DI LEW ROCKWELL
Nella cultura americana, le scuole pubbliche vengono lodate in pubblico e criticate in privato, che è grosso modo l’opposto di come tendiamo a trattare le grandi imprese come Wal-Mart. In pubblico, tutti dicono che Walmart è terribile, piena di scadenti prodotti stranieri e di lavoratori sfruttati. Ma in privato, compriamo a buon prezzo prodotti di qualità, e ci sono spesso lunghe file di persone che sperano di essere assunte.
Perché questo? Ha qualcosa a che fare con il fatto che le scuole pubbliche fanno parte della nostra religione civile, la prova principale che la gente cita per dimostrare che il governo locale è utile. E c’è un elemento psicologico. La maggior parte di noi affida loro i nostri figli, quindi sicuramente devono avere il nostro miglior interesse nel cuore!
Ma è veramente così? Murray N. Rothbard in “Education: Free and Compulsory spiega che il vero scopo originario dell’istruzione pubblica non è tanto (come pensiamo) l’istruzione, ma piuttosto l’indottrinamento alla religione civica. Questo spiega perché l’élite civica è così sospettosa verso l’homeschooling e le scuole private: non è la paura di bassi punteggi nei test a guidarli, ma la preoccupazione che questi ragazzi non stiano imparando i valori che lo Stato considera importanti.
Ma, demolire le scuole pubbliche non è lo scopo di questo articolo. Ci sono scuole pubbliche sia decenti sia terribili, per cui non serve a nulla generalizzare. Né vi è la necessità di tirar fuori i dati relativi ai punteggi dei test. Vorrei solo concentrarmi sul lato economico della questione. Tutti gli studi hanno dimostrato che il costo medio per alunno per le scuole pubbliche è il doppio rispetto a quello delle scuole private.(qui uno studio)
Ciò è contro intuitivo, dato che la gente pensa che le scuole pubbliche siano gratuite e quelle private costose. Ma una volta che si esamina la fonte di finanziamento (tasse destinate al finanziamento pubblico vs. prezzo di mercato o donazioni), l’alternativa privata è molto più economica. Infatti, le scuole pubbliche costano tanto quanto le scuole più costose ed elitarie del paese. La differenza è che il costo della scuola pubblica viene spalmato su tutta la popolazione, mentre il costo della scuola privata è a carico solo dalle famiglie degli studenti che la frequentano.
In breve, se si potesse abolire la scuola pubblica e le leggi sull’obbligo scolastico, e sostituire il tutto con una istruzione fornita dal mercato, avremmo scuole migliori a metà prezzo, e inoltre saremmo più liberi. Ci sarebbe anche una società più giusta, visto che solo i clienti ne sopporterebbero i costi.
Cosa c’è che non va? Ebbene, c’è il problema della transizione. Ci sono difficoltà politiche evidenti e gravi. Potremmo dire che l’istruzione pubblica gode di un vantaggio politico a causa di effetti di rete. Un numero significativo di “abbonamenti” si sono consolidati nello status quo, ed è molto difficile rimuoverli.
Ma facciamo finta. Diciamo che una sola città decida che i costi relativi della scuola pubblica sono di molto superiori a quelli della scuola privata e il consiglio comunale stabilisca di abolire le scuole pubbliche per sempre. La prima cosa da notare è che questo sarebbe illegale, dato che ogni stato richiede che ogni ente locale fornisca l’istruzione pubblica. Non so cosa potrebbe succedere al consiglio comunale. Dovremmo mandarli in carcere? Chi lo sa? Certamente sarebbero oggetto di una causa in tribunale.
Ma facciamo ancora finta che in qualche modo questo problema sia superato, grazie a, diciamo, un emendamento speciale nella costituzione dello stato che esenta dall’obbligo alcune località previa approvazione del consiglio comunale. Poi c’è il problema della legislazione federale e della regolamentazione. Sto solo immaginando in quanto non conosco le leggi rilevanti, ma possiamo intuire che il Ministero della Pubblica Istruzione se ne accorga e così ne potrebbe scaturire una sorta di isteria nazionale. Ma mettiamo caso che miracolosamente sia superato anche questo problema, e che il governo federale lasci questa località andare per la sua strada.
Ci saranno due fasi di transizione. Nella prima fase, molte cose apparentemente brutte accadranno. Che fine faranno gli edifici? Saranno venduti al miglior offerente, ovvero proprietari di nuove scuole, imprese, o imprenditori immobiliari. E gli insegnanti e gli amministratori? Tutti a casa. Si può solo immaginare l’indignazione.
Abolite le tasse locali per finanziare le scuole, le persone con i bambini nelle scuole pubbliche potrebbero trasferirsi. Non ci sarà alcun vantaggio per le case in distretti scolastici considerati buoni. Molti si arrabbieranno per questo. Per i genitori che rimangono, c’è il grosso problema di cosa fare con i bambini durante il giorno.
Non dovendo finanziare l’istruzione pubblica tramite tasse, ci saranno i soldi extra per pagare per le rette, ma il loro patrimonio familiare è diminuito (anche senza la Fed), il che è un problema serio quando si tratta di dover tirare fuori soldi per pagare la scuola. Ci sarà, naturalmente, isteria diffusa per riguardo i poveri, che si troveranno senza scelte scolastiche diverse dall’homeschooling.
