DI GIOVANNI BIRINDELLI
“Il leader parlamentare del CUP (la sinistra radicale indipendentista catalana, n.d.r.), Anna Gabriels, dice: «Noi sappiamo che, per evitare le continue crisi economiche e sociali, dobbiamo costruire nuove relazioni economiche e sociali. Noi siamo anti-capitalisti, socialisti e femministi e vogliamo costruire una nuova repubblica su queste basi: una che sia sostenibile e favorisca la solidarietà e l’uguaglianza». […] questo scopo è sempre stato parte del movimento per l’auto-…determinazione”. (Ignasi Bernat and David Whyte, The Guardian: https://www.theguardian.com/…/catalonia-independence-neighb…).
Che il socialismo, cioè la negazione logica del principio di auto-determinazione, sia sempre stato parte del movimento per l’auto-determinazione, è una fesseria empirica. Se questo fosse vero, non esisterebbero coloro che conoscono la scienza economica e che difendono il principio di auto-determinazione in modo coerente (e quindi anche il diritto della Signora Gabriels di scegliere per sé la strada della miseria: ma non quello di imporla ad altri, tanto meno democraticamente).
Ben venga ogni secessione (e tanto di cappello al coraggio degli indipendentisti catalani, anche socialisti: di destra, di sinistra e di protesta). Ma cercare l’auto-determinazione attraverso il socialismo è come cercare di volare buttandosi a peso morto da una scogliera: è in contraddizione con oggettive leggi scientifiche.
L’unica via che a me oggi sembra macinare successi nella direzione del principio di auto-determinazione è quella che, guarda caso, parte da premesse scientifiche (etiche ed economiche) coerenti: Bitcoin.
L’hard fork di Bitcoin che ci sarà a novembre esprime un conflitto di idee e di priorità fra centralisti (SegWit2x) e indipendentisti (coloro che si oppongono a SegWit2x) che, per molti versi, ricorda quello fra le stesse forze in Catalogna. Una differenza sostanziale, tuttavia, è che, nel caso di Bitcoin, nessuno dei buoni (cioè degli indipendentisti) trascura o ignora la forza di gravità. Per questo credo che alla lunga continueranno a vincere.
Non so se l’anarcocapitalismo individualista, vista la sua caratteristica prettamente antidogmatica, possa essere definito massimalista. La sua essenza è proprio quella di rifiutare il massimalismo. Ma è una questione, forse, solo semantica e simile a quella di definire il comunismo come capitalismo di stato. L’etichettare come sciocco chi pensa in modo diverso dal gruppo di appartenenza è tipico della sinistra. Scimmiottare i metodi di quest’ultima è sicuramente un errore, così come lo è lo scimmiottamento dei teoconservatori sul determinismo biologico e su tanto altro. E non è solo un errore strategico, lo è anche sul piano contenutistico perché dimostra incoerenza con il pensiero libertario. Molti nuovi movimenti politici attuali sono tutto fuorché libertari, come i vecchi dunque. E lì dentro trovano sicuramente spazio coloro che vogliono esaltare il proprio “ego”, insofferenti all’autorità altrui ma non all’affermazione della propria. Anche con la prepotenza.
purtroppo…
E’ vero che l’Unione Sovietica rincorreva lo spazio ma solo per ragioni militari e imperialistiche. Nel 1917 avevano creato il deserto, poi Lenin se ne uscì con la storia dell’elettrificazione che deve seguire la rivoluzione. Quando vedono che il capitalismo avanza grazie alla tecnica, allora si mettono ad inseguire la tecnica rinnegando le loro idee sull’età dell’oro che sarebbe stata senza tecnologia, senza proprietà privata e senza denaro. Altrimenti soccombono e quindi si mettono a giocare sul fronte opposto diventando non scientifici ma scientisti e positivisti, con esperimenti azzardati alla Mengele. Dove non riescono, accusano il nemico di voler manovrare i poveri con la manomissione della natura. Quando riescono, con la complicità di qualche rinnegato che passa con loro rivelando segreti industriali, sono capaci di esagerare con un massiccio utilizzo del prodotto precedentemente biasimato. Il loro non è amore per la scienza ma opportunismo prasseologico. La scienza esiste perché esiste il capitalismo, perché c’è chi la finanzia. Questo a sinistra non possono ammetterlo e così si spiega l’apparente scientificità dell’Unione Sovietica. Non so quanto Stirner possa aver influenzato Mussolini. Il massimalismo di quest’ultimo, però, era dichiaratamente socialista. Pertanto non poteva essere antiautoritario, individualista e anarchico. Il 25 aprile del 1945 raccomandò a riccardo Lombardi di non lasciar cadere l’Italia in mani borghesi. Il vero anarchico detesta i titoli nobiliari, non la borghesia.Solo con l’illusione certi anarchici possono autodefinirsi tali quando poi vorrebbero vietare la proprietà privata. Se c’è un’autorità costituita che vieta, addio anarchia.
