Ho ricevuto qualche giorno fa una e-mail da Stefano, un caro vecchio amico che non sentivo da anni. Ai tempi del liceo e dell’università eravamo entrambi su posizioni liberali, spesso in polemica con gli altri nostri amici, in maggioranza comunisti o socialisti.
Da allora sono passati venti-trent’anni, e nel mondo sono successe parecchie cose. Il mio amico Stefano si interessa ancora di economia, ma sembra aver abbandonato le sue posizioni liberali di un tempo, in favore di una visione avversa al mercato assorbita attraverso la lettura degli scritti di Giulio Tremonti, Paul Krugman o addirittura di Paolo Barnard e dei teorici della MMT (Modern Monetary Theory).
Mi scrive infatti Stefano:
“Caro Guglielmo, ho letto il tuo articolo “Hayek o Keynes, come uscire dalla crisi” e vorrei discuterne con te. Sarebbe molto gratificante per me avere la tua disponibilità a parlare di questi argomenti.
Tu scrivi: “il capitale finanziario dovrebbe esclusivamente scaturire dalla produzione e dallo scambio di beni e servizi”. Bene. Converrai che di fatto non è proprio così ad oggi! Ti chiedo: non ritieni che i valori del capitalismo industriale siano stati traditi dal neo capitalismo finanziario? Che ha creato attraverso strumenti come derivati, CDS e spazzatura varia una massa finanziaria enorme, mai stata così sproporzionata rispetto al pil e alla economia reale, poggiata come un castello di carta sul nulla? Castello puntualmente rovinato e sfasciato.
Non credi che l’abolizione nel 1999 dei principi e della forma del Glass Steagall abbia permesso alle banche di giocare al casinò con i soldi di correntisti, famiglie e aziende? Con i risultati che sappiamo, addirittura in alcuni casi con i buchi tappati poi dalle tasse!! Non credi che ciò dimostri che il solo mercato libero, zero regole, la politica inesistente non possano essere dei dogmi assoluti, non portino PER FORZA sviluppo, ma costituiscano piuttosto una trita utopia (rothbardiana)?
I valori del capitalismo industriale mi pare comprendessero anche una sorta di “patto sociale” (l’industriale in Ferrari ma l’ultimo potrà crescere anche lui acquistandosi la Lambretta!). Oggi dov’é questa roba? Oggi vedo un ceto medio indirizzato alla sofferenza. I valori di un liberismo giocato sul terreno della produzione e del lavoro secondo te esistono ancora, o esiste solo un sistema per il quale il capitale non investirà più nel lavoro e nella produzione ma in operazioni finanziare (carta sulla carta, denaro dal denaro)?
E questo accrocchio chiamato Eurozona, considerato come è stato strutturato, in funzione delle banche, come lo vedi? Tutto normale? Tutto ineluttabile e figlio di un neoliberismo che comunque alla fine ci porterà inevitabilmente alla prosperità? E quando??? Il “mercatismo” è una parolaccia inventata dai comunisti che sono morti nel 1989 (e usata anche da quel “bolscevico” di Tremonti), oppure c’è qualcosa di vero nell’ accezione spregiativa di quel termine?
Scusa l’esposizione confusa e alla rinfusa ma sono sicuro che hai capito il punto. Su queste cose vorrei leggere qualcosa e attenderei tuoi consigli, critiche, offese e saette.
Grazie infinite. Con stima, Stefano”
Ecco di seguito la mia risposta.
«Caro Stefano, mi fa molto piacere risentirti e discutere con te di questi argomenti economici, che mi appassionano molto. Cercherò di illustrarti la mia opinione sui punti che hai sollevato nella tua e-mail.
