DI DAVIDE GIARETTA
Gianni è un operaio e ogni tanto compra su internet per risparmiare.
Gianni però pensa ai poveri operai che lavorano tanto per la cattiva Amazon che guadagna troppo.
Lo stato ha a cuore il voto di Gianni, che vota da 30 anni per cambiare le cose, e l’unica cosa che è cambiata è quanto più tardi e con quanto meno andrà in pensione.
Così lo stato mette la web tax contro la cattiva Amazon, che aumenta i prezzi che applica a Gianni, ma in misura minore della tassa totale, perché se lo può permettere.
La ditta per cui lavora Gianni, che aveva fatto qualche investimento sull’e-commerce, è invece costretta a ricaricare tutto sul cliente, aumentando ancora di più il gap concorrenziale nei confronti delle multinazionali.
Gianni così si ritrova in cassa integrazione al 60%, costretto a pagare di più quel che acquista rispetto a prima.
Gianni però ringrazia lo stato, perché senza la web tax come la pagavano la cassa integrazione?
La CIG è finanziata col grano dei lavoratori e dei datori: lo stato (sempre lui) la impone e fa da tramite col suo braccio lungo dell’inps (quindi non dovrebbe scucire soldi direttamente, poi invece come al solito sorgono sempre casini e deroghe varie).
Scatta la confisca di prevenzione a carico del contribuente che elude abitualmente gli obblighi fiscali perché è una condotta che, da sola, denota la pericolosità sociale richiesta per la misura. Ma non solo. La
sentenza del giudice tributario sull’accertamento non vincola il magistrato penale chiamato a quantificare la sproporzione fra i redditi e le ricchezze accumulate. La Cassazione (sentenza n. 53636/2017) ha confermato la misura a carico di un imprenditore finito nel mirino degli inquirenti per truffa ed evasione
fiscale.
Non condivido. Gianni è fesso, oltre che ignorante. E non siamo stati tutti fessi a un certo punto della nostra vita. Anche perché la conclusione di Davide Giaretta è cristallina: Gianni ringrazia lo stato perché gli garantisce la cassa integrazione. Non c’è bisogno di essere genii per capire che senza lo stato non ci sarebbe stato bisogno della cassa integrazione, perché non si sarebbe perso il lavoro. Stampa e stato hanno interesse a condurci all’errore ma non tutti gli individui sono predisposti a cadere nella trappola. Sicuramente non il cento per cento. E nemmeno quasi.
Ricordiamoci che siamo stati tutti ( o quasi ) Gianni ad un certo punto della nostra vita, che l’ignoranza di stato e la stampa hanno l’unico scopo di farci sbagliare a nostro stesso danno.