Il comunismo sovietico spesso e’ stato accusato, con non poche ragioni, di essere solo un capitalismo di stato.
Sull’anarchismo e sul libertarismo, pero’, non sono del tutto d’accordo sull’appropriazione della sua esclusiva da parte di alcuna delle sue correnti: ne esistono varie forme e quella piu’ comune, perlomeno in europa continentale, e’ una variazione sul tema del socialismo, quello libertario appunto, che e’ sempre stato in guerra contro l’egemonia soffocante e totalitaria dei vari Partiti comunisti di area filosovietica, tesi solo all’appropriazione del potere e al raggiungimento del loro completo controllo dello Stato. L’anarchismo catalano degli anni ’30, che ha lottato sia contro il franchismo che contro i suddetti “compagni filosovietici” (capitanati da poi famosi esponenti del PCI italiano), era probabilmente, perlomeno nelle intenzioni, di tal fatta: socialismo anarco-libertario, e utopistico.
Che poi qui dentro si tenda a sua volta al massimalismo anarcocapitalista individualista lo ritengo legittimo e anche utile dal punto di vista della discussione filosofica, specie nel presente contesto storico di galoppante pan-normativita’ giuridica positivista (pero’ col serio dubbio che sia la strategia piu’ giusta per far valere le proprie ragioni, quella di etichettare tutti come coglioni salvo se stessi e il proprio piccolo gruppo), purche’ non si pretenda di ridurre ad esso la complessita’ inafferrabile dei rapporti sociali reali con tutta la loro intrinseca contraddittorieta’.
Ma probabilmente la attuale galoppante “pan-normativita’ giuridica positivistica” si impicchera’ da sola, vittima delle sue stesse esagerazioni: e’ sempre di piu’ la gente che non ne puo’ piu’, che non vede l’ora di crepare piuttosto che vivere in queste condizioni, anche quando di opulenza materiale.
Di solito a raccogliere i frutti, pero’, non e’ mai chi scuote l’albero, come mostrano i recenti e di grande successo movimenti politici di reazione, che sono tutto fuorche’ liberali o libertari, converrete.
Sinceramente al presente non nutro alcuna fiducia in niente.
” ….. etichettare tutti come coglioni salvo se stessi e il proprio piccolo gruppo ….” , da leggere e ripassare più volte.
https://fee.org/articles/the-dos-and-don-ts-talking-liberty/
“Il massimalismo di quest’ultimo, però, era dichiaratamente socialista.”
Nella fase in cui era segretario del PSI senz’altro. Ma e’ tutt’altro che raro, anzi direi che e’ tipico, che le persone che da giovani piu’ sono insofferenti dell’autorita’ quando poi riescono a raggiungere un posto di potere si rivelano essere i peggiori dittatori.
Comunque, ad essere sinceri, la caratteristica principale di mussolini era quella che hanno tutti gli uomini in modo riconoscibilissimo, la volonta’ di affermare il proprio ego: lui, di particolare, ebbe solo un ego particolarmente smisurato e la abilita’, e soprattutto fortuna, di riuscire ad imporlo al massimo grado.
D’accordo con te Alessandro, soprattutto sulla definizione di “vera destra”. Purtroppo un secolo fa un criminale socialista, ha inquinato i pozzi culturali della destra italiana; Benito Mussolini era un socialista massimalista, marxisti erano pure Grandi, Corradini, il confuso Nenni, Bottai, e non ultimo tale Nicola Bombacci, uno dei padri fondatori del partito comunista italiano, appeso a piazzale Loreto con il suo compagno di fede. La sinistra “antifascista” ha sempre mostrato un certo imbarazzo ed una malcelata vergogna su questo argomento, un vero e proprio tabù. E’ la stessa logica, di cui ha scritto Von Hayek nella meravigliosa opera “The road to serfdorm”, anche se la sua analisi spaziava ovviamente su scala europea: marxisti e fascisti erano semplicemente dei rivali con la stessa matrice culturale violenta.
