DI MASSIMO TESTA
Mi tocca constatare che… per molti “libertari” il libertarismo altro non è che un simpatico giochetto intellettuale.
Si legge qualche libro interessante, si citano due o tre frasi estrapolate in qua e in là, caustiche verso lo stato o le tasse, e poi amen, si torna alla cosiddetta “realtà”. E quale sarebbe, la realtà e il consequenziale “realismo”? Che lo stato c’è, le tasse pure, e quindi bisognerebbe far sì che “funzionino”.
Bene: sappiate che lo stato che “funziona” è lo stato nazista.
Sappiate che concentrare sempre più il potere politico in un punto non porta affatto ad un tipo di governo più razionale, ma solo ad una maggiore espansione dello stato e della suo fare predatorio.
Sappiate che a quel punto il potere politico sarà sempre meno soggetto a qualsiasi tipo di controllo, tantomeno sarà soggetto alla Legge, dal momento in cui è esso stesso che la forgia.
Perchè, cari amici, la realtà è questa. Mentre l’utopia è ancora stare a cianciare di stato minimo e altre facezie.
Grande Massimo Testa sempre sul pezzo!
Ebbene sì, io sono un libertario all’amatriciana, de noantri insomma, lo confesso. Mi accontento sognarlo il mondo idilliàco, paradisiàco (occhio agli accenti, omaggio a Suor Daliso – r.i.p.) e di fottere il più possibile lo stato quando posso, ma il più delle volte accade il contrario; per fortuna in passato era molto più facile e così ho accumulato un po’ di bonus.
Ma ho le mie ragioni: mai provato a parlare con l’italopiteco medio?
Io lo evito accyuratamente, perchè dopo dieci secondi ne ho già le palle piene, anzi una piena e l’altra che versa.
Nessuno che dica, sogni o ipotizzi che i governanti DEVONO SPARIRE, ma tutti hanno invece la ricetta su ciò che DEVONO FARE (e mai o quasi mai è abbassare le tasse!!!). Sono tutti sindaci e presidenti provetti esattamente come sono tutti commissari tecnici della nazionale.
Lo stato minimo è un’utopia, è vero, ma solo qui, nella terra dei cachi e della complicazioni bizantine.