Il Brasile è in quella che è considerata la sua peggiore crisi economica degli ultimi 70 anni, e di solito non c’è un accordo quando si tratta delle cause di questa situazione. La ex presidente Rousseff e il Partito dei Lavoratori hanno detto che era il corollario della “crisi internazionale”, un fantasma della depressione del 2008 creato nelle loro menti.
La realtà è tuttavia diversa. Dal momento che l’ex presidente Lula Da Silva del Partito dei Lavoratori è entrato in carica nel 2003, il governo si è aggrappato al tipico progetto keynesiano della crescita attraverso la spesa di governo. I tassi di interesse sono stati abbassati costantemente, l’importo dei prestiti è cresciuto a un livello senza precedenti, il risparmio pro capite è sceso, e la spesa pubblica ha continuato a crescere.
Per i sostenitori dell’intervento statale l’economia del Paese era il paradiso in Terra. Non dovrebbe sorprende che Paul Krugman, il difensore del Quantitative Easing americano, ha detto che il Brasile non è un Paese vulnerabile. Tuttavia, tali politiche così fortemente difese da alcuni economisti e burocrati hanno portato il Paese verso la terribile situazione in cui ora si trova….