Caro Dino Sgura, dici cose condivisibili.
A margine, mi permetto solo di dire che mettere Grandi tra i marxisti mi sembra inesatto e ingeneroso. Non si merita tale onta uno dei personaggi tra i meno peggio della Storia tragicomica di questo paese.
Interessante l’intervento di Wiston Diaz. Non credo però che sia una forzatura definire la sinistra antitecnologica. Lo è sempre stata con il luddismo, l’avversione alla rivoluzione industriale, il disprezzo per le opere dell’ingegno individuale, l’avversione all’uranio nel fabbisogno energetico, le paure climatiche, il disprezzo per gli organismi geneticamente modificati, lo pseudo ecologismo d’accatto. Potrei continuare. E’ vero che, a progresso in fase avanzata malgrado loro, siano abili trasformisti nel presentarsi come fautori di ciò che ormai è irreversibile. ma non è progresso autentico. Prendiamo il caso dell’antiproibizionismo. E’ una battaglia individualistica, che c’entrano i socialisti? Eppure, grazie alla supidità dei conservatori, è diventato un cavallo di battaglia di chi l’individualismo lo detesta per principio. Destre antitecnologiche? Esistono trasversalismi in merito. Rita Levi Montalcini in senato sedeva a sinistra ma era favorevole agli organismi geneticamente modificati. Solo che li voleva di stato ed è qui che il falso progressismo emerge sempre e comunque. Le avversioni antitecnologiche delle cosiddette destre, portano invece all’emersione di quanta ipocrisia ci sia nei vertici politici di quest’area. Sono socialisti mascherati, statalisti, centralisti e legislazionisti. La vera destra è l’anarchismo individualista che al massimo può condividere alla propria sinistra di affiancarsi provvisoriamente ai fautori della minarchia. E’ Ron Paul la vera destra liberale, non gli antievoluzionisti repubblicani o democratici. Può essere considerato a destra Antonio Martino (neanche tanto, visto che è favorevole alle banche centrali e alle megaregioni), non i fascisti scissionisti da un partito che si chiamava socialista e alleati dei socialisti nazionalisti tedeschi. Può stare a destra Capezzone, non gli ex missini e i leghisti che quando amministrano i comuni impongono di non cucinare il kebab nelle trattorie (pietanza, ben inteso, che a me non piace ma non mi sento ultratradizionalista per questo). D’accordo sulla sia pur lontana parentela tra anarchismo comunitarista (quello dei Kibbutzìm, per intenderci) e quello promosso in questo sito. D’accordo anche sul “fascismo naturale” di troppa parte della popolazione catto – latina. E’ un problema culturale difficile da risolvere, occorrerebbero strumenti che i libertari non credo posseggano. E quindi ci limitiamo al salotto del sito come valvola di sfogo. Mecenate cercasi, collaboratore offresi. Ma Mecenate non legge questo sito, anzi non lo conosce proprio. Come arrivare a farglielo conoscere?
“Non credo però che sia una forzatura definire la sinistra antitecnologica.”
Non direi, perlomeno non in assoluto, quella sovietica ad esempio era super-tecnologica, tanto da anticipare persino gli Usa nella corsa allo spazio, e seguendoli a strettissima ruota anche nello sviluppo del nucleare (e’ sovietica la primissima centrale nucleare per produzione non di soli armamenti ma di energia elettrica ad uso civile). E se hanno preso la cantonata nella biologia evolutiva con Lisenko, e’ stato per eccesso di progressismo, non volevano credere nella per loro troppo conservatrice ineluttabile ereditarieta’ dei caratteri genetici, cosi’ simile all’ereditarieta’ dei titoli nobiliari dell’aristocrazia, che invece e’ tutt’ora cavallo di battaglia dei reazionari del suprematismo bianco/razziale, ogni tanto manifestantisi anche qui dentro. Semmai, e’ per certi aspetti da cosiderare di destra, perche’ irrazionalista, conservatrice e reazionaria, la cosiddetta sinistra ecologica e no-global: non lo sanno neppure loro, ma solo perche’, per ragioni di schieramento politico, gli e’ del tutto ignota la storia del fascismo e della reazione. E’ la cosiddetta sinistra ecologica e no global che non sa di essere, in fondo in fondo, conservatrice e reazionaria: per ignoranza della storia, specie di quella del fascismo, la quale gli e’ stata nascosta, e mostrata solo in forma distorta e parodistica, finalizzata all’autopromozione del bene contro il male.
