa è tua, non dei muratori.
Se retribuisci muratori con soldi guadagnati grazie al tuo lavoro è come se avessi indirettamente costruito la casa con il tuo lavoro.
Una volta acquisita, la proprietà potrà poi essere donata o venduta.
Se non ci fosse bisogno di “costruire” la casa (direttamente o indirettamente) per esserne i proprietari, vorrebbe dire che potremmo arbitrariamente dichiarare nostra proprietà qualsiasi altra casa.
Il primo proprietario è quindi colui che fa un “lavoro”, che mischia il suo lavoro con la realtà.
Senza “lavoro” non c’è proprietà.
Se non ci fosse bisogno di lavoro per stabilire la proprietà delle cose vorrebbe dire che tutti potremmo legittimamente dichiarare nostra qualsiasi cosa.
Se tutti sono proprietari di qualcosa vuol dire che in realtà nessuno ne è proprietario.
E’ nella natura stessa del concetto di “proprietà” l’esclusione degli altri dall’utilizzo o gestione della proprietà.
Una macchina di proprietà di due persone che vogliono andare una al mare e l’altra in montagna, non potrà mai andare in entrambi i posti.
La proprietà della macchina non può essere esercitata da nessuno dei due, rendendo entrambi “non proprietari” della macchina.
Abbiamo accertato logicamente che la proprietà è, per forza di cose, collegata al lavoro.
Ora dobbiamo rispondere alla domanda “Chi ha costruito e quindi “lavorato” il territorio italiano?”.
Alcuni diranno “Il popolo italiano, ovviamente”.
Proviamo allora a definire il lavoro del popolo italiano. Come facciamo?
Per definire il lavoro del popolo italiano non possiamo fare altro che andare a definire il lavoro di tutti i singoli italiani.
Questo perchè il popolo è un gruppo, il “gruppo” è un concetto astratto. Non ha corrispondenza nella realtà.
Il gruppo è formato da individui che sono l’unico elemento reale.
Non esiste il volere del gruppo e non esiste il “lavoro” del gruppo.
Esiste solo il lavoro dei singoli individui.
Abbiamo accertato logicamente che la proprietà del territorio italiano non può essere del popolo italiano perchè il popolo italiano non esiste, ma allora chi è il proprietario del territorio italiano?
La risposta è che, esattamente come il concetto di popolo, anche il territorio italiano non esiste.
Non esistono confini nella realtà ma solo nella mente delle persone.
Ogni pezzettino del territorio italiano appartiene quindi a chi lo ha ottenuto lavorandolo o attraverso il libero scambio.
Se compri una casa, quella casa è tua.
Non è del popolo italiano, non è dello stato.
Nè lo stato nè il popolo italiano ha il diritto di togliertela o importi “affitti”.
“Affitti” che a questo punto non sono altro che un pizzo.
Supponiamo per assurdo che non ci sia bisogno del lavoro o del libero scambio tra individui perché ci sia una proprietà.
Un gruppo di persone compra un terreno e costruisce un negozio.
Arriva un altro gruppo di persone e dice loro “Buongiorno, siamo la polizia, il terreno che avete acquistato fa parte del territorio dello stato, che è proprietà del popolo italiano. Dovete pagare le tasse se non volete che arriviamo con le pistole e vi facciamo chiudere il negozio”.
Il “popolo italiano” diventa proprietario di tutto, gli italiani non sono proprietari di niente.
Se il lavoro o lo scambio non sono necessari per l’ottenimento della proprietà allora quello che ne consegue è che la proprietà viene definita da chi è più forte, da chi è più violento.
Esattamente come succede oggi.
Lo stato con il monopolio della violenza è proprietario di tutto.
I Volontaristi rifiutano la violenza come base per la costruzione di una società.
Non considerano proprietà ciò che è stato rubato o arbitrariamente definito proprio.
Fanno risalire le proprietà ai veri, legittimi proprietari. Gli individui.
Non fa una grinza.
Ma la gente , i sudditi, adeguatamente plagiati e ingannati, non ci arrivano.
Pensano, nella loro ottusità, di esser loro lo stato.
D’accordo su tutto ciò che è scritto, con una sola eccezione: la tassazione del valore fondiario.
I terreni (e solo quelli non gli incrementi) non sono frutto del libero scambio ma sono sempre esistiti. Appropriandosi di un terreno un individuo sottrae una risorsa scarsa agli altri; ha senso che l’individuo sia il possessore del terreno (per ragioni ovvie) ma non ha senso che possa esclusivamente godere dei suoi benefici.
L’unica vera obbiezione, che però non sminuisce il principio, è la modalità di valutazione del valore fondiario (abbastanza arbitraria).
Qualsiasi cosa in origine non è frutto del libero scambio. Qualsiasi risorsa naturale è sempre esistita.
Sottrarre una risorsa scarsa agli altri rientra nella definizione di proprietà. La proprietà consiste proprio nel sottrarre una risorsa scarsa agli altri. Essere tassati per il proprio terreno significa non essere proprietari del terreno. Se l’individuo non è proprietario allora lo sono tutti. Se tutti ne sono proprietari il terreno diventa proprietà pubblica. La proprietà pubblica come spiegato nell’articolo non esiste è un illusione.
Un individuo è proprietario del terreno che ha lavorato o scambiato e nessun gruppo è legittimato a tassarlo.
Ma infatti. Penso allo slogan padroni a casa nostra. Viene sempre frainteso. Si pensa significhi gli italiani padroni dell’Italia. Ma invece va inteso proprio nel senso che io sono padrone di casa mia, e tu di casa tua. E siccome casa mia è mia gli italiani su casa mia – il mio corpo il mio lavoro i miei soldi etc… – non hanno nessun diritto. Nessuno di loro ha fatto nulla che gli permetta di accampare una legittima proprietà su di me e le mie cose. Io ho lavorato per il mio stipendio, io ho risparmiati e investito, io ho acquistati, venduto, scambiato e io solo io attraverso queste azioni ho stabilito una proprietà legittima con alcune cose. Quindi solo io ne posso disporre e tutti gli altri per averle devono passare dal mio consenso, come io devo passare dal loro. L’idea che casa mia, i miei soldi, il mio lavoro siano degli Italiani e quindi ci siano cinquanta milioni di sconosciuti che pretendono di accampare diritti su di me e tutto ciò che è mio è una bestemmia che grida vendetta al cielo.