DI REDAZIONE
Un pieno di tasse e accise! In tutta Europa, se non ci fossero tasse sui carburanti, il prezzo al litro sarebbe intorno ai 50 centesimi. Ma con le tasse e le accise cambia tutto. In testa alla classifica per il costo di un litro di benzina c’è l’Italia con 1 euro e 540 centesimi anche se, senza tasse, costerebbe solo 0,534 centesimi (vedi grafico). Ma è da notare un particolare: l’Italia è anche il Paese dove la benzina costa di più anche senza tasse e accise: gli 0,534 centesimi, infatti, è il secondo prezzo più alto d’Europa dopo solo il Belgio con i suoi 0,551. Se si aggiungo tasse e accise, però, battiamo tutti. Al secondo posto c’è l’Olanda con 1,535 euro complessivi e, al terzo, la Grecia con 1,524. In pratica se si ha intenzione di far un tour in Europa conviene fermarsi a fare il pieno in Irlanda, Gran Bretagna o Belgio.
Le imposte d’altri tempi: Fanno ormai parte dell’aneddotica nazionale, ma è vero che sulla benzina gravano imposte e accise che hanno del ridicolo. Ad esempio: lo 0,001 del prezzo è dato da una tassa imposta per finanziare la guerra d’Etiopia di Mussolini nel 1936. Chi fa il pieno contribuisce, ancora, alla ricostruzione dopo la frana del Vajont (10 lire), la crisi di Suez del ’56 (14 lire), il terremoto del Belice del ’68 (10 lire) la missione in Bosnia del 1996 (22 lire) e a pagare il contratto degli autoferrotranvieri del 2004 (0,02 euro). Altre imposte sulla benzina sono quelle imposte per la guerra in Abissinia, l’alluvione di Firenze, il terremoto del Belice, quello del Friuli del ’76 e quello dell’Irpinia del 1980 e, infine, la missione di pace in Libano del 1983.
I dati si riferiscono al: maggio 2017
Fonte: Oil Bullettin-Commissione europea – TRATTO DA QUI
Ricordiamoci che il primo effetto delle tassazione e’ quello di disincentivare, e il primo scopo e’ quello di punire e obbligare.
Le alte tasse sulla benzina e i prodotti petroliferi in genere servivano, attraverso quanto detto sopra, a limitarne al massimo l’importazione e il consumo, dato che l’italia e’ sempre stata un paese del tutto deficitario di qualsiasi tipo di risorsa energetica che dovesse servire ad alimentare la sua numerosissima popolazione e i suoi mezzi di produzione, fin da 2000 anni fa, problema effettivamente risolto fin dai tempi dei romani antichi attraverso l’organizzazione gerarchica e militare.
Passati i secoli, non e’ che le condizioni potessero cambiare piu’ di tanto, se non in tempi recenti in cui la stessa organizzazione gerarchica si e’ accorta che deve mantenere le condizioni di scarsita’, rifiutando se serve il progresso tecnologico, se vuole continuare ad essere considerata necessaria e dunque sopravvivere. Il primo ufficio della burocrazia e della gerarchia, come di qualsiasi altro organismo vivente, e’ perpetuare se stessa mantenendo l’ordine da essa stessa creato.
Per il resto, se il gpl e il metano per autotrazione costano meno, e’ solo perche’ molto meno tassati, la qual cosa deriva storicamente dal fatto che ai tempi di Mattei ne eravamo produttori, c’era e forse c’e’ ancora qualche piccolo giacimento italico qua e la’, non certo perche’ “inquina meno”, come pensano i fessi e le vispe terese di oggi.
“Le alte tasse sulla benzina e i prodotti petroliferi in genere servivano, attraverso quanto detto sopra, a limitarne al massimo l’importazione e il consumo, dato che l’italia e’ sempre stata un paese del tutto deficitario di qualsiasi tipo di risorsa energetica”
Quale sarebbe la logica secondo cui se un paese è deficitario di qualcosa il governo deve impedire ai cittadini di comprarsela all’estero?
L’Italia è gravemente deficitaria anche nella produzione di caffè, ananas e banane, il governo dovrebbe ipertassarli solo per questo?
