DI MATTEO CORSINI
Nonostante il buon senso dovrebbe rendere evidente che se uno è già molto indebitato non è aumentando il debito che risolve i suoi problemi, Laura Castelli, “esperta” (secondo una autodefinizione che, curiosamente, molti mezzi di informazione hanno accettato at face value) di questioni economiche del M5S, continua a ripetere cose di questo genere:
“Le misure previste nel Contratto di Governo miravano alla riduzione del debito pubblico e alla ripresa dell’economia attraverso una Banca pubblica d’investimento, istituzione che esiste già in Francia e Germania e che prevede investimenti ad alto moltiplicatore al fine di rilanciare crescita, produttività e occupazione, così da aumentare anche il gettito fiscale e ridurre il rapporto debito/Pil.”
Vedremo se il governo che alla fine è stato formato attuerà gli (insani) propositi scritti raffazzonatamente nel contratto tra M5S e Lega. Da un punto di vista finanziario è indubbio che se il rendimento dell’investimento è superiore al costo del finanziamento necessario a porlo in essere ha senso indebitarsi.
Il problema è che non vi è alcuna certezza che il rendimento dell’investimento sia ex post superiore al costo del finanziamento, negli esempi (molto vaghi) di Castelli e colleghi. Questo induce chi è già esposto nei confronti del debito pubblico a fare due cose: ridurre la propria esposizione e/o pretendere una remunerazione maggiore per il rischio di finanziare altro debito. Qualcuno nel frattempo vende anche allo scoperto, tra l’altro.
Tutto ciò, a parità di altre condizioni, rende la convenienza dell’investimento finanziato a debito ancora più dubbia. Aggiungiamoci anche che generalmente l’investitore pubblico non è particolarmente lungimirante, né è guidato da logiche di pura convenienza economico-finanziaria, e risulta relativamente semplice capire perché la via indicata da Castelli porterebbe molto più probabilmente nel burrone invece di ridurre il rapporto tra debito e Pil.
Purtroppo pare che né il buon senso, né la storia siano fin qui servite a far ragionare la maggioranza degli italiani votanti.
Come si fa a non essere pessimisti?
Sull’immigrazione, a parte che il numero di residenti stranieri è più basso in Italia che in quasi tutti gli altri paesi europei, ma a parte questo, se si vuol ridurre il numero degli arrivi basterebbe porre in essere l’unica soluzione di “mercato” possibile: chiudere i rubinetti dei fondi pubblici che vengono destinati ai centri di accoglienza, direttamente e indirettamente (leggasi associazioni e cooperative varie che gestiscono la cosa). In questo modo cadrebbe l’incentivo principale che spinge i magrebini e mediorientali a venire qua (ovvero il miraggio del pasto gratis) e le associazioni criminali rosse e non rosse a richiamarli, quando non direttamente organizzarsi per andarli a prendere… Risparmio totale e obiettivo raggiunto, senza proclami stupidi alla “mammaliturchi” e senza usare la forza. Chi vuole venire lo fa a rischio di morire di fame se non si può mantenere, e chi vuole aiutare chi arriva e rischia di morire di fame, lo può fare, a spese proprie.
Dici cose condivisibili; tuttavia, se pensi che chiudendo il sostegno pubblico gli Africani, questi non verranno, non li conosci molto bene.
Si pensi a tutte le esternalità positive che offre un Paese sviluppato.
Ne verranno molti meno, comunque. E in ogni caso, sarà ben chiaro fin da subito che non c’è trippa per gatti, nè per i parassiti dei gatti
Noto che non si accenna a tagli importanti di spesa a parte la riduzione proposta da Salvini delle spese per l’immigrazione abusiva.
Costi che saranno temperati dalle spese dei rimpatri forzosi, soldi sempre ben spesi beninteso.
Se veramente si punta alla ripresa dell’economia, la prima azione da evitare è proprio quella di istituire una banca pubblica. Al posto di tale azione sarebbe opportuno abolire tutto ciò che di pubblico già c’è. Investimenti ad alto moltiplicatore? Sì, keynesiano; cioè un’inesistenza de facto (ops, qualcuno mi accuserà di “latinismo”). Chi investe si assume rischi. Il cosiddetto investitore pubblico questi rischi non se li assume perché i costi dell’investimento sbagliato (e il settore pubblico sbaglia sempre) saranno a carico “del fisco”. In realtà a nostro carico. Gli elettori presunti destroidi dei Cinque Sporchi ci riflettano un momento.
purtroppo questa banca esiste , la Cassa Depositi e Prestiti.
questi son sempre capacissimi e prontissimi a fare i splendidi col culo altrui.