di MAURO GARGAGLIONE
E’ noto che la spesa pubblica cresce ininterrottamente ed è altresì noto che molta parte di questa spesa riguarda una mole mostruosa di denaro sperperato oppure vere e proprie malversazioni e furto di soldi dei contribuenti. Detto questo siamo (quasi) tutti d’accordo che la spesa pubblica debba essere ridotta. Perchè non ci riesce di farlo? Per un motivo secondo me molto grave.
Mentre tutti sono in grado di distinguere un furto o uno spreco di pubblico denaro, specie se lo vedono a Striscia la Notizia, troppo pochi, anche tra i sedicenti liberali, si sono mai resi conto di di un’espressione equivalente a: “bisogna ridurre la spesa pubblica”, vale a dire: “bisogna ridurre la quantità di quattrini che alimenta la spesa pubblica”.
Non è necessario ridurre la spesa pubblica per combattere il crimine e l’irresponsabilità delle caste al potere, bisogna ridurre il prelievo (io lo ridurrei a zero o poco più) a coloro i quali sono OBBLIGATI ad alimentare queste pratiche, cioè i contribuenti. Se affrontiamo il problema dalla parte dell’effetto invece che dalla causa che cosa otteniamo? Un’inutile lista di spese da ridurre o eliminare, detta appunto “spending review” che, Cottarelli docet, ha solo sortito l’effetto di far indignare un sacco di gente (tra cui in prima fila i libbberali), che assai scioccamente si arrabbiano per la considerazione che il potere ha riservato a questa lista di raccomandazioni. Nessuna considerazione, anzi l’hanno pure secretata.
Suggerisco di non usare più il termine “ridurre la spesa pubblica”, è un’espressione completamente priva di utilità pratica.
Perchè, se io faccio parte della nomenclatura statale, dovrei ridurre le spese fatte con i soldi degli altri? I soldi non sudati si possono spendere più allegramente!! Non che chi li suda non li sperpera mai, può anche farlo, ma ne subisce le conseguenze e quindi diminuiscono le probabilità che li sperperi.
Nel primo caso c’è anche un problema etico di giustizia: il furto.
Quest’ultimo freno potrebbe inibire lo sperpero statale, ma sortisce ben poco, perchè i vantaggi notevoli del denaro non lavorato obnubila la coscienza a lungo andare.
Un’altra considerazione potrebbe fare lo sperperone statale: a non mettere e a levare potrebbe seccare anche il mare dei contribuenti.
C’è anche il problema della conoscenza circa gli investimenti, che gli esperti statali e consulenti non hanno, ma su questo rimandiamo alla Scuola Austriaca.
E infatti non la usano.
Ora parlano di razionalizzazione della spesa pubblica.