L’Italia è un paese poco liberale, poco democratico e poco socialista ma soprattutto profondamente e inguaribilmente statalista. Vediamo perché.
Se per liberalismo politico s’intende lo Stato di Diritto (uguaglianza formale dei cittadini e diritti civili) in teoria siamo quasi tutti liberali in Italia. Eppure c’è qualcuno che è “più uguale” degli altri. Infatti, quasi tutti possono essere intercettati telefonicamente ma qualcuno no. Napolitano è uno di questi. Se l’evoluzione dello Stato di Diritto è la democrazia (pluralismo dei partiti, libere elezioni a suffragio universale) in teoria siamo quasi tutti democratici in Italia. Non siamo come quei paesi tipo la Cina, la Corea del Nord o l’Arabia Saudita, dove esistono partiti unici, monarchi o dittatori. Eppure, anche in Italia c’è qualcuno che governa senza essere stato eletto. Monti è uno di questi.
Se per socialismo e Stato Sociale s’intendono (se non proprio l’uguaglianza economica) almeno i diritti sociali (welfare) per i più poveri (istruzione, casa, sanità, pensione) e le social-democrazie nord europee ne sono il modello di riferimento, in teoria siamo quasi tutti socialisti in Italia. Eppure in Italia ci sono ex-statali le cui pensioni sono 50 volte una pensione di vecchiaia e presidenti di regioni il cui stipendio è superiore persino a quello di Obama, presidente di una democrazia per niente sociale. Vendola, che ha firmato il patto di sottomissione con Bersani (che se l’è fagocitato rendendolo funzionale al sistema italiano) è quindi un falso socialista.
Se per liberalismo economico (o liberismo) intendiamo economia di libero mercato globale, poco stato e poche tasse (una questione dove dovrebbero emergere le differenze tra destra e sinistra) ecco delinearsi invece l’appiattimento quasi generale sulle posizioni stataliste, a destra a causa dell’eredità fascista, a sinistra di quella comunista (incline al Capitalismo di Stato) e al centro perché è il luogo dove destra e sinistra sfumano incontrandosi. Di conseguenza, l’amara, implicita e per certi versi scontata verità è che il liberismo in Italia non s’è mai visto e i liberisti sono, di fatto, una specie rara e di poco conto.
Il potere economico privato (sistema bancario, grande impresa) e la sinistra statalista sono in competizione tra loro per il controllo dello Stato (contribuenti) ma molto spesso sono finiti per inciuciare (ovviamente al centro e con l’appoggio del sindacato che si distingue per il suo statalismo). Come non ricordare che la Banca d’Italia è privata pur svolgendo una funzione pubblica? Può bastare questo per dimostrare quanto lo stato e l’oligarchia economica privata siano interconnessi?
La vera anomalia del capitalismo privato italiano, oligarchico ed esclusivo è sempre stata questa imprescindibile commistione col capitalismo di stato che, sul piano politico, significò appoggiare la destra al tempo del fascismo e poi la sinistra con l’imporsi dei governi di centro-sinistra. Questa scelta (partita dai salotti buoni del potere economico) di appoggiare questi governi si è trasferita anche sul piano sociologico, e grazie al martellamento continuo della stampa assoldata, ha spinto sempre più a sinistra una parte cospicua della classe dei benestanti che prima stava a destra.
I salotti buoni del potere economico italiano che tendono la mano a sinistre e sindacato per spartirsi insieme la torta (contributi) sono a numero chiuso. Chi si oppone al sistema in nome del liberismo economico antistatalista o anche solo per cambiare, trovano sempre il modo di farlo fuori o fagocitarlo.
Il male dell’Italia è lo statalismo, ma gli italiani, si sa, sono mammoni e lo Stato è la mamma universale. Tanti, troppi bamboccioni incapaci di badare a se stessi lo cercano e lo implorano e il sistema non vuole cederne il controllo e ridurne le funzioni perché è una formidabile macchina per prelevare soldi da chi produce ricchezza e ridistribuirli a loro piacimento.
In Italia tutti governano senza essere eletti, per dettato costituzionale. Non è vero che ci sia l’elezione diretta del primo ministro. Quindi, perfino a livello democratico siamo arretrati rispetto ad altri; sempre tenendo conto che la democrazia è preferibile soltanto alla tirannia monocratica, non è vero che sia una premessa di libertà. Comunque anche Gerald Ford governò senza essere mai eletto: sono importanti le funzioni vicarie, altrimenti ogni volta che un eletto muore o si dimette bisogna riandare a votare. Con costi politici e sopratutto finanziari notevoli. Non è vero che gli Stati Uniti non siano una democrazia sociale. Già con Wilson avevano iniziato ad esserlo, con Roosvelt e Truman hanno aumentato il loro tasso demosociale, con Johnson lo hanno consolidato. C’è solo una riduzione meno pesante degli spazi privati rispetto all’Europa e all’Italia. L’eredità fascista non è “a destra”, né potrebbe esserlo dal momento che il fascismo è una delle tante varianti del socialismo; in questo caso una variante corporativa. Se sinistra significa più stato e destra più privato, Giovanni Amendola era a destra e Gentilon… pardon, Mussolini a sinistra. Non è vero che Vendola non sia un socialista autentico. A dispetto di quanti si sono bevuti la pappola che il socialismo nasca per difendere la classe operaia, quella contadina e le fasce deboli in generale, in realtà è stato concepito proprio per difendere i privilegi di chi pretende di esercitare la forza sugli altri senza averne titolo. Quindi, a meno che l’unico socialista autentico non sia stato Pol Pot, l’ex presidente pugliese è coerente nei modi e nei fatti con la dottrina socialista. L’unica sua incoerenza è con la vita affettiva e le sue applicazioni legislative. Sono frutto di un pensiero individualista, non certo di chi considera l’entità collettiva come superiore alla sfera individuale. Forse si voleva dire che socialisti autentici sono quelli che propugnano un’entrata mensile uguale per tutti. Ma allora salta anche lo schema Pol Pot: il suo stipendio (anche non monetizzato) era senz’altro superiore a quello di un contadino cambogiano. E anche un suo generale guadagnava di più di un soldato semplice. Qualcuno potrebbe insinuare che se tutto è socialismo, niente è socialismo. Ma nessuno ha detto che ogni pensiero sia socialista. Solamente che tutti o quasi tutti i governi siano socialisti, forse prorpio in quanto governi. Affermare che tutti gli affiliati a cosa nostra siano mafiosi non significa sostenere che tutto sia mafia.
La maggioranza della gente e di chi vota non ha chiare queste cose.
Sbuffa, ma continua a pagare tasse, a partecipare alle elezioni politiche, a chiedere aiuto allo stato padre, padrone, padrino.
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