DI MATTEO CORSINI
Il Sole 24Ore ospita con una certa frequenza le traduzioni dei post che Paul Krugman scrive nel suo blog sul New York Times, il giornale per antonomasia dei left liberals americani (e non solo). Non mi è chiaro il motivo per cui ci si riferisca a Krugman come economista, dato che di economia (intesa come disciplina) non c’è quasi nulla in quello che scrive.
Generalmente si tratta di invettive contro l’amministrazione Trump e i repubblicani, considerati responsabili di qualsiasi cosa di brutto accada al mondo, probabilmente includendo anche eventuali guasti agli elettrodomestici di casa sua.
Nell’ultima puntata tradotta, Krugman se la prende con le conseguenze dei tagli fiscali, che a suo dire colpiscono gli insegnanti.
Secondo il nostro, ecco come funziona il sistema statunitense.
“Per capire come sono arrivati a questo punto, bisogna sapere cosa fa lo Stato in America con i soldi delle tasse. Il Governo federale è fondamentalmente una compagnia di assicurazione con un esercito: tutto quello che non è spesa militare è assorbito in gran parte da pensioni e sanità. Le amministrazioni statali e gli enti locali, invece, sono fondamentalmente un distretto scolastico con una forza di polizia. Più della metà dei dipendenti di Stati ed enti locali lavora nella scuola; gli altri per lo più in servizi di protezione come polizia e vigili del fuoco.”
Ed ecco il problema.
“Cosa succede quando la destra intransigente prende il controllo di uno Stato, com’è successo in gran parte del Paese dopo l’ondata del Tea Party nel 2010? Quasi invariabilmente fa approvare tagli delle tasse su larga scala. Normalmente questi tagli vengono accompagnati dalla promessa che la minore imposizione fiscale darà una grossa spinta all’economia statale. Questa promessa, però, non viene mai – e quando dico mai intendo dire mai – mantenuta: l’immortale fede della destra nei benefici dei tagli alle tasse rappresenta un caso eclatante di trionfo dell’ideologia sull’evidenza del contrario.”
Intende dire mai, ma non porta mai dati a supporto. E parla come se fosse un osservatore imparziale della realtà, il che è semplicemente falso.
“Quello che fanno i tagli alle tasse è ridurre le entrate, mettendo in crisi le finanze statali. La larga maggioranza degli Stati ha leggi che impongono il pareggio di bilancio. Questo significa che quando le entrate fiscali crollano, i conservatori alla guida di molti Stati non possono fare quello che Trump e i suoi alleati in Congresso stanno facendo a livello federale, cioè limitarsi a lasciar crescere il deficit di bilancio, e sono costretti a tagliare le spese.”
Meno male che ci sono regole che impongono il pareggio di bilancio, dato che i deficit devono essere pagati prima o poi da qualcuno.
“E data la centralità dell’istruzione nei bilanci di Stati ed enti locali, a farne le spese sono gli insegnanti. Come fa un Governo a risparmiare soldi sull’istruzione? Può ridurre il numero degli insegnanti, ma questo significa classi più numerose. Può tagliare, e ha tagliato, i programmi per gli studenti con necessità specifiche: ma anche tralasciando la crudeltà di una misura del genere, il risparmio è minimo. Idem per politiche di riduzione dei costi (trascurare la manutenzione delle scuole, economizzare sul materiale scolastico), costringendo molti insegnanti a integrare di tasca propria l’inadeguatezza dei fondi. Perciò quello che fanno le amministrazioni statali repubblicane è principalmente spremere gli insegnanti stessi. Insegnare ai ragazzi non è mai stato un modo per arricchirsi. Tuttavia, era un mestiere che ti faceva rientrare nel ceto medio. Ma in gran parte del Paese non è più così. Ormai siamo al punto che gli insegnanti guadagnano il 23% in meno degli altri laureati. Contemporaneamente, sono peggiorate le indennità. I docenti sono costretti ad accollarsi una quota crescente dei premi dell’assicurazione sanitaria, e questo è un onere gravoso, considerando che i loro stipendi reali sono in calo.”
Posto che nulla impone a una persona di fare un determinato lavoro, è evidente che se devono essere ridotte delle spese si incida (anche) sulla voce principale. L’alternativa sarebbe imporre più tasse anche a chi non fruisce di determinati servizi.