La faccenda di Mussolini e’ un problema a parte, non c’e’ dubbio che con la conquista del potere viro’, col tempo, da un massimalismo rivoluzionario, antiautoritario, individualista, anarchico e anticlericale (in gioventu’ fu molto influenzato da nietzsche e da stirner) , a qualcosa di molto simile al contrario di tutto cio’.
La stupidità di Rajoy è un regalo a Zapatero o a chi per lui. Ora i liberali finti (in realtà conservatori dichiarati) passeranno per franchisti e i socialisti, che invece sono centralisti per natura, si spacceranno come difensori delle “comprensibili aspettative del popolo catalano”. Il motto “la stupidità sta a sinistra alla base ma è a destra al vertice” vale anche nella penisola iberica, non solo da noi. Perché i Borbone non invadono il Portogallo in nome del Grande Iberico Impero? Quei secessionisti di Lisbona vengano subito arrestati. In Italia intanto, dal quotidiano romano di Piazza Colonna, si continua a stare (sempre stupidamente) dalla parte di Rajoy.
Dino su questo punto concordo con te.
La mossa (anzi le mosse) di Madrid (per intendere il governo Spagnolo) è stata estremamente stupida ed il metodo violento con cui hanno soppresso la consultazione referendaria (mettendo da parte le sua “legittimità/legalità” e la sua effettiva valenza) è inaccettabile e non condivisibile. Questo mi fa pensare che l’attuale governo Spagnolo sia molto più “autoritario” di quanto voglia far sembrare all’esterno (in particolare verso l’Europa) con orrendi rigurgiti Franchisti che aleggiano ancora come un virus dormiente (forse a torto questo mi ricorda in parta la vicenda Jugoslava e sappiamo tutti li cosa è successo a più riprese). In generale rimango della mia idea che non si può appoggiare moralmente una secessione che porti ad una maggiore e più terribile oppressione del popolo che in quel territorio risiede, ma ne caso specifico dubito che l’ipotetico futuro stato Catalano, anche con un governo socialista, possa risultare peggio della media Europea in quanto ad oppressione (anzi essendo più piccolo sul lungo periodo dovrebbero esserci più probabilità a tendere verso una maggiore libertà). A questo punto, però, quello che non è assolutamente chiaro è quanto sia l’effettivo supporto all’idea di indipendenza. Tenendo in conto i risultati del referendum ed estendendoli a quanti sono stati bloccati con l’uso della forza ed ai seggi sequestrati si potrebbe ipotizzare che si abbia una situazione vicina al 50/50. La situazione peggiore che possa esistere in un simile frangente. Io mi auguro solo che nessun si faccia seriamente male (più di quanto non sia già successo).
ANTITROLL non ho voglia nemmeno di risponderti tanto oramai con questo nick hai chiuso, almeno trovatene un altro.
Smettila Antitroll che l’hanno capito tutti che sei il solito troll sotto ulteriore nick (avevi pure detto che avresti smesso di scrivere, almeno con questo nick, nel famoso post in cui avevi sparato una serie di nick a caso del Troll indicando chi non centrava e dove purtroppo Colla ti aveva pure ringraziato credendoti veramente uno in grado di additare a naso il “troll” sotto diversi nick), peraltro non sei nemmeno degno di pulire le scarpe ad Eridanio e se ti annoi te ne puoi sempre andare ma la verità che per i Troll infastidire gli altri è fonte di godimento.
