Di Marco Libertà
L’aumento delle tasse nelle Colonie americane tra il 1765 ed il 1767 accrebbe l’astio dei Coloni verso il parlamento britannico.
Essendo favoriti i mercanti britannici, ben legati con i politici, i Coloni decisero di boicottare le merci britanniche per protesta.
Tra i vari prodotti boicottati vi era il tè della Compagnia Inglese delle Indie Orientali.
A causa del boicottaggio le vendite di quest’ultima nelle Colonie calarono da 320.000 a 520 sterline. La Compagnia delle Indie iniziò ad accumulare debiti nonché merce nei magazzini e senza avere all’orizzonte prospettive di miglioramenti, anche perché i contrabbandieri delle Colonie acquistavano tè dai Paesi Bassi senza pagare tasse d’importazione.
Il governo britannico fece passare allora il “Tea Act” nel 1773 che permise alla Compagnia delle Indie di vendere tè alle colonie senza l’obbligo di pagare tasse o dazi di alcun tipo al regno unito. Ciò permise alla compagnia di vendere il tè a metà del prezzo precedente e anche più basso di quello venduto in inghilterra permettendole di contrastare anche le offerte dei mercanti e dei contrabbandieri delle Colonie.
Samuel Adams, fondatore dei “Sons of Liberty” organizzò delle proteste all’arrivo delle prime navi della Compagnia delle Indie, la partecipazione dei Coloni fu enorme, le stime dell’epoca parlano di circa 8000 Coloni.
Vista una folla così numerosa Rotch il capitano della Dartmouth, una delle tre navi della Compagnia ormeggiate nel porto di Boston e pronte a scaricare il tè, decise di non scaricare e riportare il carico in inghilterra, e così decisero anche gli altri due capitani.
Tuttavia il governatore britannico Hutchinson vietò alla nave di salpare, bloccò il porto ed ordinò di portare a terra il tè.
Il 16 dicembre 1773, la notte prima della data prevista per lo scarico, il capitano Rotch si appellò al governatore per ottenere il permesso di lasciare il porto di Boston ed in seguito si presentò la sera stessa alla riunione di protesta per comunicare il mancato assenso. Dopo aver appreso il rifiuto di Hutchinson e dopo varie ore di dibattito Samuel Adams si rivolse alla folla con le seguenti parole:
“Questa riunione non può più fare nulla per salvare il paese.”
(Samuel Adams)
I Sons of Liberty si travestirono da indiani Mohawk ed armati di asce e mazze si diressero verso Griffin’s Wharf, il punto dove erano ancorate le navi. Il gruppo si divise in tre parti dirette da altrettanti comandanti e pronte ad imbarcarsi contemporaneamente. Una volta a bordo prontamente le ceste di tè vennero portate dalle stive sui ponti e, successivamente, il contenuto venne gettato in mare.
In quella sera galleggiarono sulle acque del porto circa 45 tonnellate di tè, provenienti da 342 ceste, per un valore stimato dell’epoca di 10.000 dollari.
Il “Boston Tea Party” è considerato la primitiva scintilla della Rivoluzione Americana.
Una Rivoluzione generata da una pressione fiscale, a seconda della Colonia, del 2% – 5%.
Non ci fa onore quindi la nostra ignavia verso le tassazioni immorali che sopportiamo e i nostri stati leviatani che ci possiedono come fossimo schiavi.
Una lezione di storia importante da ricordare nei giorni dei “gilets jaunes” che vogliono la “rivoluzione” per avere più stato.