DI MAURO GARGAGLIONE
Vorrei sfatare il mito della coesistenza tra lo Stato fornitore di servizi e fornitori privati dei medesimi servizi con i consumatori che possono scegliere liberamente dove acquistarli. E’ un non senso concettuale ed economico.
Se lo Stato giocasse alle regole della libera competizione economica, esso dovrebbe erogare servizi a prezzi determinati dalla dinamica della domanda/offerta e adattare i suoi costi per andarci almeno in pari (per chi considera lo Stato come l’archetipo dell’organizzazione senza scopo di lucro).
Naturalmente se lo facesse smetterebbe di essere, perlomeno limitatamente allo specifico mercato di quegli specifici servizi, un fornitore pubblico ma dovrebbe agire da fornitore privato. Dovrebbe farlo perchè il consumatore privato, libero di scegliere, sceglierà il fornitore che gli garantisce il miglior rapporto prezzo/soddisfazione (del suo bisogno).
Lo Stato che “compete” coi privati non è più Stato e per non perdere la sua intrinseca essenza e continuare a rimanere tale, deve necessariamente sottrarsi alla regole del mercato competitivo e avvalersi della coercizione fiscale per ripianare i costi troppo alti e uscire sul mercato con prezzi competitivi. Il fatto è che il consumatore sarebbe ingannato perchè vede immediatamente ciò che gli esce dal portafoglio per comprare a “buon prezzo” dal fornitore pubblico ma tende a dimenticarsi il prezzo aggiuntivo, salatissimo, che paga in termini di tassazione, diretta e indiretta.
Lo Stato dovrebbe semplicemente “aprire” ai privati l’ingresso in tutte quelle materie in cui è il fornitore esclusivo, o in posizione dominante in forza di sue stesse leggi, scuola, sanità, energia, trasporti, persino ordine pubblico, e verificare se, i fornitori privati che dovessero essere interessati a quei settori, sapranno rispondere alle esigenze dei cittadini in termini di prezzo/qualità del servizio, con l’obiettivo, in caso di esito positivo, di uscire progressivamente dal mercato.
Naturalmente l’apertura ai privati di cui parlo dovrebbe essere accompagnata da una notevolissima falciatura del gettito fiscale introducendo, ad esempio, una flat tax che ristabilisca il principio di proporzionalità e mandi in soffitta quello di progressività, benedetto dalla nostra costituzione. A proposito di referendum costituzionale a cui sarei stato interessato a partecipare invece di questa stupidata sul CNEL e su qualche senatore in meno.