DI GIOVANNI BIRINDELLI
Il giorno del centesimo anniversario della fine della Prima Guerra forse non è inutile ricordare che questa fu resa possibile dall’abbandono dello standard aureo, cioè dalla sostituzione del denaro di mercato col denaro fiat di stato: «per finanziare le guerre i governi avevano necessità di inflazionare la massa monetaria. Lo standard aureo glielo impediva, così i politici e i banchieri centrali lo impedirono per decreto» (Gary North).
Forse non è inutile ricordarlo, perché oggi usiamo ancora il denaro di stato, la cui accettazione è imposta con la forza dalle stesse autorità che oggi ricordano con cordoglio le vittime del conflitto.
Forse non è inutile ricordarlo anche perché abbiamo ancora le banche centrali, che continuano a fare quello per cui sono nate e per cui lo stato ha concesso loro i privilegi che ne permettono l’esistenza: creare sempre più denaro dal nulla per trasferire risorse dalle persone allo stato nel modo più silenzioso e vile possibile, e consentire in questo modo l’incessante espansione della macchina statale, con le crisi economiche cicliche e ulteriori guerre (di cui una mondiale) come solo due fra i più importanti danni collaterali.
O forse, invece, oggi è inutile ricordarlo perché poco meno di dieci anni fa, qualcuno che lo ha ricordato ha usato il suo genio per inventare bitcoin: un denaro fiat di mercato non arbitrariamente inflazionabile e resistente alla censura statale.
Il giorno del centesimo anniversario della fine della Prima Guerra mondiale possiamo essere grati a Satoshi Nakamoto, chiunque egli sia.
Concordo.
Mi chiedo se North, di cui ho letto il libro edito da Usemlab, abbia dei discepoli.
E mi chiedo che ne pensi delle crittovalute.