1. Il “mercatismo”
Secondo il mio modo di vedere attualmente non esiste alcun neo-liberismo o liberismo selvaggio; al contrario, viviamo nell’epoca di maggior statalismo e di politicizzazione della società della nostra storia. Questo lo confermano tutti gli indicatori: livello di spesa pubblica (805 miliardi; nel 2001 era di 536 miliardi. L’aumento è stato quindi del 50% in poco più di dieci anni!); debito pubblico (al record storico del 133,3%); tassazione (70 % reale sulle imprese: altro record forse mondiale); regolamentazioni minuziose di qualsiasi attività (250.000 leggi, se ti sembrano poche); numero esorbitante e in continuo aumento di dipendenti pubblici e di persone che vivono di politica.
Viviamo in uno Stato classista, che perseguita i lavoratori del settore privato autonomi e dipendenti, cioè gli unici che di fatto producono ricchezza e sopportano per intero il carico fiscale, per tutelare e mantenere legioni di statali, membri privilegiati della casta e sprechi colossali. É inutile che ti faccia degli esempi perché tutti i giorni sui giornali ne potrai trovare a bizzeffe. In pratica la società è divisa in due classi sociali: i pagatori di tasse privati e i consumatori di tasse del settore pubblico, che sfruttano ferocemente i primi grazie al potere coercitivo di tassazione che hanno a loro disposizione.
2. Tremonti e la finanza internazionale
Nel 1994 Berlusconi aveva promesso la rivoluzione liberale, e invece in questi vent’anni abbiamo avuto solo più Stato. Attribuisco questo tradimento anche all’influenza nefasta di Tremonti, che detesto.
Quando nel novembre 2011 il governo Berlusconi si è dovuto dimettere per la crisi finanziaria dovuta a una spesa pubblica fuori controllo, Tremonti ha accusato la finanza internazionale. Troppo comodo scaricare le responsabilità della propria malagestione dello stato sulla “finanza” o sugli “speculatori”! E’ un facile capro espiatorio che tutti gli uomini politici hanno tirato in ballo davanti ai propri fallimenti.
Cos’è poi questa diabolica finanza? In realtà non esiste nessuna centrale di comando, nessun complotto. Non esiste un gruppetto di uomini che ogni giorno si riunisce per decidere i destini finanziari del mondo. “Finanza” è un concetto astratto. Serve a riassumere l’insieme dei miliardi di scambi finanziari che ogni giorno gli uomini eseguono. Anche noi, quando andiamo in banca per investire i risparmi in qualcosa che ci pare più redditizio o più sicuro di altro (rifiutandoci di comprare, ad esempio, titoli di Stato greci, argentini o italiani), facciamo parte del sistema finanziario.
Quando gli uomini politici spendono come folli cifre che non hanno, non vengono puniti “dai mercati”, ma dalle leggi della realtà. O forse qualcuno crede che possa esistere un mondo in cui i governanti sono liberi di indebitarsi e sperperare all’infinito senza conseguenze? Questo sarebbe il mondo che piace a Tremonti o ai ministri della Grecia o dell’Argentina. Peccato che esista solo nel loro mondo dei sogni.
3. Le banche
L’attività finanziaria in sé non ha quindi nulla di malvagio: sono solo scambi volontari e contrattuali di denaro, in cui nessuno obbliga nessun altro usando la forza. Perché allora le conseguenze negative dell’attività finanziaria si riverberano sull’economia reale? Tu hai perfettamente ragione quando dici: «il capitale finanziario dovrebbe esclusivamente scaturire dalla produzione e dallo scambio di beni e servizi. Bene. Converrai che di fatto non è proprio così ad oggi!»
Da dove nasce allora il problema? La risposta è: dalle politiche monetarie espansive delle banche centrali, cioè le banche che hanno il privilegio legale monopolistico di emissione monetaria all’interno di ogni Stato. Il problema, dunque, è la gestione statale della moneta.
Pensaci un attimo, Stefano: la Federal Reserve e la Banca Centrale Europea possono produrre denaro dal nulla quando vogliono, e immetterlo nel sistema economico. Pensi che un tale colossale potere non abbia conseguenze enormi sull’economia reale?
