In Economia

di REDAZIONE

[yframe url=’https://www.youtube.com/watch?v=oXFeb5j23Hg’]

“Ludwig von Mises e il nostro tempo”: è questo il titolo della lectio magistralis con la quale il Professor Lorenzo Infantino apre l’ottava edizione della Scuola di Liberalismo di Catanzaro. L’argomento non è stato scelto a caso. Anticipa di qualche mese l’uscita di una nuova edizione italiana de L’azione umana, la grande opera pubblicata nel 1949 da Mises negli Stati Uniti.
Ludwig von Mises è stato un prolifico maestro, sotto la cui guida si sono fra gli altri formati Friedrich von Hayek, Fritz Machlup e Gottfried Haberler (a Vienna) e Israel M. Kirzner,George Reisman, Murray Rothbard, Hans F. Sennholz, Louis Spadaro (a New York). Per più di mezzo secolo, egli è stato culturalmente il maggiore difensore della libertà individuale di scelta. Non è stato perciò solamente un tecnico dell’economia, ma uno studioso capace di individuare le condizioni gnoseologiche, giuridiche e politiche che rendono possibile o impossibile la società libera. A Mises è toccato vivere contro il proprio tempo.

Ha dovuto affermare le ragioni della libertà in un contesto storico-sociale in cui le correnti ideologiche dominanti hanno portato al comunismo, al nazismo e all’aggressione dello Stato di diritto tramite un diffuso interventismo politico. Mises ha avuto sempre chiara l’idea che la cooperazione sociale può svolgersi in forma volontaria o in forma coercitiva. Anche se promettono il contrario, i programmi politici che impongono la cooperazione coercitiva sopprimono la libertà individuale di scelta. Il potere totale non produce la libertà totale, perché coincide con il dominio totale. Il totalitarismo comunista si basa sul monopolio della conoscenza e su quello delle risorse. E parimenti avviene sotto il nazismo. In questo caso, non c’è la formale abolizione della proprietà privata. Ma essa viene di fatto soppressa. È infatti lo Stato a determinare ciò che si deve produrre e quel che si deve consumare, a stabilire i prezzi, i saggi salariali e i tassi d’interesse. Il che non solo impedisce la libertà individuale di scelta. Conduce anche, non diversamente dall’economia pianificata, alla più completa inefficienza: perché il regime competitivo, reso possibile dal mercato, viene sostituito dalle decisioni dell’apparato pubblico.
La società libera viene inoltre aggredita dall’interventismo politico, che viene giustificato con l’idea che ci possa essere un sistema economico “terzo” rispetto all’economia di mercato e a quella pianificata (in forma sovietica o tedesca). Ma non esiste una “terza via”. Se lo Stato interviene nel rispetto delle regole del mercato, la sua attività non è diversa da quella svolta dai privati. Se lo Stato interviene violando le regole del mercato, ciò non significa che siamo in presenza di un sistema economico “misto”. Accade solamente che le perdite subite dalle attività poste in essere dalla mano pubblica devono essere sopportate dal settore privato. C’è una distruzione di risorse, che determina una caduta della produttività e del prodotto. E ne viene fuori un aumento del “tasso di sfruttamento” della stragrande maggioranza della popolazione da parte del ceto politico e dei gruppi da esso favoriti.

Il prof. Lorenzo Infantino presidente della Fondazione Hayek Italia, è titolare della cattedra di Filosofia delle Scienze Sociali nella Facoltà di Economia della LUISS Guido Carli di Roma. È stato visiting Professor presso la Oxford University, la New York University, la Universidad Rey Juan Carlos di Madrid. È autore di opere tradotte in inglese, spagnolo, russo. Fra esse, si ricordano: L’ordine senza piano (Roma, 1995, 1998, 2008), Ignoranza e libertà (Soveria Mannelli, 1999), Individualismo, mercato e storia delle idee (Soveria Mannelli, 2008), Potere. La dimensione politica dell’azione umana (Soveria Mannelli, 2013). È considerato, a livello internazionale, uno dei maggiori conoscitori della Scuola austriaca di economia. Presso la casa editrice Rubbettino, dirige la collana “Biblioteca Austriaca”, dove sono raccolte le maggiori opere di Carl Menger, Ludwig von Mises, Friedrich A. von Hayek.

Recent Posts
Showing 6 comments
  • Alessandro Colla

    Grazie al professor Infantino anche per aver opportunamente citato l’orwelliana neolingua. Recentemente un ex capuncolo democratico del quale non ricordo il nome (mi sembra Walter Cialtroni o roba del genere) se ne è uscito dicendo che la sinistra è “per forza” per il cambiamento. “Una sinistra che non vuole riformare è un ossimoro”. Ecco. Dimentichiamo pure il luddismo, l’avversione per la televisione a colori, la difesa a oltranza della scala mobile e via dicendo. Tra un po’ vedremo un redivivo cancelliere della Germania anni trenta che dirà: “Il nazismo è necessariamente filoebraico; nazismo antiebraista è un ossimoro”. La continua negazione dell’evidente è l’arma di ogni sinistra, da Sparta in poi. Con Marx e Lenin si era perfezionata; con questi di oggi si dimostra anche sfacciata.

  • Pedante

    “George risma, Murray Spadaro, Hans F. Sennolz, Louis Spadaro (a New York).”

    George Reisman, Murray Rothbard, Hans F. Sennholz…☺

  • Antonino Trunfio

    La politica a caccia di consenso ha come orizzonte temporale la data delle prossime elezioni. In Italia si vota ogni anno, ora per le regioni, ora per i comuni, ora per il parlamento. Pertanto le idee di von Mises non potranno mai affermarsi senza mettere in conto l’eliminazione dell’ostacolo rappresentato dalla violenza dello stato, dello statalismo e degli statalesi

  • riccardo rossi

    È possibile sapere per quale casa editrice?.

  • danilo

    Dunque uscirà fra pochi mesi l’azione umana a cura di infantino? Mi prenoto!

Start typing and press Enter to search