di RON PAUL
La privacy è l’essenza della libertà. Senza di essa i diritti individuali non possono esistere. La privacy e la proprietà sono collegate tra loro. Se entrambe fossero protette, poco altro bisognerebbe dire sulle altre libertà civili.
Se una casa, una chiesa o un ufficio è un castello, e la privacy di una persona, di un giornale e degli affetti sono rigidamente protetti, tutti i diritti desiderati in una società libera saranno garantiti.
Di conseguenza la protezione del diritto alla privacy e alla proprietà offrono garanzie alle istituzioni religiose, all’esperienza giornalistica e politica, così come una moneta solida la offre ad un’economia di libero mercato. Ogni volta che un atteggiamento negligente emerge rispetto alla privacy, tutti gli altri diritti sono compromessi.
Oggi vediamo un attacco sistematico e pervasivo alla privacy dei cittadini americani, il quale mina il principio della proprietà privata. Capire perché l’attacco alla privacy è in rapida espansione, e riconoscere la necessità di invertire questa tendenza in atto, sono fattori indispensabili se la nostra Repubblica vuole sopravvivere.
L’attacco alla vita privata è un caposaldo del puritanesimo del New England ………………………. “in quella casa hanno le tende alle finestre, quindi significa che lì dentro si fanno delle cose sporche”.
Non stupisce il fatto che questa mentalità sia stata travasata nel congresso americano, soprattutto di parte democratica.
Per me l’attentato a San Bernardino è una false flag di ispirazione neocon. I familiari di questa “vittima” solo attori di serie B.
https://www.youtube.com/watch?v=uHLg8LfIkm4
Non so, ma mi pare che Ron Paul cada dal pero. Credevo che la privacy fosse una peculiarità della GB, ma degli Usa mica poi tanto.
In particolare in campo fiscale gli occhiuti funzionari Usa hanno sempre
avuto accesso ai c/c di ogni loro suddito; nel film “Il delitto perfetto” (1954)
il mandante rassicura il killer che lo pagherà con soldi già accumulati nel corso di anni per non insospettire la polizia con prelievi di contante.
Il contribuente americano (persona fisica) poi è uno dei pochi costretto a pagare le tasse in base alla cittadinanza, cioè non è mai potuto fuggire in nessun tax heaven e le aliquote fiscali sono diventate ragionevoli dagli anni 80 con Reagan, ma prima erano altissime.
Il fatto che oggi ci sia una recrudescenza di leggi liberticide è verissimo,
ma pure ieri stavano bene (si pensi anche alla cessione forzosa di tutto l’oro detenuto al prezzo imposto da Roosevelt: manco il duce in guerra arrivò a tanto, si limitò a chiedere le fedi).
Non so se e come si sia risolta la controversia tra il governo americano e la Apple sulla questione dell’iPhone del killer di San Bernardino. Pare che anche WhatsApp abbia avuto una richiesta analoga, per un’indagine su traffico di droga.
Se il sistema, come pare nel caso di WhatsApp, non consente di decifrare alcunché, amen.
Se invece lo consente, come forse è nel caso Apple, allora occorre chiedersi: chi è il proprietario dei dati? Apple o anche il cliente interessato? E’ lecita l’ESPROPRIAZIONE di un particolare dato in nome della sicurezza?
Purtroppo, se ben ricordo, la richiesta del governo americano era un sistema per poter decifrare i dati DI QUALSIASI UTENTE iPhone avesse ritenuto necessario, senza necessità della collaborazione di Apple ; e francamente la richiesta mi sembra assurda. Se invece il governo americano avesse chiesto di crackare SOLO l’iPhone dell’attentatore, potrebbe porsi il problema. Ma, alla fine, per me la decisione finale tocca sempre AL PROPRIETARIO dei dati, che ovviamente metterà legittimamente in conto l’opportunità aziendale del suo comportamento.
Chissà cosa direbbe il buon Ron Paul se venisse in Italie e si sentisse chiedere da un (per carità, rispettabilissimo) impiegatuccio di banca: Perché prelevate questi soldi? Da dove provengono questi soldi che versate?