Le banche centrali continuano da tempo ad adottare politiche monetarie espansive, creando bolle artificiali che poi esplodono nell’economia, creando crisi e depressioni. Quest’alternanza di boom e di crisi che caratterizza l’economia è spiegata a mio avviso perfettamente dalla teoria austriaca del ciclo economico, elaborata soprattutto dai grandi Mises e Hayek.
Come mai i tanti economisti sinistroidi o keynesiani tacciono sui pericoli legati a questo immenso potere che hanno le banche centrali di squilibrare il sistema economico con le loro immissioni continue di denaro creato dal nulla? Questa è la vera causa di tutti i nostri problemi!
4. La moneta
Questo ragionamento ci porta alle questioni monetarie. Perché l’euro ci ha creato tanti problemi, mi chiedi? Quale sarebbe la moneta ideale?
In teoria, una moneta ideale dovrebbe proteggere il prodotto del lavoro e del risparmio, salvaguardando il potere d’acquisto nel tempo. Una moneta sana dovrebbe essere quindi stabile e non inflazionabile a piacimento da nessuno. Fin qui penso anche tu sia d’accordo con me. L’inflazione infatti è una specie di tassa nascosta, attraverso cui lo Stato, invece di prelevarti direttamente i soldi dal portafoglio con le tasse, ti sottrae il loro potere d’acquisto mettendo nuovo denaro in circolazione. L’inflazione è quindi altamente immorale, sullo stesso piano, a mio parere, del furto con destrezza.
Quale può essere una moneta non manipolabile dai politici, dalle banche centrali o dalle banche in generale? Il miglior esempio storico di moneta stabile, che nei secoli ha mantenuto intatto il suo potere d’acquisto, è stato l’oro. Il sistema monetario internazionale basato sull’oro, il cosiddetto gold standard, ha funzionato in maniera eccellente per tutto l’Ottocento fino alla prima guerra mondiale. Purtroppo in quel momento gli Stati, per finanziare i costi enormi della guerra, sono riusciti ad abolire il gold standard e a impossessarsi del monopolio della moneta. Insieme alle guerre mondiali e ai totalitarismi è iniziata quindi un’era di inflazione quasi perenne, perché il potere di emettere moneta dal nulla, che i cittadini sono obbligati a usare per legge, è troppo appetibile per i politici e i banchieri.
Che dire dell’Euro? É la causa dei problemi dell’Eurozona? A mio avviso no. Il problema dell’economia europea è l’eccesso di tassazione, regolamentazione, burocratizzazione, che soffoca le attività economiche. L’Euro non è una moneta ideale perché è pur sempre una moneta statale, ma almeno ha costituito finora un vincolo per le classi politiche sempre desiderose di svalutare e inflazionare. É quindi molto meglio della liretta gestita dai nostri politici, a cui molti oggi vorrebbero tornare. Non oso pensare cosa combinerebbero oggi i nostri governanti se tornassero in possesso della “sovranità monetaria”.
I teorici della MMT e i keynesiani, infatti, non vogliono una moneta stabile che non perda valore. Vogliono invece una moneta manipolabile liberamente dal potere politico per realizzare i loro grandiosi progetti sociali, come la “crescita economica”, il reddito minimo per tutti o qualsiasi altra bella cosa che gli venga in mente. Per questo li ritengo pericolosissimi.
Purtroppo oggi non c’è alcuna prospettiva di ritorno a una sana moneta aurea come nei secoli passati, perché tutti gli Stati e tutte le banche centrali ovviamente la osteggiano. Non c’è allora speranza?
