DI MATTEO CORSINI
Quando parla di questioni economiche, ritengo assai probabile che Matteo Salvini tragga ispirazione dai consigli (scellerati) somministratigli dal duo Borghi-Bagnai.
Adesso batte e ribatte sul taglio delle tasse. Argomento di per sé sacrosanto, purché non sia destinato a naufragare prima di essere realizzato o poco dopo, con pesante conto a carico di coloro che a parole si vorrebbe beneficiare.
Quando uno Stato ha un bilancio disastrato come quello della Repubblica italiana e ha un tasso di crescita potenziale (oltre che effettivo) realisticamente inferiore al costo a cui deve fare fronte nel contrarre nuovo debito, finanziare un taglio delle tasse in deficit pone le premesse per una successiva randellata che finisce per peggiorare il conto a carico dei pagatori di tasse rispetto alla situazione pre-taglio.
Chiunque in Italia vada raccontando che è possibile tagliare le tasse senza che il debito si avvii a esplodere e che, anzi, la crescita economica sarebbe esplosiva grazie a fantomatici moltiplicatori dei pani e dei pesci, è semplicemente un cialtrone.
Quindi cadono le braccia (e altre parti anatomiche maschili) leggendo le ennesime esternazioni salviniane in merito al taglio delle tasse.
“La riduzione abbondante del carico fiscale per imprese e famiglie non è un capriccio della Lega: o si fa o si muore, e il debito esplode.”
Fin qui ci sarebbe poco da dire, se non che il debito sale perché la spesa sale più del gettito fiscale, nonostante una pressione sui pagatori di tasse già elevatissima.
Ma ecco poi cosa segue:
“Tutte le politiche di austerità e tagli hanno portato il debito a crescere. Noi vogliamo politiche di crescita di investimento, di sviluppo.”
Ma di quali tagli sta parlando se la spesa pubblica non ha mai fatto altro che aumentare, anche al netto degli interessi sul debito?
Poi il passaggio in cui l’impronta dei suoi “maestri” appare evidente:
“Chiederemo che venga utilizzato come parametro per spendere o non spendere il tasso di disoccupazione. Dal 10% lo voglio portare al 5%. Quando saremo al 5% rispettiamo tutti i vincoli del mondo. Finché abbiamo regioni italiane con una disoccupazione giovanile superiore al 50% non c’è vincolo che tenga.”
Premesso che non convincerà nessuno in Europa a modificare in tal senso i parametri di finanza pubblica, resterebbero poi da convincere coloro che si suppone dovrebbero finanziare abbondantemente il Tesoro della Repubblica in attesa che le ricette miracolose di Salvini facciano decollare l’economia italiana.
Mi permetto di avere più di un dubbio che questi proclami convincerebbero gli investitori a comprare BTP come se non ci fosse un domani (probabilmente farebbero il contrario).
Immagino già che la soluzione salviniana consisterebbe nel fare funzionare a pieni giri la stampante monetaria, magari coadiuvata da minibot assortiti. Altra cosa che sembra di improbabile realizzazione a livello europeo, e meno male.
La tassazione va indubbiamente ridotta, ma smettendola di fare promesse non mantenibili. Ogni euro di tassazione in meno deve essere finanziato da tagli strutturali di spesa, altrimenti sì che il debito esplode.