Quanto sta accadendo in Venezuela, non era difficile da pronosticare. Il chavismo, accettato dalla cricca politicamente corretta del progressimo mondiale come “Socialismo del siglo XXI”, ora mostra la sua vera faccia: miseria, odio sociale, Stato interventista che ha distrutto quel che esisteva dell’apparato produttivo, scarsità di generi di prima necessità, violenza, repressione, informazione sotto controllo, emigrazione in massa. Da anni, il modello di sviluppo (anzi sottosviluppo) di chi ha governato è stato il regime castrista.
Nel 2004, andai a Caracas, dove i miei genitori lavorano dal lontano 1957. Ancora oggi, mio padre ha un ristorante che dà occupazione a 47 persone (quando si riesce ad aprire…). A Caracas, e non solo, ho ancora parenti e tanti amici (i cui figli sono sulle barricate in questi giorni). Fu allora che comprai per strada (dai bujoneros, venditori abusivi) un DVD che l’allora “primer mandatario” aveva vietato: “Cual revoluciòn”? Grazie ad alcune conoscenze contattai i due registi e chiesi loro di poter produrre e distribuire in Italia quel lavoro. Accettarono. Volevo far conoscere i fatti, volevo che si aprissero gli occhi su una democrazia che prendeva, sempre di più, le sembianze della dittatura. A chi continua a dire che Chavez e Maduro sono stati eletti, va sempre ricordato che anche Hitler fu nominato cancelliere grazie alle urne!
Ebbene, sia la Rai (contattai un tal Masotti, messo a dirigere RaiDue da Berlusconi, soprassiedo sul personaggio) che Mediaset, si complimentarono per il documentario. Ma – per farla breve – dopo tanto cincischiare mi fecero capire che non era di “loro gradimento”. Chi ha seguito le cronache di quest’ultimo mese (in Italia assai asfittiche), sa bene che tutti i governi italiani hanno intrattenuto rapporti sia con Chavez che con l’attuale presidente. Comunque sia, il Dvd di quel documentario l’ho distribuito tramite i miei modesti canali di vendita. Una volta esaurito, è rimasto negli archivi.
Ora, vista l’attualità che incombe, ho deciso di metterlo su Youtube, visibile per chiunque, (grazie all’amico Nereo Villa) e lasciarlo come testimonianza. E’ suddiviso in cinque parti. Buona visione e a voi i commenti del caso.
CUAL REVOLUCION? PARTE I
CUAL REVOLUCION? PARTE II
CUAL REVOLUCION? PARTE III
CUAL REVOLUCION? PARTE IV
CUAL REVOLUCION? PARTE V
Stanotte me li guardo con interesse.
Nel 2006 dalle parti di Carabobo non c’era nessuno che parlava bene di Chavez,.. e si diceva apertamente che le ultime elezioni le aveva vinte “al computer”.
Un dittatore lo riconosci dal fatto che si circonda da emeriti imbecilli, da Yes Man, proprio per non aver mai problemi.
Maduro mi sembra un più che degno successore.
Da un lato è divertente vedere come va a finire,… dall’altro speriamo che facciamo in fretta ben il bene di tutti
https://www.movimentolibertario.com/2011/10/simon-bolivar-uccidera-chavez/
Da leggere prima di vedere il film.
Immagino che il destino dei neri del Venezuela traccerà quello triste dei neri della Cuba.
Incidentalmente, mi è impossibile non pensare che parte dell’ineguaglianza sociale anche prima dell’arrivo del caudillo sia fisiologica. Nelle interviste, gli esperti interpellati sono di origine europea (o ebraica), nelle proteste di strade e nei barrios pobres si vedono principalmente neri e mestizos (come Chavez).
Non fosse per l’egemonia del marxismo culturale, forse la disparità dei risultati economici e sociali tra le classi sociali potrebbe essere considerata parzialmente una selezione darwiniana. (La stessa piramide sociale si vede in Brasile; le provincie nere settentrionali con dei livelli di povertà molto più alti rispetto alle zone popolate dai discendenti dei coloni europei nel sud).
Ad ogni modo, nonostante la rivoluzione cubana, l’élite del regime sembra composta di criollos, e i neri più sfortunati che mai.
http://articles.latimes.com/2010/jan/03/nation/la-na-cuba-blacks3-2010jan03
spendido documentario, molto illuminante.
Però mi devo preoccupare: una della parti che mi è piaciuta di più è stato quando chi è al potere ha licenziato i dirigenti di una casta, quella dell’industria pubblica monopolista del petrolio.
Purtroppo solo in quel momento, quando la ripugna verso il potere statale si è sommata alla ribellione di una casta parassita che si sentiva finalmente minacciata, si è vista la reazione più forte al dittatore, per l’unica cosa che me lo aveva reso un po’ meno antipatico.
Fabio, non ha licenziato in tronco quelli della casta per liberalizzare o rendere più efficiente PDVSA (che, infatti, con la gestione chavista ha ridotto la produzione), ma per mettere in tronco i suoi, dato che con quell’industria monopolista si sarebbe garantito il portafoglio vero con cui fare tutte le porcherie che ha fatto.
ok, grazie del chiarimento.
Grazie dell’invito. Li guarderò appena potrò.
:-)