di MAURO GARGAGLIONE
Anche molti animali operano altruisticamente ma non lo fanno nel nome di un bene morale superiore o di un’elevazione spirituale. Adottano ciò che viene definito “altruismo (o cooperazione) evolutivo/a. Vengono cioè adottati tutti quei comportamenti che assicurano una migliore sopravvivenza del gruppo, del branco, della specie.
L’uomo non è immune da questo concetto, la caccia cooperativa risultava più proficua della caccia individuale perchè il bottino era più abbondante e i grandi animali facevano meno paura se affrontati in gruppo, quindi la cooperazione e la divisione dei ruoli ha consentito la continuazione della specie homo sapiens.
Noi però sappiamo che la cooperazione e la divisione del lavoro non hanno risolto il problema dei parassiti (free riders), tantomeno quello dei soggetti aggressivi che cercheranno sempre di appropriarsi, gli uni con l’inganno, gli altri con la violenza, del bottino portato al villaggio dai cacciatori dopo tanto rischio e fatica.
Però è un fatto che se nell’essere umano dominasse lo spirito aggressivo su quello cooperativo, ci saremmo estinti da tempo perchè ciascuno avrebbe cacciato di nascosto e si sarebbe guardato dal prossimo. Ma abbiamo visto che la caccia in solitaria non consente la sopravvivenza del gruppo a causa dell’esiguità del risultato.
La società umana quindi ha avuto bisogno di darsi delle regole che proteggessero la cooperazione e i frutti dell’onesto lavoro, e che cercassero di far fronte al meglio alle aggressioni violente e al parassitismo, pulsioni che indubbiamente albergano nell’animo di molti soggetti.
La creazione di regole di convivenza, prima nello stesso gruppo, poi con altri gruppi, man mano che il numero di esseri umani aumentava ed essi venivano in contatto molto più frequentemente, è ampiamente precedente alla istituzione dello Stato di concezione assolutistica (il voto democratico è solo una patetica foglia di fico) sotto le cui regole siamo obbligati a vivere.
Nella società umana per millenni non c’è stato posto per organizzazioni sociali che avessero elevato i parassiti e i violenti a casta dominante. In effetti la storia del genere umano, da quando esistono documenti scritti, è stata un’eterna lotta tra produttori e parassiti violenti. Perchè alla fine anche i parassiti si organizzano e si fanno difendere da soggetti violenti. E questo, almeno dal mio punto di vista, li rende anche più responsabili dei violenti armati, e molto spesso in divisa, da cui si fanno difendere.
Mi pare che la lotta tra produttori e parassiti non sia mai stata così palese come oggi dove le classi politiche e le èlitès finanziarie hanno così tanto potere nei confronti dei produttori di ricchezza e di benessere.
Del resto, pur nella grande melassa egualitaria degli Stati moderni, basta notare che, laddove esiste uno Stato che fa qualche piccolo passetto indietro, come in Irlanda, in Svizzera o in Cile, gli indici di benessere e ricchezza pro capite schizzano verso l’alto.
Purtroppo il mondo è pieno di utopisti dell’uguaglianza totale, tutti inevitabilmente devoti a mamma-Stato. Lo scopo non è un’impossibile società di uguali, ma una possibile società di persone con uguali opportunità. Se non si crea ricchezza, l’unica cosa che si distribuisce è la povertà. Se qualcuno pensa sia possibile essere un benestante schiavo dello Stato è un illuso, utile idiota di chi a nome dello Stato esercita il suo potere. Per quel che mi riguarda, messo alle strette, meglio morire libero che vivere come schiavo!
Ma nooo! In Irlanda, Svizzera e Cile sono ricchi solo i ricchi! Lì, come è noto, la classe operaia muore di fame per colpa di quel libbbbberismo selvagggggio che ha causato la crisi dell’euro, della Grecia e dell’Itaaaaaggggllllia. Mentre invece Madagascar, Venezuela, Bielorussia, Cuba e Corea del Nord sono i soli esempi da imitare e da perfezzzzionare. Magari con benedizione apostolica in salsa laterano – argentina.