DI MATTEO CORSINI
E’ di mercoledì l’annuncio di Angelino Alfano di non ricandidarsi alle prossime elezioni politiche.
“Ho scelto di non candidarmi alle prossime elezioni e non farò nemmeno il ministro.”
Aggiungendo il classico:
“Lascio il Parlamento, non la politica”.
Solo nove mesi fa, Alfano aveva sciolto NCD, nato a fine 2013 quando Alfano, che politicamente doveva tutto a Berlusconi, decise di mettersi in proprio (molto probabilmente, al di là della retorica, per restare al governo).
Disse, tra le altre cose, lo scorso marzo:
“Il nostro slogan è: da soli ove possibile e con i riformatori ove necessario e indispensabile.”
Probabilmente Alfano ha capito che, questa volta, avrebbe avuto defezioni in cabina elettorale anche da parte dei parenti più stretti.
Della sua assenza in parlamento e al governo suppongo ce ne faremo serenamente una ragione.
Non è detto che presiederà enti, banche, consigli di amministrazione o la Federcalcio. L’anno prossimo ci sono le europee e qualche ente locale “importante”. Vedremo che dirà: “La volta scorsa sono stato fermo un giro (lo dirà a Franco Giro?), quindi adesso tocca a me.” In realtà il giro dura solo pochi mesi. Così fan tutti, direbbe Lorenzo Da Ponte. E poi, in una grande coalizione, un posto da ministro non lo rifiuterebbe affatto. Contrariamente a quek che afferma. Speriamo non gli diano un ente lirico, con il suo cognome allestirebbe solo lavori del suo omonimo napoletano. O al massimo Turandot, magari solamente il finale.
Prossimamente su questi schermi come presidente di qualche ente di Stato.
E fa bene, mica può andare a lavorare a questa età.