Tornato ad argomenti seri ritengo che come non si possano tollerare gli intolleranti così un libertario non può appoggiare (pseudo)indipendentisti che vogliono solo soggiogare un territorio di dimensioni più piccole in quanto non in grado di farlo su un territorio più grande (come detto giustamente sopra). Molti sembrano condannare i libertari che non appoggiano gli indipendentisti anche quanto questi sono di sinistra (o socialisti o come li volete definire) e che qualsiasi movimento secessionista è buono anche se porta a minore libertà. Io rispondo che non è vero, un libertario non può appoggiare nessun movimento che invoca maggiori restrizioni alle libertà personali di altri che non siano quelli che volontariamente aderiscono al movimento stesso. Dubito che nel territorio Catalano tutti siano a favore di questa indipendenza (anzi mi sembra proprio che la maggioranza non lo sia o comunque non gli interessa, ricordate che il referendum ha avuto solo un 90% di un 40% di votanti rispetto agli aventi diritto) e dubito che in caso di secessione il governo Catalano non farebbe valere le proprie leggi anche su tutti quelli che pur risiedendo nello stesso territorio Catalano preferirebbero continuare ad essere sottoposti alle leggi Spagnole. Voi, da libertari, appoggereste la secessione della vostra regione/provincia portata avanti da un gruppo fascista/fondamentalista che vorrebbe sottoporre il territorio alle leggi razziali/religiose? anche se il 50%+1 fosse favorevole?[l’esempio non è casuale ma un possibile esempio futuro, a buon intenditore …].
Regola #1 dei troll (e delle putt…)
Dai subito del troll (o della putt…) all’ altro/a prima che l’altro/a lo dia a te.
Quindi pure christian è un tuo burattino.
Complimenti, Norman Bates al tuo confronto è Medioman della Gialappa’s.
Christian quanto dici non è privo di fondamento ma sicuramente non hanno utilizzato metodi violenti per arrivare a richiedere la secessione ed a Madrid un novello caudillo ha risposto inviando truppe e mezzi militari e forse il buonsenso avrebbe preferito un semplice non intervento, quasi a voler ignorare quanto stesse accadendo. Ma questo la dice lunga su quanto fosse sentito il tema in Catalogna e quanto fosse temuto a Madrid e lo sia tutt’ora, quindi non bisogna escludere che una maggioranza di Catalani spaventati non si siano recati alle urne, laddove si poteva votare.
Non comprendo, Antitro.
Non rientri nella mia razionalità.
Sempre interessanti gli articoli del Dott. Birindelli, così come i commenti e gli spunti di Alessandro.
Ancora Catalogna tra franchisti e socialisti o comunisti.
Quante buone intenzioni destinate ad infrangersi.
Davanti a tante aspirazioni di sola intenzione, l’indipendenza passa quasi in secondo piano rispetto alle dinamiche rilevanti per l’uomo libero.
Che necessaria gran perdita di tempo!
I palmi alti e tesi o i pugni altrettanto al cielo sono attestazioni individuali emotive del giogo (ai nostri tempi) volontario che gente semplice si impone in carenza di volontà o tempo per approfondire la realtà che li consuma.
Il processo di accettazione delle responsabilità legate ai propri limiti cognitivi è un momento di crescita che eleva l’uomo da bestia alle indefinite potenzialità massime che la natura concede alla specie esclusivamente nella forma puntuale ed unica di ogni individuo.
I propri limiti non si possono superare. Con convinzione e sforzo questi si possono rendere un poco meno meno soffocanti.
Questo processo implica la fatica di comprendere il proprio incolpevole limite personale.
Il lenimento di questo sforzo è la consapevolezza che il limite personale si può estendere solo con l’aiuto esterno, anche inconsapevole, di altri individui che condividono la differenza e la variabilità nel tempo e nello spazio dei loro propri limiti.
Questi limiti cadono qua e la quando le condizioni lo consentono. Ciò causa stupore e meraviglia per le nuove scoperte che nel tempo divengono un patrimonio condiviso.
Questo processo implica l’abbandono dell’appartenenza ad un branco, ad una tifoseria, ad un partito, ad un noi e voi e la conquista del favore delicato offerto delle abilità (che si sommano) di tutti gli altri individui che nei loro tempi continuano a curvarsi nello spazio.
Solo chi è libero dentro può offrire e quindi godere della libertà altrui.
Solo evitando il loop della coazione a ripetere potrà cambiare stabilmente ed in meglio qualcosa.