Ciò detto, Krugman, che non a caso Nassim Taleb inserisce tra gli “Intellectuals Yet Idiots”, dovrebbe chiedersi come mai una moltitudine di persone sia disposta a indebitarsi pur di frequentare scuole e università private. Per esempio Princeton, nella quale Krugman stesso insegna, e che tra costi di iscrizione e accessori comporta esborsi nell’ordine di 75-80mila dollari annui (a tale proposito, se il debito fosse meno facile probabilmente ci sarebbe meno inflazione anche su queste università).
Io mi limito a chiedermi cosa spinga una persona a indebitarsi per andare a lezione da questo signore.
Difficile. Lo scorso quattro dicembre la mia ottancinquenne madre ha avuto la sfortuna di prendersi un ictus cerebrale. Va assistita continuamente. Non so se quest’estate riuscirò a programmare ferie.
Mi spiace, ho genitori anziani e posso capirti. Cmqe dovessi passare ci prendiamo un caffè, per me è un onore. A presto!
Vorrei condividere lo stesso ottimismo sulla resa dei conti ma in giro vedo ancora troppa superstizione. La resa può essere dei conti, difficilmente ci sarà quella spontanea degli statalisti.
Alessandro non torni ad Ostuni questa estate?
Strano che in Usa, paese con grandi distanze, problemi di ordine pubblico nelle scuole e all’avanguardia nelle reti e nelle comunicazioni, non sia già stato impiantato un sistema di insegnamento che smantellasse – almeno in massima parte – il carrozzone dell’istruzione pubblica. Una specie di enorme unico CEPU a distanza coadiuvato ovviamente da alcuni tutor per risolvere eventuali dubbi degli studenti.
Invece nel caso italiota, dove la scuola significa serbatoio di voti e clientele, se mai dovesse accadere, passerà almeno ancora un secolo.
La scuola pubblica andrà a gambe all’aria tra non molto, la gente a breve capirà che gran parte della formazione offerta(di pessima qualità) non sia praticamente spendibile, troverà altre strade per l’educazione dei propri figli, e-learning e distance learning. I sindacati ed i comunisti potranno schiamazzare pure, ma non ci sarà nulla da fare, stiamo andando verso la resa dei conti, del resto questa situazione è stata creata da loro.
Più che il Partito repubblicano, Krugman odia i suoi elettori, cioè gli americani bianchi. La vecchia America. (04:35 – 06:54)
https://www.nrk.no/urix/–amerikansk-politikk-er-galskap-1.11457779
“Ora sono convinto che questo [la dissennatezza della politica americana] non sia una condizione permanente. La dissennatezza proviene effettivamente quasi più da questioni etnoculturali che da altro. Molta della vera follia proviene, se vuoi, dagli americani bianchi delle zone rurali i quali sentono di perdere il loro paese, perdono il controllo del paese. E hanno ragione. Stiamo diventando più eterogenei, più multiculturali, e loro alla fine non saranno il futuro. Alla fine il potere di cui ancora dispongono svanirà ma fino a quel punto sarà un tempo difficile”
Krugman è un pagliaccio, ma l’odio verso gli Americani delle zone rurali interne, credo sia qualcosa che accomuni entrambi gli abitanti della east coast e della west coast; Obama ebbe il suo serbatoio di voti in quelle zone a discapito degli stati dell’entroterra, adesso Trump ha mischiato le carte, dato molte persone di colore l’hanno votato per cercare una soluzione alla violenza dilagante ed al degrado presente all’interno delle loro comunità.
Sì perché quegli stati sono di maggioranza bianca, a differenza delle coste. Ogni anno che passa il Partito repubblicano diventa sempre più il partito dei bianchi. I Democratici sono da tempo quello dei non bianchi.
Molti neri hanno votato Trump, non è un segreto, guarda il caso di Kanye West il rapper che s’è esposto personalmente nei suoi riguardi. I democratici sono un partito di bianchi, di censo medio alto ed alto titolo di studio, dominano da Hollywood ai college, tutta l’industria culturale grossomodo è nelle loro mani, Weinstein era uno di loro; i neri in stile black lives matter e del black power, si ricordano di esserlo solo sotto elezioni, perché campano di sussidi e nonostante questo il degrado delle loro comunità in periferia sotto 8 anni di Obama è costantemente peggiorato: omicidi, stupri, crimini contro il patrimonio, gravidanze in età minore ecc
Per ogni nero che vota per i Repubblicani ce ne sono nove che votano per i Democratici. Questo da sempre.