Forse qualche lumicino di libertà monetaria, capace di sfidare il monopolio monetario statale, viene da Bitcoin. Si tratta di una moneta digitale che nessuno emette, ma che tutti possono acquistare, o coniare risolvendo con l’aiuto dei computer dei complessi problemi matematici. Bitcoin non ha una banca centrale, ma è decentralizzata nella rete. E’ molto difficile coniarla, e quando si arriverà a ventuno milioni di bitcoin l’attività di coniazione si chiuderà per sempre. É quindi una moneta deflattiva, che al contrario delle monete statali acquista, e non perde, valore nel tempo. Le sue quotazioni negli ultimi tempi sono schizzate alle stelle. Non so se Bitcoin avrà successo, ma quei programmatori che l’hanno inventata sono dei veri geni. Hanno simulato perfettamente l’oro, che nessuno può creare, ma che tutti possono cercare in giro per la terra. In più, rispetto all’oro, ha il vantaggio che gli Stati non riescono facilmente a controllarlo e a sequestrarlo, come fece il presidente americano Roosevelt nel 1933, che confiscò tutto l’oro posseduto dagli americani.
Se vuoi approfondire queste tematiche monetarie, ti consiglio “Lo stato falsario” di Murray Rothbard, il grande libertario ed economista di scuola austriaca allievo di von Mises. Rothbard scrive in maniera chiara e comprensibile, e denuncia con vigore il connubio stato-banche, che anche tu osteggi. Questo libro potrebbe essere il mio regalo di Natale.
Ti faccio un caro saluto e ti ringrazio per il tuo interesse e la tua attenzione
apprezzo le repliche mi inducono a valutare con maggiore perizia. Grazie ad entrambi.
Francesco, forse non hai letto bene cosa ho scritto: tornare alla Lira per me non è questione Utilitarista, dato che sono Giusnaturalista. Per me è questione culturale e morale prima di tutto, e strategica, come ha insegnato il maestro Hoppe, in seconda battuta. Decentralizzare l’emissione di moneta, a prescindere da come viene gestita, per me è fondamentale. Se perdiamo il bandolo della matassa corriamo il serio rischio di diventare dei qualsiasi Liberals americani, oltre che subdoli schiavi delle direttive burocratiche della Germania, che è sempre più DDR. Non perdete di vista il faro della Libertà solo perchè odiate a morte i politici nostrani. I politici, di qualunque parte del mondo siano, sono sempre politici!
Per Francesco: se un Marxista sbeffeggia qualcuno, allora io sto con quel qualcuno. A prescindere. E mi consenta, il mio non è, e non vuole essere assolutamente un atteggiamento irrazionale e immotivato, tendenzioso e facinoroso. E’ razionalità. Apriorismo.
Detto questo, preferisco di gran lunga una molteplicità di monete locali che tendono a inflazionarsi, in concorrenza tra loro, che una moneta unica, una lingua unica, una banca unica, un pensiero unico. Io sono un Liberale!
sono d’accordo ma tornare alla lira solo per svalutare non è nè liberare nè libertario nè razionale. La sovranità monetaria tanto voluta dai 5stelle porta ai disastri che abbiamo visto in passato. Con questo non dico che l’euro vada bene a prescindere, valute che competono tra loro sarebbe una soluzione libarale e migliore del sistema attuale di pure valute Fiat
Egregio Viccari, non c’è bisogno di espandere i mercati a suon di liquidi e nemmeno di deflazionare la moneta. Occorre tornare a una moneta locale, come l’avevamo. Gli Svizzeri hanno imparato a gestire la loro moneta attraverso decenni. La Lira gestita nel post ’45 è durata veramente poco per insegnare ai politici cosa succede se le cose son gestite male: si fallisce. Una volta falliti si ricomincia con più prudenza e se fallisci ancora magari poi impari ancora meglio. Io preferisco il Franco all’Euro, ma sopratutto preferisco un Europa occidentale, con una molteplicità di monete concorrenti tra loro. Questo, in parte, certo, ha determinato il balzo strutturale e finanziario dell’Europa. L’Euro sta affossando non solo l’economia europea ma le singole realtà locali e regionali. Si ritorni alle monete locali! Per Dio!