Visca la llibertat
E dopo la penosa (soprattutto castiglianamente parlando) guittata en travesti di virginia, le sgurate di dino, abbiamo un intervento soporifero alla Fusaro di di un quasi clone di leoluca.
Nulla di nuovo sul fronte occidentale, compresa la noia.
btw
a propos, tu quando hai fatto la cena con Leo?
Io sarei un po’ meno ottimista sull’auspicio finale ma spero di avere torto. Il problema è che tutti i precedenti che evidenziano la forza di gravità sono stati costretti ad abiure, sia pur temperate da frasi del tipo “eppur si muove”. C’è sempre una prima volta, è vero; staremo a vedere se il tempo ce lo concederà. Sono sicuro che Anna Gabriels sia contro le criptomonete, una prova in più di quanto sia sciocco il continuare a definire progressista ciò che si agita a sinistra. L’equivoco nasce da un’apparente laicità dei socialisti rispetto all’interventismo confessionale. Ma la storia di sinistra è sempre stata un accanimento nei confronti della tecnologia, della rivoluzione industriale (colpevolizzata come causa di sfruttamento di mano d’opera e contemporaneamente come distruttrice di posti di lavoro), dell’ingegno individuale. Una storia di luddismo continuo e di rafforzamento centralistico mascherato da qualcos’altro solo perché sostituisce la monocrazia con l’oligarchia. L’autodeterminazione viene cavalcata solo quando si vuole creare una forma dispotica in un contesto territoriale meno ampio di quello dove il tentativo stesso non viene coronato da successo, vuoi (caso Spagna) per la guerra civile perduta o per cause internazionali che hanno impedito l’affermarsi di movimenti pseudorivoluzionari. L’autodeterminazione sta al socialismo come chi scrive sta allo sport. La vera e unica rivoluzione, alla Copernico, sarebbe quella liberale. Ma chi la promette, troppo spesso non la mantiene. Preferendo l’eterno ruolo di mediazione che nel caso italiano andrebbe denominato di Mediaset – zione. Anche Anna Gabriels è una fautrice della neolingua, perché centralismo economico e autodeterminazione sono antitetci e il “socialismo liberale” un ossimoro. Solo che non poteva lasciare in mano al suo avversario “di destra”, il primo ministro catalano, il pallino della secessione. Un po’ come l’antiproibizionismo. E’un principio liberale ma i socialisti se ne appropriano per ragioni elettorali (grazie anche a quei deficienti dei conservatori e ai parlamentari sul libro paga dei malavitosi). Solo che poi vorrebbero proiibire tutto il resto perché in fondo sognano un narcotraffico di stato. “Siamo anticapitalisti”, sostiene l’esponente dell’izquerdia catalana. Rea confessa, dunque: è proibito creare capitale, è proibita la ricchezza e dietro a quell’insulso (e ormai insopportabile per l’abuso) aggettivo “sostenibile” si cela tutta l’ipocrisia del “favorire la solidarietà” quando invece si vuole imporla. Tanto è vero che subito dopo viene fuori il perseguimento dell’uguaglianza, ossia il disprezzo per le differenze. E questa sarebbe autodeterminazione? Come mi autodetermino se dobbiamo essere per forza tutti uguali? Rajoy potrebbe risponderle che i catalani devono essere uguali agli spagnoli anche in termini di cittadinanza, nazionalità e territorialità. Come si può essere, poi, egualitari quando ci si definisce femministi? Se si sposa il sessismo, sia pure occasionalmente dalla parte di chi ha subito maggiori emarginazioni, ci si contraddice con il principio di uguaglianza. Perché, tra l’altro, dice “femministi” al maschile? Così come socialisti e anticapitalisti? Bocciata nel politicamente corretto? O errore del traduttore? Alla lunga si può continuare a vincere ma speriamo che quel “lunga” non vada inteso keynesianamente. Perché noi, forse, saremo tutti morti ma auspichiamo un po’ di spazio per i nostri eredi. Spazio che verrà conquistato solo con l’abbattimento dei luoghi comuni. Per abbattere il muro di Berlino sono stati necessari i picconi; si vede che qualcuno li possedeva o li ha sottratti ai vopos. O alcuni vopos hanno tradito Angela M… pardon, Erich Honecker ed Egon Krenz. Noi che picconi abbiamo? E’ sufficiente la moneta criptata? Potrebbe esserlo solo se si riuscisse a convincere un vasto numero di persone ad usarla, più difficile di offrire al pubblico gli organismi geneticamemnte modificati. Per riuscire in una tale opera di persuasione, bisognerebbe investire in cultura, con buona pace di Giulio Tremonti. Perché in troppo recitano il mantra del presunto utilizzo del conio elettronico da parte della criminalità organizzata. A parte il fatto che, se hanno le prove, perché non le tirano fuori? Forse i criminali prima erano sempre perdenti? Non hanno mai utilizzato e non utilizzano assegni, contanti, carte di credito, baratti, cambiali e quant’altro? Ho saputo che un coniuge impazzito ha ucciso la sua consorte con le posate di casa. Proponga il legislatore, per coerenza, che si debba tutti mangiare con le mani. Anche questo sarebbe un bel principio di uguaglianza. Per eliminare questo mantra ed altre idiozie regressiste, occorrerebbe essere forniti di strumenti più adeguati dei picconi berlinesi. Quanti bitcoins occorrono per l’acquisto di Canale Cinque? Ed eventualmente la famiglia Cesaroni (no: come si chiamano quelli di Arcore?) accetterà il pagamento in forma criptomonetaria?