Sia Krugman che Weinstein sono ebrei e non si identificano come bianchi. Sono un popolo con un’identità distinta dagli altri gruppi etnici e una storia millenaria.
http://www.tbshamden.com/index.php?option=com_content&view=article&id=2446:ashkenazi-jews-are-not-white
Più della metà delle donazioni al Partito democratico provengono da sostenitori ebrei.
Non so cosa dirti. Per me non esiste una questione ebraica, poi che l’elettorato democratico sia composto da neri delle zone periferiche urbane è quello che ho cercato di dire anche io, ma l’apparato organizzativo e militante è bianco.
La Questione riguarda i rapporti spesso conflittuali con altri popoli ma è difficile negare che ebrei siano un popolo.
http://www.italiaisraeletoday.it/un-test-dira-se-sei-ebreo/
Gli ebrei sono una cosa e gli Israeliani un’altra. Ci sono anche arabi Israeliani, poi che gli Israeliani anche e soprattutto grazie al “warfare complex” statunitense per dirla alla Eisenhower o alla Ron Paul, non si siano mai sforzati di mantenere buoni rapporti di vicinato, anzi i più conflittuali possibili, è un altro paio di maniche. Il soffrire di sindrome di accerchiamento non è comunque una loro prerogativa, ne sono affetti altri popoli: i Serbi, i Giapponesi per esempio.
Gli ebrei non sono un più popolo e nemmeno una razza, semmai un ceppo etnico con vari sottogruppi nati nel corso delle varie diaspore. Lo sono stati in passato, ma ormai si fa riferimento ad essi come gruppo religioso, non prendiamoci in giro. Gli Israeliani sono un popolo, perché sono localizzati in una precisa area geografica.
Gli italo-Brasiliani o gli italo-Argentini, gli italo-Americani in genere, fanno parte del popolo Italiano??
Il popolo ebraico comprende vari sottogruppi – sefarditi, aschenaziti, mizrahi, ecc.. Solo una minoranza degli ebrei è osservante.
Gli italoamericani non si sono limitati al matrimonio endogamico e quindi sono diventati parte del macrogruppo degli americani di origine europea.
Non sono più un popolo da almeno 1500 anni. I vari sottogruppi cui tu ti riferisci, in particolar modo gli askenaziti, hanno vissuto in comunità chiuse fino all’800, poi si sono dovuti necessariamente adeguare alla modernità.
http://www.linkiesta.it/it/article/2013/01/13/gli-ebrei-sono-una-razza-le-nuove-teorie-genetiche-che-fanno-discutere/11211/
Il crony capitalism comincia con la bassa autostima di chi ritiene di valore agganciarsi ad una cordata di relazioni e che questo meriti qualsiasi sforzo. Pagano un pizzo spontaneamente con il preciso intento di seguire, emulare, partecipare alla gloria di sti bulli. Poi, in percentuale esigua, chi prende il posto di questi e pensando che ora “tocca a loro”, continuano per più vasti maneggiamenti nell’ unico modo che conoscono.
Ma forse da qualche altra parte è differente?
Spontaneamente l’uomo segue la musica che affascina i suo cuore anche se fosse la propria marcia funebre.
Ecco perché è importante l’educazione al gusto.
Ecco perché sono importanti gli articoli del movimento libertario.
No no, la loro autostima non è affatto bassa, è altissima invece. Il poter essere invitati al party dei bulli ed entrare nella loro combriccola, è semplicemente inteso come il coronamento dei tanti sacrifici fatti ed in senso utilitaristico foriero di maggiori guadagni facili. Purtroppo sin quando ci sarà il fiat money, ci sarà il crony capitalism.
Non scambierei la causa emotiva con l’effetto sperato della reazione. Comunque.
Criticabile non è il fine che si propone chi si indebita.
Dal punto di vista economico, criticabili possono essere i mezzi che si utilizzano per fini dichiarati. (Ciò se si possiede una teoria che possa motivare il perché)
L’abuso della ragione fa apparire interessante una cosa che è un insulto all’intelligenza esattamente come l’inflazione monetaria fa apparire perseguibile qualsiasi progetto e fa uscire di melone generalmente sia i più ed sia i meno sprovveduti tanto da sentirsi dei fenomeni.