DI CRISTIAN MERLO
Anche se la vulgata ecologista è assiduamente impegnata nella campagna di demonizzazione del modello capitalista, additato da sempre come il sommo responsabile delle cause dell’inquinamento a livello globale, il ricorso alla teoria economica e le risultanze dell’evidenza storica ci danno conto di ben altra verità.
Checché ne dicano la piccola Greta e la marea montante dell’esercito politically correct dei gretini, laddove sono stati abrogati i diritti di proprietà privata e non esistono mercati dei capitali, l’inquinamento costituisce un vero e proprio incubo.
Il socialismo, in ciò, rappresenta la quintessenza, su scala gigantesca, della “tragedia dei beni collettivi”, perché soffre di una tara congenita e inestirpabile: in assenza di reali ed efficaci vincoli al consumo di una risorsa, i quali possono essere garantiti esclusivamente da una chiara definizione dei diritti di proprietà, quella sarà inevitabilmente sottoposta a sovrasfruttamento, dal momento che non sussiste una chiara correlazione tra chi trarrà i benefici dal suo utilizzo e chi ne sosterrà invece i costi.
Come ben sappiamo, la follia socialista causò nel mondo una catasta impressionante di vittime innocenti, ben superiore rispetto ai numeri procurati da tutte le altre tirannie del Ventesimo secolo combinate tra loro. Il prestigioso “Il libro nero del comunismo” stima un totale di circa cento milioni di morti, venti milioni dei quali ascrivibili al solo regime sovietico e sessanta a quello comunista cinese.
Ma la morte e la distruzione recate dai regimi totalitari comunisti andò anche oltre: perché essi furono letteralmente in grado di avvelenare e di annientare l’ambiente fisico e geografico su cui si installarono, producendo un inarrestabile collasso ecologico. Ovunque si guardi, dall’Unione Sovietica (la distruzione delle coste del Mar Nero, l’avvelenamento dei fiumi Oka, Volga, Ob’, Enisej, il prosciugamento del Mar Caspio, la scomparsa del lago Aral) alla Slesia, dalla Cecoslovacchia alla Polonia (l’avvelenamento delle città per via dell’inquinamento da metalli pesanti, l’ammorbamento dei fiumi della varie regioni), passando per la Cina e per tante altre regioni asiatiche, per giungere al Venezuela dei giorni nostri (la deforestazione selvaggia, l’inquinamento siderale del lago Maracaibo), possiamo solo scorgere degli impressionanti tassi di mortalità e di morbosità dovuti ad un livello di inquinamento delle acque, dell’aria e della terra semplicemente fuori controllo.
Per Greta e i gretini l’unica soluzione al problema dell’inquinamento risiederebbe nella politica e in una maggior grado di regolamentazione. Ne va del loro futuro, ci viene detto.
Personalmente, fossi in loro qualche dubbio me lo porrei.
Se almeno impiegassero qualche ora dei loro scioperi ambientali per studiare e imparare qualcosa di nuovo, il cui contenuto magari non è sempre oggetto dei corsi scolastici statali che vengono loro propinati, non tutti i mali verrebbero per nuocere.
DI FAUSTO DEMETRIO
Nel 2009 Al Gore ci raccontava che entro il 2014 si sarebbe sciolta la calotta polare.
Sempre nel 2009 degli hacker trovavano le email che si scambiavano “gli scienziati del clima” su come falsare i dati per non perdere finanziamenti pubblici e appoggi politici.
Appena 4 anni e 4 mesi fa, una nave e la nave che era andata a soccorrerla sono rimaste incagliate nei ghiacci che l’anno prima non c’erano.
Andavano a dimostrare il ritiro dei ghiacci.
Dopo l’ennesima figura di merda si è passati dal pericolo “riscaldamento globale” al pericolo “cambiamento climatico”.
Le balle sul clima nascono negli anni ’80, e grazie ad esse è nata la prima tassa mondiale: i certificati verdi, un tassa su chi emette CO2.
Non esistono dati scientifici assoluti a dimostrazione che l’aumento dei gas serra possa far aumentare le temperature o viceversa.
La CO2 antropica rappresenta lo 0,12% dei gas serra.
Sarebbe sufficiente questo dato a dimostrare che l’attività umana non incide sul pianeta più delle scorregge dei dinosauri.
Però i dinosauri non si possono tassare.
La fortuna dei politici consiste nell’elevato numero di allocchi e boccaloni ignoranti che credono a tutte le balle che gli si raccontano.
Lo sfruttamento di una ragazzina con problemi mentali per dichiarare dati scientificamente falsi è abbastanza penoso. La massa di allocchi disposti ad essere tassati per vivere peggio è triste.
Mi risulta che il pianeta stia vivendo una breve fase interglaciale.
Bravi e complimenti, sia a Cristian sia a Fausto
Grande articolo,limpido e chiarificatore.
Grazie