Non credo sia del tutto cosi’, c’e’ da considerare che il socialismo catalano che ha combattuto a suo tempo contro il franchismo era di matrice anarchica, piu’ che marxista-leninista, tanto che da questo ultimo e’ stato fatto fuori materialmente e fisicamente, da cui l’avversione del socialista ma visceralmente anticomunista Orwell, descritta nel suo famoso “Omaggio alla catalogna”, diario della sua esperienza di combattente con tali anarchici-socialisti. Certo, si tratta di un anarchismo socialista diverso dall’anarchismo individual-capitalista-proprietario che si promuove in questo sito, ma comunque un suo parente.
Inoltre, mi pare anche che sostenere che la sinistra sia anti-tecnologica sia una forzatura, lo e’ semmai la destra reazionaria, quella nostalgica del buon tempo antico. La sinistra “normale”, che non e’ quella no-global, tutt’altro, e’ progressista nella scienza e nella tecnica, i liberal americani ad esempio sono in continua polemica coi bigotti clerico-fascisti, quelli che rifiutano la teoria dell’evoluzione per intendersi, che invece costituiscono congrua parte della base elettorale dei repubblicani, e anche in italia la destra e’ anti-tecnologica e tradizionalista, basti vedere le posizioni dei leghisti o degli ex-missini in proposito, sia quando ministri che quando governatori di regione.
Il problema della spagna e’ simile a quello dell’italia nel senso che entrambi i paesi hanno una considerevole parte della popolazione che e’ culturalmente fascista in modo “naturale”, con qualunque parte politica si schierino elettoralmente, ed e’ un problema che hanno tutti i paesi di origine latina e cattolica.
In quanto alla continua evoluzione umana e le differenze tra i popoli la sinistra è ostinatamente antiscientifica.
Scusa Pedante ma dal punto di vista di chi la scienza la conosce non solo per sentito dire, ad essere sbagliato e’ il determinismo biologico della destra razzista che ostentatamente condividi e propagandi.
Il motivo per cui spesso gli scienziati sono di sinistra non e’ solo perche’ sono dipendenti statali, e’ anche perche’ la destra la scienza la studia sulla interpretazione della bibbia che gli fa comodo per giustificare la sua auto-proclamata superiorita’ razziale.
Non so cosa c’entri la superiorità razziale, io ho accennato solo alle differenze tra i popoli. Inoltre respingo il determinismo biologico tout court così come respingo la tabula rasa.
E questi esperti chi sarebbero, Gould, Lewontin, Rose, Diamond?
A titolo d’informazione nella graduatoria dell’intelligenza sono gli ashkenaziti ad occupare il primo posto, secondo i nordasiatici, e terzo i caucasici.
Non ho mica bisogno di essere bigotto clerico-fascista per rifiutare la teoria dell’evoluzione.
Per convincersi che non c’è nulla di più antiscientifico del darwinismo basta solo studiarlo abbastanza a fondo.
Scientificamente parlando la teoria dell’evoluzione è come la corazzata Potemkin di fantozziana memoria.