DI MARCO LIBERTA’
“La frontiera è l’unica terra disponibile per la povera gente. Quaggiù non devono sottostare a nessuno. Non servono permessi per vivere”. (Nathan)
La Guerra dei sette anni è sbarcata oltre oceano, è il 1757. Le colonie americane sono terreno fertile per sangue e morti. Inglesi e francesi si contendono le terre, mentre le tribù autoctone decidono da quale parte schierarsi e a chi giurare una presunta fedeltà. Tra loro anche Nathan (Daniel Day-Lewis), un bianco adottato dai Mohicani, corre tra foreste e fiumi in cerca di una pacifica convivenza tra coloni e invasori. Gli equilibri verranno presto spezzati dalla crescente tensione tra le potenze europee e dai labili patti che legano gli indigeni ai due schieramenti.
La trama del film si sviluppa attorno al tema della vendetta, vendetta di un nativo Urone di nome Magua (Wes Studi) nei confronti del colonnello britannico Munro.
Magua inseguirà le due figlie di Munro per ucciderle e vendicarsi della sua famiglia uccisa, ma le giovani donne troveranno l’aiuto di Natan e degli ultimi Mohicani: Chingachgook e suo figlio Uncas.
Sullo sfondo di questa guerra personale troviamo alcuni eventi storici della guerra Franco-indiana e possiamo osservare le condizioni umane e sociali di quel tempo.
Infatti il seme della Rivoluzione Americana, unica rivoluzione Libertaria della storia, venne piantato proprio in quell’occasione.
L’ultimo dei Mohicani è Libertario perchè mostra la scintilla che ha portato alla Rivoluzione anni dopo.
Nel film è ben mostrato il contributo dei Coloni alla guerra Franco-indiana, si vede la Militia che si arruola volontariamente nella difesa di Fort William Henry dai Francesi, lasciando sguarnite le abitazioni lungo la frontiera le quali saranno successivamente attaccate dagli Uroni.
In seguito, finita la guerra Franco-indiana, sappiamo che la corona chiese sotto forma di tasse un risarcimento ai Coloni per ripagare le spese sostenute per difenderli dai Francesi (mentre in realtà fu una guerra per il possesso del continente).
Avendo avuto grandi perdite umane durante la guerra e, successivamente, perdite economiche a titolo di “risarcimento”, non è difficile comprendere la delusione dei Coloni, delusione che ha portato a malcontento.
Il malcontento ha portato ad una ricerca della Libertà, e il resto è storia.
Nel film è ben mostrato lo spirito dei Coloni, i quali decidono di intraprendere la dura e pericolosa vita di frontiera proprio per vivere liberi e senza dover chiedere permessi a nessuno.
Significativa la frase di Nathan quando un soldato inglese gli chiede:
“Non siete dunque fedeli sudditi della Corona?”
e lui: “Diciamo piuttosto che non siamo sudditi”
Fu proprio quello spirito indomito a forgiare il moderno capitalismo come lo conosciamo.
Uno spirito che è possibile condensare, nel bene e nel male, in questa frase di Sallustio:
“Faber est suae quisque fortunae”
(Ciascuno è artefice della propria sorte – Epistulae ad Caesarem senem de re pubblica, Sallustio)