DI MAURO GARGAGLIONE
Chi conclude che i poveri esistono per colpa dei ricchi è un fesso col botto, perchè basta levarsi le fette di salame dagli occhi per vedere che le grandi concentrazioni di poveri vivono nei paesi dove ci sono piccole concentrazioni di ricchi.
Bisogna incoraggiare la gente a fare “il grano” (senza aggredire o imbrogliare il prossimo) e lasciar libero, chi lo sa fare, di creare impresa e dare lavoro senza interferire nel processo, solo sorvegliando che non vengano commesse aggressioni alla legittima proprietà, prima fra tutte quella del denaro legittimamente guadagnato e posseduto. Purtroppo ciò è il primo bersaglio della rapina fiscale ad opera degli Stati, specie quelli più grandi e centralizzati.
Chi si indigna per la Nike che fa assemblare le sue scarpe ai bambini del Bangladesh per 12 ore al giorno deve capire che quei bambini non sono stati strappati alla scuola materna, alle maestre e ai giochi di gruppo all’asilo, ma all’inferno della vita nei campi a coltivare pietraie che non riescono a sfamare nessuno. Milioni di bambini che lavorano per i cattivoni capitalisti sono l’unico sostegno per altrettante famiglie poverissime che avrebbero a stento da mangiare. Non c’è nessuna motivazione logica e morale ad incolparsi per dare lavoro all’estero.
Volevo scriverlo come commento ai commenti del pezzo di Fabio Scacciavillani sul Fatto, ma non me l’hanno accettato. Troppo turboliberista evidentemente …”.
È ovvio che politiche pazzesche e vessatorie porteranno ad un impoverimento generale. Ciò che non è ovvio invece è che la libertà da sola non sia sufficiente a spiegare la ricchezza. Bisogna sapere sfruttare il capitale, non basta solo averlo.
La discussione pare si sia impigliata sul nesso tra intelligenza e ricchezza e sul nesso tra ricchezza e sfruttamento. Restiamo sulla questione del far soldi. Magari non sarà bello e neppure giusto, ma il capitale andrà sempre dove è meglio remunerato e se ne frega di tutte le leggi su salario minimo, orario di lavoro etc. etc. Possiamo solo retoricamente chiederci: uno stato con una tassazione insostenibile, una legislazione complicata, una burocrazia inefficiente e dai comportamenti arbitrari peggiora o migliorano la situazione? Potremmo anche cercare di convincere le pubbliche autorità del Bangladesh a non consentire che lo sfruttamento continui. E sarebbe più facile che convincere i nostri governanti ad abbassare la tassazione.
Intelligenza e conoscenza sono due cose diverse.
I test intellettivi non si focalizzano sulla conoscenza.
http://it.iq-test.cc/
L’intelligenza facilita l’apprendimento.
Il neurochirurgo non è più intelligente dello spazzino.
Il neurochirurgo medio è certamente più intelligente dello spazzino medio.
https://static.iq-research.info/20150809/img/iq_by_country.png
La Corea del Nord è l’eccezione che conferma la regola. Contro il marxismo duro e puro non c’è intelligenza che tenga.
Continuo a ritenere non convincente l’idea che nelle società industriali l’intelligenza venga premiata.
In linea di massima è così. Non potrebbe essere altrimenti. Sono pochi quelli capaci di fare il neurochirurgo, ma ogni neurochirurgo potrebbe fare lo spazzino. Non vuol che dire che tra gli spazzini non ci siano anche neurochirughi mancati (nepotismi, favoritismi, corruzione, ostacoli burocratici, sfavorevoli circostanze personali, ecc.).
In quanto all’ereditarietà dell’intelligenza (“g”), si veda p. 44.:
https://veraopposizione.files.wordpress.com/2012/02/race_evlution_and_behaviour_totale_traduzione_in_italiano.pdf
E ci mancherebbe che si dessero valutazioni morali! Ma non è questo il punto: vorrei solo capire se la ricchezza è una conseguenza della propria intelligenza, meglio, vorrei comprendere se Pedante sostenga questa ipotesi piuttosto urticante, che ha come corollario l’affermazione di una minore intelligenza presso i poveri.
L’ho detto solo per schivare un’accusa di “supremazia bianca” o qualcosa del genere.
Va da sé che dietro la povertà non ci sono solo fattori individuali biologicamente determinati. Ma nelle società industrializzate l’intelligenza è premiata, e sì, i poveri sono mediamente meno intelligenti.
Da parecchi decenni il QI medio è in calo (fattori socioculturali disgenici) e il futuro ne risentirà.
https://www.youtube.com/watch?v=TVfZ-yAcdK0
Per Pedante
Quindi, ammesso che gli africani siano meno intelligenti degli europei(secondo parametri e statistiche europei), ne dovremmo arguire che gli africani sono poveri perchè meno intelligenti?
Parametri e statistiche neutri (n.b.: i popoli dell’Asia settentrionale vantano un QI superiore rispetto ai caucasici). E sì, la correlazione tra QI e benessere economico è statisticamente molto forte, il che non è un giudizio morale. Essere intelligenti non significa essere buoni o felici, e solo un fatto empirico.
Gli africani hanno cervelli più piccoli rispetto ai bianchi i quali a loro volta hanno cervelli più piccoli rispetto ai mongolici nord-est asiatici.
Comunque, i bambini che lavorano da schiavi in bangladesh, non lavorano da schiavi per i capitalisti, lavorano da schiavi per i viziatissimi occidentali che redistribuendo il reddito dei loro capitalisti godono dei frutti di quel lavoro senza fare un cazzo o peggio facendo solo regole, multe, more, sanzioni e burocrazia. Se c’e’, e’ concorso di colpa.
E’ troppo facile dare sempre la colpa agli altri.
Non è certo colpa degli occidentali se altri popoli hanno un QI più basso (i ghaniani) o uno più alto (i koreani:106).
I risultati economici di un paese non rispecchiano che le capacità del popolo che ci abita. QI medio italiano:103. QI media ghaniano: 62. Ovviamente commenti di questo tipo oltrepassano ogni limite di decenza e non si trovano sui giornali.
http://www.rlynn.co.uk/uploads/pdfs/Intelligence%20and%20the%20Wealth%20and%20Poverty%20of%20Nations.pdf
“e non si trovano sui giornali”
Rassicurati, non ci manca molto che vengano superati anche gli ultimi limiti di decenza e che nei giornali non troverai scritto altro.
Fra l’altro, a guardare su google, Scacciavillani e’ uno dei turboliberisti di noisefromamerika e di mestiere gestisce fondi di investimento in Oman… da che pulpito…
Il Fatto Quotidiano è nato per aumentare lo spessore delle fette di salame. Ha avuto anche un …Travaglio leggero. E’ il classico foglio che vuole far credere che la notizia sia sparita dagli altri quotidiani mentre al suo interno sarebbe rimasta. I suoi lettori affezionati hanno già sostituito il salame con la più erta porchetta.