Mi permetto di dire la mia. La questione euro prescinde , in quanto moneta, dalla crisi. nei fatti è una moneta monca, gli manca una banca centrale e una zecca nel termine proprio del termine. la BCE è una multiproprietà’ delle banche centrali degli stati membri che a sua volta sono dei condomini di banche private di pubblico interesse. non se ne esce crisi o non crisi. o si fa l’euro vero o si muore, prima o poi. La crisi, ciclo o non ciclo economico è un’altra cosa. una sola considerazione : tutte le teorie del secolo scorso e prima ancora, sia Keynesiane che di scuola austriaca, quando furono elaborate non potevano tenere conto dell’evolversi della velocità degli scambi nei mercati. Oggi i 4 super-computer delle 4 banche più potenti del mondo, in un secondo perfezionano volume di scambi in borsa, nel mondo intero ed a tutte le ore, equivalenti a mesi se non ad anni di borsa , di tutte le borse nel mondo, di inizio secolo.Nessuno avrebbe immaginato un giorno che il detto dal denaro si fa il denaro si sarebbe passato al detto il denaro si fa con la carta ( direi i bit). Il finanzcapitalism è il veleno del mercato vero ed è il vero problema mondiale. Le teorie neo-keynesiane di Krugman applicate da Obama e dalla FED, duole dirlo, funzionano , nei fatti gli USA e il Giappone escono dalla crisi economica, dopo averla provocata, con l’espansione dei consumi interni ottenuta con flebo di dollari nel sistema economico mensilmente pari all’interesse annuo del debito pubblico italiano. ( la FEd attualmente stampa 89 mld di dollari al mese, il Giappone circa quasi) La BCE ne vorrebbe uscire prestando denaro alle banche al tasso del 1%?. Mi sembra di vedere i polacchi lanciati al galoppo all’attacco dei panzer tedeschi. sbatteremo la testa. Scusate il disturbo.
@Sig. Vicari, mi scusi non conosco direttamente la situazione giapponese, ma per quanto riguarda gli Usa non dire che stanno uscendo dalla crisi, dopo avere portato il debito a 17 tril. la crescita e l’occupazione rimangono pessime. Non mi sembra un grande affare, intando il dollaro a livello nazionale compra sempre meno, ma per certa gente è un bene che i risparmi siano distrutti e chi ha un reddito fisso sia sempre più povero, Krugman docet
Sono d’accordo sulle cause determinate dalle banche centrali. Ma una cosa è certa: accentrare il più possibile le banche centrali in un unico grande istituto centrale, come BCE e FED è l’inizio di “1984”. Accentrare, politicamente e burocraticamente, è contro qualsiasi idea di Liberalismo, sia che la moneta si chiami Dollaro sia che si chiami Euro. Sono quindici anni che abbiamo l’Euro corrente. Da quindici anni l’economia dei paesi aderenti alla UE, in media, è cresciuta in modo insignificante rispetto al periodo in cui si avevano le monete locali. E non si tiri in ballo che le situazioni sono diverse, che ora c’è la Cina e che c’era il Giappone e che è finita l’URSS. Non ha niente a che fare con la decrescita Europea. In Europa la centralizzazione burocratica e monetaria sta portando alla rovina le economie locali e l’economia Europea in generale. E’ irresponsabile e immorale non comprendere e non condividere un tale punto di vista.
La descrizione che fa questo Stefano dell’attuale situazione non è sbagliata.
Il difficile, per molte persone che non conoscono ancora le teorie della scuola austriaca, è identificare, fra le tante concause che confondono le idee, la causa originaria del caos finanziario, cioè la manipolazione del denaro operata dalle banche centrali.