“Quale sarebbe la logica secondo cui se un paese è deficitario di qualcosa il governo deve impedire ai cittadini di comprarsela all’estero”
Mi pare che non richieda spiegazioni oltre quella data all’inizio: perche’ la tassazione e’ un disincentivo e si e’ ritenuto applicarlo, cosa che del resto fanno TUTTI i paesi europei, la benzina e’ ipertassata dappertutto, anche se magari un po’ meno che in italia (noi anche per le tasse siamo sempre i primi della classe sia in quantita’ che in fantasiosita’, la burocrazia italiana e’ la piu’ creativa del mondo).
In economia non esiste il giusto e lo sbagliato, il logico e l’illogico: tutto fa brodo, dipende dalle preferenze che si adottano, bene o male “funziona” sia la cambogia di pol pot che l’italia di oggi, “soddisfando” bisogni diversi ;) Tutto dipende da quali bisogni si antepongono, quali preferenze si prediligono, ma questa e’ una scelta arbitraria che discende da un giudizio di valore. Se una mercedes da 50.000E o una Tesla sa 100.000 e’ preferita dai piu’ piuttosto che il “cavallo di san francesco” non e’ perche’ e’ meglio in senso oggettivo (tutto sommato danno un sacco di rogne in piu’ e comportano in cambio la rinuncia di moltissime liberta’), e’ perche’ in un certo contesto sociale e con quel tipo di zucca in testa si preferisce cosi’. Ma lo stesso vale per le tasse. Ulteriori spiegazioni finiscono comunque in un circolo vizioso e sono artificiose, tradiscono sentimenti, non hanno nulla di “oggettivo”, se non la soggetttivita’ che tradiscono.
Il liberismo e’ ben consapevole di questa situazione, ragione per cui cerca di lasciare nei limiti del possibile alla scelta individuale la propria ricerca della felicita’ (che per alcuni ad esempio consiste oltre che nell’amare le tasse anche nello pisciarsi in testa e cospargersi di merda… ma contenti loro).
In altre parole dal punto di vista liberistico cercare di dimostrare la maggiore giustezza, funzionalita’, efficienza della propria visione e’ inutile e’ controproducente, la liberta’ implica poter fare o non fare una cosa, nei limiti del danno altrui, a prescindere dal fatto che sia utile o inutile, giusta o sbagliata, bella o brutta.
Ma su questo sono a parole tutti piu’ o meno d’accordo, tranne qualche rottame nazi amante della violenza e della costrizione di per se’, che comunque ci sara’ sempre, per la naturale variabilita’ antropologica.
Il punto focale e importante oggi e’ quali siano i limiti della nostra liberta’ sconfinanti nel danno agli altri: ormai anche traspirare viene considerato un danno agli altri, perche’ si emette CO2, si e’ alzata a dismisura l’asticella del “bene sociale”, inteso anch’esso per forza in modo fittizio tanto quanto quello individuale, per cui qualsiasi liberta’ individuale viene considerata un danno e una violenza agli altri, e va repressa di per se’.
Senza concentrasi anche su questo problema, limitandosi a dire “io faccio quello che voglio”, non solo non si va da nessuna parte ma si da’ acqua al mulino del pannormativismo giuridico positivistico (dove “positivo”, quando si parla di legge, deriva da “positum”, cioe’ imposto!)
Non sto parlando della logica della tassazione, che conosciamo benissimo, sto parlando della tua logica quando scrivi che la benzina è stata ipertassata “dato che” l’Italia deve importarla non avendo giacimenti propri di petrolio. Come se fosse una cosa ovvia e scontata che tutti i prodotti di importazione vengono ipertassati solo per questa ragione.
Se si parlasse di banane nessuno scriverebbe che sono ipertassate per disincentivarne l’uso “dato che” devono essere importate.
Non si può parlare neppure di un caso di dazio a protezione dei prodotti interni, visto che l’italia è largamente insufficiente anche nella produzione di gas, che comunque per l’autotrazione non sono una valida alternativa alla benzina, come dimostra il numero limitato di veicoli a gas, nonostante il prezzo molto inferiore.
Io direi che la benzina è ipertassata “dato che” è un modo molto semplice per lo stato di fare cassa, e che lo sarebbe anche se fosse di produzione locale. L’autosufficienza energetica non c’entra nulla.
non è arrivato ancora neesun piddino a precisare che le accise non sono tasse bensì imposte (il che non cambia la sostanza, ma è giusto essere precisi, specialmente quando si guarda il dito e non la Luna)