Ora, tutto ciò che sembra abbastanza catastrofico, non è vero? Infatti. Ma è solo la prima fase. Se possiamo in qualche modo passare alla fase due, qualcosa di completamente diverso emergerà. Le scuole private esistenti saranno completamente occupate e ci sarà un disperato bisogno di costruirne di nuove. Gli imprenditori si fionderanno rapidamente sul luogo per fornire il servizio scolastico in competizione con quelle esistenti. Le chiese e altri istituti civici raccoglieranno soldi per finanziare l’istruzione.
In un primo momento, le nuove scuole saranno modellate sullo stampo della scuola pubblica. I bambini saranno qui dalle 8 fino alle 4 o alle 5 e tutte le classi saranno coperte. Ma in breve tempo, nuove alternative appariranno. Ci saranno scuole con classi di mezza giornata. Ci saranno grandi scuole, medie e piccole. Alcune avranno 40 bambini per classe e altre 4 o anche solo uno. Le lezioni private vivranno un boom. Scuole confessionali di tutti i tipi appariranno. Micro-scuole verranno aperte per servire gli interessi di nicchia: la scienza, gli studi classici, musica, teatro, informatica, agricoltura, ecc. Ci saranno scuole solo maschili o femminili. Sarà il mercato a decidere se lo sport debba e essere parte integrante della scuola o qualcosa di completamente indipendente..
E non ci saranno le “elementari, le medie e le superiori “come unico modello. Le classi non saranno necessariamente raggruppate in base all’età. Alcune divisioni si baseranno anche sulla capacità e sul livello di avanzamento. Le rette varieranno molto, da quelle gratuite a quelle costosissime. La cosa fondamentale è che il cliente sia sovrano.
I servizi di trasporto arriverebbero per sostituire la vecchia rete di scuola-bus. La gente sarebbe in grado di fare soldi con l’acquisto di furgoni e fornendo i mezzi di trasporto. In tutti i settori legati alla formazione, ci sarebbero abbondanti opportunità di profitto.
In breve, il mercato per l’istruzione opererebbe come qualsiasi altro mercato. Come i negozi di generi alimentari per esempio. Dove c’è domanda, e ovviamente la gente domanda istruzione per i loro figli, vi sarà l’offerta. Ci sono negozi di alimentari grandi, piccoli, i discount, quelli premium e negozi di generi alimentari on the run. Ciò che vale per tutti gli altri beni ,varrebbe pure per l’istruzione. Anche in questo caso, il cliente è sovrano. Alla fine, ciò che potrà emergere non è del tutto prevedibile – il mercato non è mai prevedibile- ma qualsiasi cosa succeda sarà in accordo con i desideri del pubblico.
Dopo questa fase due, questa città sarebbe una delle più ambite del paese. Le opzioni scolastiche sarebbero illimitate. Sarebbe fonte di enormi progressi, e un modello per la nazione. Potrebbe spingere l’intero paese a ripensare l’istruzione. E poi quelli che si erano trasferiti potrebbero tornare per godere delle migliori scuole del paese a metà prezzo rispetto alle scuole pubbliche, e quelli senza figli in casa non dovrebbero pagare un centesimo per l’istruzione. Attraente no?
Quindi, quale città sarà la prima a provare a indicarci la strada?
Articolo di Lew Rockwell su Mises.org
*Link all’originale: http://vonmises.it/2012/08/20/e-se-la-scuola-pubblica-venisse-abolita/
Traduzione di Loris Cottoni
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[…] Movimento Libertario Press Release […]
Ho flaggato un like, ma l’articolo ne meriterebbe moltissimi.
Costituzione della Repubblica Italiana:
ART. 33.
L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento (fin qui, tutto bene)
La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi (e qui cominciano i problemi…)
ART. 34.
La scuola è aperta a tutti (fin qui tutto bene)
L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita (e qui siamo alla follia: gratuita non è la scuola pagata dal popolo bue, ma la scuola in cui professori e bidelli non prendono stipendio e libri aule e computer si creano miracolosamente della nulla)
Anche solo il rischio che tanta, troppa gente apra gli occhi è assolutamente intollerabile.
il cane è una bestia semplice, come i dipendenti pubblici: non si toglieranno mai l’osso di bocca da soli. E poi perché mai farlo? per essere buoni con quei concittadini dai quali sono intimamente e profondamente odiati?
Sanno bene, burocrati e dipendenti pubblici, che chi paga le tasse li vorrebbe come il loro amato massimo esempio statalista e consorte (mussolini e petacci): appiccati, impalati, bastonati, calpestati….maledetti parassiti infami che non sono altro.
Il più gravato dall’ipotesi sarei io. La bottiglia di spumante che mi sono ripromesso di acquistare in caso di abolizione dell’istruzione pubblica, ho visto che ha un prezzo di listino assai pesante per le mie tasche. Ma ogni promessa è debito. Quanto alla domanda “quale città sarà la prima…”, la risposta è semplice: nessuna. Per un po’ sarò costretto a mantenere intatti i miei risparmi. Forza keynesiani: se sarete voi a privatizzare la scuola (figuriamoci, e quando?), la bottiglia che acquisterò sarà un rilancio per l’economia dei consumi.
Non confondere un Krug con un krugman all’atto dell’acquisto.