Caro Gugliemo, inutile dire che la penso totalmente come lei, sono un Anarcocapitalista ti ispirazione culturale Conservatrice e condivido ampiamente perfino l’Agorismo, per cui mi trovo completamente in linea con le sue tesi, a parte il Gold Standard che mi pare un concetto tropo tirato in ballo dai Libertarians al quale preferisco di gran lunga la teoria pura del free banking. Detto questo mi ritrovo contro l’idea dell’Euro stesso e trovo impensabile sostenere che la Lira potrebbe essere gestita peggio di quanto sia gestito l’Euro. A mio parere la moneta, da un punto di vista sopratutto culturale è anche l’identità locale di un territorio. E un ritorno alla Lira può solo riaccendere speranze e buona volontà. Non credo che tedeschi e francsi abbiano la bacchetta magica, come non credo che allontanare il più possibile dal nostro territorio la gestione di essa possa servirci a qualcosa. Ma ripeto, non ne faccio un discorso utilitaristico, ma di cultura. Premetto, sono tatticamente un secessionista, e come ci ha insegnato Hoppe ritengo sia una delle strategie migliori per avviarci verso una società di tipo Anarcocapitalista (o Liberale, che per me che se ne voglia coincidono, alla faccia degli ipocriti Liberal). Ritiene sul serio che affidarci a una moneta gestita in modo deflazionistico artificialmente (l’oro non è tenuto deflazionato artificialmente) per giunta in modo diverso da come siamo stati abituati dagli anni 50, sia meglio di una moneta che sta più vicino a noi, in Italia, seppur sia stata gestita in modo artificialmente inflazionistico? E che ci da la conferma che un ritorno alla Lira significhi sicuramente un ritorno a politiche inflazionistiche? Non abbiamo la sfera magica. Nemmeno gli economisti l’hanno, dato che dovrebbero essere economisti avalutativi e non stregoni.
Apprezzo ogni sua frase caro Gugliemo, sono un suo estimatore, ma su l’Euro credo che gran parte del mondo Libertarian stia prendendo una cantonata solenne, anche e sopratutto da un punto di vista strategico.
Cordiali Saluti.
Grazie per le parole d’apprezzamento, Raffaele.
Per una parte dei libertari la preferenza per l’Euro rispetto a un ritorno alla lira è in verità dettata da considerazioni storiche e contingenti, non da ragioni teoriche o di principio. Infatti quasi tutti i libertari, me compreso, all’inizio erano contrari all’introduzione dell’euro. Oggi però penso che ritornare alla lira sarebbe molto pericoloso per i nostri risparmi.
E’ vero che non abbiamo la sfera di cristallo e non sappiamo se la lira verrebbe gestita in maniera inflazionistica. Però le motivazioni di quasi tutti coloro che, da destra o da sinistra, spingono per l’uscita dall’euro sono queste. Accusano l’euro di essere una moneta troppo forte e rigida, e vorrebbero riacquistare la sovranità monetaria per poter svalutare e inflazionare più liberamente. La cultura monetaria prevalente in Italia adesso è questa. Mi tranquillizza quindi di più la mentalità meno inflazionistica dei paesi nordici, Germania in testa, che tiene le redini dell’euro.
In futuro però le cose potrebbero cambiare. Un Veneto indipendente, ad esempio, potrebbe adottare una moneta solida come il franco svizzero, e in questo caso non ci sarebbe ragione per preferirvi l’euro.
Cordiali saluti
G.P.
il franco svizzero era solido, fino a settembre 2011 quando hanno deciso di fissare il cambio con l’euro a 1,2 .
che differenza c’è tra entrare nella moneta unica ad un certo cambio, come fu per l’italia, e starne fuori fissando un cambio vincolante intoccabile?
Non è cessione di sovranità?
Non è la stessa cosa ma senza referendum né manifestazione di volontà popolare, prendendo così in giro i cittadini elettori e votanti svizzeri a cui si fa votare ogni anno su tanti argomenti tranne su questa vitale questione della sovranità monetaria?
Se ieri hanno fatto questo alla svizzera, ed oggi hanno completato l’opera costringendoli a cancellare il segreto bancario, cosa ci aspetta?
@Raffaele, se il ritorno alla lira fosse gestito come professa l’im”prenditore” Preatoni e i suoi amici dell MMT, credo che cambierebbe idea. Ho sentito di sfuggito i suoi sproloqui l’altra sera e mi è venuta la pelle d’oca; basti dire che il marxista Rampini in collegamento da San Francisco lo ha sbeffeggiato dicendo che si deve smettere di credere alla favole…